Il pomeriggio fu il più lungo della mia vita.
Dico sul serio, ogni minuto sembrava durare un anno.
Finalmente, sentii il motore dell'auto di Thomas borbottate sotto casa mia, andai velocemente in camera di Azrael, non trovandolo. Allora andai nel suo secondo posto preferito: la cucina, e lo trovai con una banana in mano.
"È arrivato T" dissi semplicemente "Muoviamoci"
"Ho appena sbucciato la banana" si giustificò.
Lo guardai, tentando di capire se avesse risposto seriamente o se stava scherzando. Purtroppo era serio più che mai.
"Buttala cazzo" risposi, scocciato "Oppure richiudila no?"
Lui mi guardò con gli occhi sbarrati "Si può davvero fare?!"
"Non credo idiota" lo insultai "Ma finisci questa fottuta banana e andiamocene"
Aspettai in piedi per un intero minuto, il tempo che ci mise Azrael per finire la sua stramaledetta banana, e a buttarla nel cestino.
"Bene" dissi "Possiamo andare ora?"
"Direi di sì" rispose "Sono sufficientemente sazio, grazie"
Scendemmo di volata fino al giardino, trovando Thomas e Micheal, scuri in volto, mentre ci fissavano.
Salimmo in macchina, entrambi sui sedili posteriori.
"Perché cazzo ci avete messo così tanto?!" ci attaccò Thomas.
"Scusa bello, qualcuno aveva una fame allucinante" dissi, tra i denti "Possiamo partire, per favore?"
Thomas scoccò un'occhiataccia ad Azrael, ma poi partì senza troppe storie.
"Come bisognerebbe vestirsi in questi casi?" chiese Micheal dopo poche decine di metri.
"Per far esplodere della cocaina?" risposi "Non saprei, non c'è scritto su Google?"
Nessuno rispose, e la considerai una benedizione.
"Siamo sicuri di quello che stiamo per fare?" chiese Azrael dopo qualche minuto.
Nessuno fiatò. E la cosa sembrò un po' strana.
"Sono tanti soldi capo" rispose Micheal.
Odiavo quando chiamava qualcuno "capo", senza nessun motivo, come se fosse uno slang da gangster o cazzate simili.
"Hai ragione capo" rispose mio fratello di rimando "Ma non voglio schizzare in aria per soldi"
Mi dava fastidio Azrael, e la cosa che mi dava più fastidio è che aveva fottutamente ragione.
Dopo qualche minuto di silenzio, arrivammo alla concessionaria. Le luci erano accese, e i faretti illuminavano le moto e le macchine in esposizione. A differenza della prima volta, scendemmo velocemente, tutti assieme, sbattendo le portiere. Entrammo nel negozio, senza sfondare nulla, e ci accolse un bel caldo confortante.
"Ma guarda chi c'è!" disse una voce dietro un vecchio fuoristrada malandato e pieno di ruggine.
Da dietro quella ferraglia emerse il figlio del vecchietto, con una sigaretta in bocca.
"Dov'è tuo padre?" chiese Thomas.
La domanda rimbalzò sulle pareti della concessionaria, facendomi rabbrividire, non avevo mai visto T così arrabbiato.
"Vi accompagno" disse il ragazzo.
Thomas fece un passo avanti, stringendo i denti.
"Non serve bello, basta dirci dove cazzo è tuo padre"
"Sembra ci sia un bel po' di tensione qui" sghignazzò il vecchio, comparendo da una porta di servizio "Immagino siate qua per il lavoretto"
"Esatto" dissi io "Cosa dobbiamo fare?"
Ci fece cenno di seguirlo, e ci fece entrare in quella porta di servizio. Ci condusse in una piccola stanza con le pareti bianche, tutto bianco.
Non c'era un punto della stanza, in cui non c'erano soldi.
Banconote arrotolate dappertutto, euro dovunque, sotto la scrivania, sopra i mobili, nei vasi.
Il vecchio ci fece cenno di sederci su delle poltrone di pelle in centro alla stanza. Calpestai accidentalmente una banconota da cinquanta euro, ma Riccardo sembrò non curarsene più di tanto.
"Bello vero?" domandò il vecchio "Frutto di anni di lavoro secondario, non c'è un centesimo che arrivi dalla concessionaria, quei soldi li usiamo per comprare altri soldi"
Thomas lo guardò con un sopracciglio alzato.
"In che senso?!" chiese poi.
"Vedi ragazzo" rispose lui "Non bisogna essere un laureato per capire come funzionano i soldi"
Sembrava una lezione di economia, e mi stavo quasi annoiando.
"Se prendi dei soldi e li spendi per mangiare in un ristorante, sei solo un'idiota" continuò il vecchio "Devi investire quello che hai per migliorare il tuo lavoro, e poi avrai i soldi per comprarti quel ristorante"
"È un bel discorso motivazionale" ribatté Azrael "Cosa cazzo dobbiamo fare adesso?"
"Sei impaziente vedo, alla tua età non mi fermavo mai" Riccardo lo fissò per un po' "Vi darò giusto qualche suggerimento e il materiale, poi dovrete tornare qua, vi pagherò dopo qualche giorno"
"Cosa ci dice che ci pagherai?" chiese Thomas.
"Voi siete in quattro, io sono da solo, se non conto quella gomma da masticare di mio figlio"
A T scappò un risolino.
Il vecchio si alzò lentamente dalla poltrona, raggiunse la scrivania, aprì il cassetto, e tirò fuori una scatola di fiammiferi e qualche bandana.
"In sostanza non c'è molto da fare, dovete coprirvi quelle brutte facce e dare fuoco al camion" disse il vecchio, distribuendoci le bandane colorate "Non dovete fare tanta strada, quei figli di puttana sono vicino allo sfasciacarrozze, prendete della benzina lì, e date fuoco a quello che potete, non fatevi vedere nemmeno per sogno, intesi?"
Guardai la mia bandana, verde, con qualche disegnino sopra, sembrava una croce, poi il vecchio lanciò la scatola di fiammiferi a mio fratello.
"Tu, Azrael giusto?" gli chiese "Sembri l'unico a saper usare un fiammifero, il compito sarà tuo"
Ci avrei scommesso.
Ci alzammo tutti assieme, il vecchio mi batté la mano sudicia sulla spalla, quasi alzandosi sulle punte per arrivarci.
"Andate pure" disse, un po' malinconico "Non mi deludete"
Nessuno voleva deluderlo, quindi aprimmo la porta.
E ci avviammo verso l'inferno.
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STRADA
General FictionSangue, violenza, amore e soldi. Sammael, Azrael, Micheal e Thomas: quattro ragazzi, una strada: quella della ricchezza. Violenza, tradimenti e un pizzico di comicità si intrecciano in questa storia.