Mi svegliai con un mal di testa incredibile, sembrava che il cervello mi stesse per uscire dal cranio.
Io ero disteso sul letto, Azrael per terra, sul freddo marmo, dopotutto gli avevo concesso di dormire in casa, ma addirittura dargli una coperta mi pareva esagerato.
Restai qualche minuto a fissare il soffitto, sperando che mi passasse l'emicrania, fino a quando il suono del campanello non ci fece sobbalzare entrambi, sia me che mio fratello.
Azrael sbatté le palpebre un po' di volte prima di mettermi a fuoco.
"Vai tu" mi disse
"No, vai tu"
"È casa tua, devi andare tu"
"Appunto perché è casa mia ti ordino di andare ad aprire"
Azrael sbuffò, ed il campanello trillò di nuovo, con più insistenza.
"Ma chi diavolo si attacca ad un pulsante alle..." si interruppe per un secondo per guardare l'ora sul suo orologio da polso "...alle due di pomeriggio"
"Aspetta, le due?!" chiesi, balzando in piedi e cercando i vestiti nell' armadio.
Mi misi la prima maglietta che trovai, e indossai i pantaloncini neri della sera prima, che mi ricordarono una cosa che mi fece gelare il sangue.
Concessionaria. Vecchio. Pistola.
Il mio cervello elaborò tutto questo in una frazione di secondo.
"Azrael" urlai, lanciandomi giù a tutta velocità "Non aprire quella cazzo di porta, non farlo"
Piombai in sala in un balzo, con il giusto tempismo per vedere mio fratello aprire la porta.
Vidi la scena a rallentatore, come nei film.
Azrael spalancò la porta, sulla soglia c'era una ragazza molto carina, con i capelli corvini.
Appena vide Azrael sbarrò gli occhi, come se avesse visto un fantasma, lanciò uno strillo, e tirò un cazzotto a mio fratello.
Già, un cazzotto.
Vidi mio fratello perdere l'equilibrio ed inciampare all'indietro, ma almeno non si staccò nessun dente.
"Hey, calma" dissi alla ragazzina, che poteva avere qualche anno in meno di me "Non so chi tu sia, ma sicuramente hai un bel destro"
Mi abbassai su Azrael e lo tirai su con la mano.
Tirai un sospiro di sollievo, almeno non gli avevano sparato.
Il mio sollievo durò poco, dato che la ragazza mi planò addosso, iniziando ad insultarmi con parole senza senso ed a tirarmi piccoli pugni sul petto, dato che era il punto del mio corpo più alto dove riusciva ad arrivare.
"Tu, stupid idiot, come ti sei permesso di non chiamarmi?! You jerk piece of shit!" Urlò tra un pugno e l'altro.
Metà parole da lei pronunciate erano in un perfetto inglese, e di sicuro non erano quelle migliori.
Poi, quando riuscii a togliermela di dosso e ad allontanarla, dietro di lei si stagliò una figura con due valigie in mano.
Mia madre.
Con i capelli biondi e la faccia stanca di una persona che ha appena fatto dodici ore di volo ininterrotto.
Collegai il tutto in un secondo, riacciuffai Rachel prendendola per il polso, e me la tirai al petto, stritolandola in un caloroso abbraccio, forse un po' troppo, per il mio solito freddo carattere.
"Oh certo, ora mi abbracci, idiota, non potevi farti sentire prima?!"
"Mi dispiace" fu l'unica cosa che fui in grado di dire.
Poi toccò a mia madre, che mi strinse a lei come quando avevo dieci anni, sussurrandomi all'orecchio mille smancerie, decisamente un carattere diverso da mia sorella.
Poi gli occhi di tutti caddero su Azrael, che si era appoggiato al corrimano della scala.
"Hello" disse lui, per rimanere in tema.
Nessuno rise, Rachel rimase immobile, un po' perché stava vedendo i suoi due fratelli dopo parecchio tempo, un po' perché li stava vedendo assieme.
Mia madre mi mollò, e andò ad abbracciare mio fratello, con un po' meno impeto.
Azrael ricambiò con delle piccole pacche sulla spalla, come se dovesse consolare nostra mamma.
"Non vi aspettavamo così presto!" disse lui.
"A dire il vero, me lo ha detto ieri" lo corressi "Ti ricordi vero?"
"Ma certo!" mentì lui.
"Beh" disse mia madre "Avete già mangiato, giusto?"
"A dire il vero no" mi precedette Azrael "Ma non ne abbiamo bisogno, io non ho fame"
"Nemmeno io" dissi, ed era la verità
"Che ne dite se questa sera facciamo una bella cena di famiglia?" propose mia madre "Sammael ed Rachel possono andare a comprare il necessario, mentre io e Azrael possiamo mettere a posto le valigie nella camera degli ospiti, se non ci sei già tu, Azrael?"
"Nessun problema" rispose io fratello "Diciamo che mi sono arrangiato durante il mio soggiorno qui"
"Perfetto" concordò nostra madre "Almeno avremo un'occasione per parlare di alcune cose"
Azrael annuii, ed io e Rachel uscimmo di casa, per incamminarci nel paese e far compere.
"Ho sperato parecchio che un giorno tu mi portasti a far shopping" disse mia sorella dopo un po' "Forse non questo tipo di compere, ma è già qualcosa"
"Un giorno ti porterò in tutti i negozi di Los Angeles con una Ferrari, te lo giuro" dissi ridendo.
"Una promessa va mantenuta" rispose, sorridendo.
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STRADA
General FictionSangue, violenza, amore e soldi. Sammael, Azrael, Micheal e Thomas: quattro ragazzi, una strada: quella della ricchezza. Violenza, tradimenti e un pizzico di comicità si intrecciano in questa storia.