XXXIV

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"Quindi dobbiamo solo entrare in quella topaia e raccontare una stronzata colossale ad uno sgherro di una delle più potenti gang di Spagna" disse Micheal "Sembra divertente"
"Lo sarà,  se non ci spara un colpo il mezzo agli occhi" ribattei.
"Non succederà, se non fate cazzate" disse Artemis.
Eravamo tutti nel mio salotto, io, Micheal, le ragazze e Thomas, anche se in quel momento era in bagno. Benedicto aveva avvertito Artemis, tra meno di un'ora sarebbe arrivato con una sorta di autista privato in un motel a pochi chilometri da casa mia.
"Quindi vi ficcate lì dentro e cercate di reperire informazioni su Azrael?" chiese Eileen.
"É quello che proveranno a fare" disse T, appena uscito dal bagno "Ci riusciranno i nostri prodi?"
"Ammazzati" disse Micheal "Se vogliamo essere lì in tempo, dobbiamo partire adesso"
Salimmo tutti assieme sulla macchina di Thomas: io, Micheal ed Eileen occupammo i sedili posteriori, stretti come ingranaggi.
Dopo nemmeno un chilometro, Micheal pretese di mettere un po' di musica sul suo stupido telefono, e così scoppio letteralmente una guerra, finché nessuno mise la musica, Artemis sbraitò di chiudere la bocca, e nessuno fiatò per il resto del viaggio. Arrivammo al motel in poco più di mezz'ora e Thomas si propose per accompagnare me e Micheal nel motel, chiamammo il telefono di Eileen, in modo da restare in contatto e per far sentire a lei ed Artemis tutto ciò che Benedicto diceva.
Giunti alla reception, dietro al bancone c'era una vecchietta, probabilmente più vecchia del motel stesso.
"Salve" esordì T "Dobbiamo incontrare un uomo, dovrebbe avere la stanza 46"
"E perchesiete ancora qua?" rispose acida la vecchia "Sesto piano, terza stanza a destra"
"Cristo santo" imprecó Micheal "Non c'è un ascensore?"
La vecchietta puntò un dito affusolato contro l'angolo della sala, dove c'era un ascensore ancora più vecchio e malandato.
Salimmo sul macchinario e le porte si chiusero cigolando, dopo, con uno sbalzo da far ghiacciare il sangue, salì lentamente.
"Questa merda é troppo piccola per tre, sono claustrofobico" disse Micheal.
"Cosa cazzo se?" chiesi io.
"É una fobia" buttò lí Thomas "Ha paura di Santa Claus o qualche stronzata simile"
"Ma che cazzo?!"
"Hai già fatto la letterina Micheal?" scherzai io.
"OH OH OH, buon Natale" continuò Thomas.
Iniziammo a fare i cretini per davvero, non ricordandoci che le ragazze sentivano tutto. Ripensando a quei momenti mi si stringe lo stomaco, poco dopo, saremmo cambiati per sempre, tutti quanti.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora