XIV

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Restai per un instante immobile, mentre Eileen rientrava in casa, per metabolizzare ciò che era appena successo.

Dopo qualche istante riuscii a convincermi che era davvero accaduto.

Uscii dal piccolo cortile di cemento trotterellando come un idiota, e mi avviai a casa mezzo intontito, un po' per l'accaduto, un po' perché era mattina.

Appena arrivai a casa, andai in sala per parlare con mio fratello riguardo al vecchio della concessionaria, ma non lo trovai, sta ancora dormendo, dopotutto erano "solo" le undici di mattina.

Decisi di cercare Rachel, visto che non trovavo nemmeno mia madre, probabilmente era andata a fare delle commissioni.

Capii dai rumori che mia sorella era in bagno, ma non mi aveva sentito arrivare. Anche perché non mi aveva nemmeno salutato, e da dietro la porta del bagno non si sentiva nulla, se non qualche parola biascicata al telefono.

Non capivo nulla si inglese ma I love you soo much era alla mia portata.

Appena Rachel uscì dal bagno io ero lì di fronte ad attenderla, con un ghigno stampato in faccia.

Rimase a fissarmi a bocca aperta per un po', poi mi guardò minacciosa.

"Hai sentito qualcosa?" mi chiese.

"Quasi tutto" ammisi "Ma ho capito meno di un decimo"

"Non una cazzo di parola con nostra madre" sibilò.

Alzai il pollice in segno di assenso.

"È americano?" chiesi poco dopo "Scommetto che si chiama Jack e che gioca a basket"

"Si chiama Tracey, ed è una cheerleader" confessò.

"Oh..." risposi, imbarazzato.

"Nessun problema" mi consolò "Ci ho messo molto più tempo io ad accettarlo io che tu, che l'hai scoperto ora"

"Mamma lo sa?" chiesi "Non che tu lo debba tener nascosto"

"Cosa, che sono lesbica? Se ne è accorta prima lei di me!" ammise "È solo gelosa e protettiva nei confronti di chiunque"

"Capisco" risposi, anche se non capivo, dato che mamma non si era mai preoccupata delle mie ragazze, dato che cambiavano all'incirca ogni settimana, un po' come quelle di Azrael.

Ora che ci penso, alcune le abbiamo anche condivise.

Ma questa è un'altra storia.

"A proposito di segreti" continuò Rachel "Si può sapere dove sei stato questa mattina?"

"Volevo fare una passeggiata" mentii, sedendomi per terra, come un interrogatorio, mentre mia sorella rimaneva in piedi.

Rachel rise. Rise davvero. Poi tornò seria. E questo mi fece paura.

"Non è vero" disse con voce ferma ed accusatoria "Sai, i tuoi occhi diventano ancora più neri quando menti, questo succede perché la pupilla si allarga"

Aprii la bocca per ribattere, poi la richiusi, ammettendo la disfatta.

"Quindi?!" mi incalzo mia sorella.

"Sai cosa non è normale?!" dissi alzandomi e mettendomi allo stesso livello di Rachel "Il fatto che mi sto facendo praticamente bullizzare da una ragazzina, che per giunta è mia sorella!"

Lei mantenne il contatto visivo, incurvando le labbra e alzando un sopracciglio.

"Siediti" ordinò.

"Siediti?!" esclamai "Se ti aspetti che ti ascol..."

"S-I-E-D-I-T-I" disse lentamente.

Mugolai e mi rimisi a terra, come un cucciolo in difficoltà.

"Da Eileen" sospirai "Esco a cena con lei stasera"

La faccia seria di Rachel si trasformò in un ampio sorriso.

"Perfetto!" esclamò, soddisfatta "So io come sistemarti per questa sera!"

"Ma io non..." provai a controbattere.

"Non era una domanda" ringhiò lei di rimando.

Fu un pomeriggio terribile, ma il peggio doveva ancora arrivare.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora