XXXVIII

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Sollevai il cellulare e guardai il nome del chiamante: era Thomas. Mi disse brevemente le informazioni essenziali per il dirottamento del camion di armi e ci mettemmo d'accordo per l'orario in cui incontrarci.
Era una domenica mattina. Un ottimo giorno per un dirottamento.
"Odio questo cazzo di vestitino" si lamentò Eileen "É stretto come un guanto di lattice, ed é verde fosforescenti, sembro un evidenziatore"
Mi lasciai sfuggire una risata nasale, e poi rassicurai Eileen.
"É solo per qualche minuto, seduci quel camionista con i tuoi occhioni ed é fatta"
Avevamo nominato Eileen come "esca" e la cosa non mi piaceva per nulla.
Arrivammo di fronte a casa di T, e salirono Micheal, Artemis ed infine Thomas, che caricò nel portabagagli un borsone di armi.
"Quelle non vanno toccate, salvo incidenti" ci ordinò T, appena salito in macchina "Ognuno di noi porterà una pistola in tasca, tranne Eileen, perché  bhe, non ha le tasche"
Tutti annuimmo e sgasai verso l'entrata dell'autostrada più vicina.
Ormai tutti usavano la macchina do T, anche se quasi nessuno possedeva la patente di giuda, ma incredibilmente tutti sapevamo guidare molto bene, chi aveva imparato da amici, chi dai genitori. Ad ogni modo sfrecciavo con l'auto di Thomas parecchio sopra al limite consentito, con Eileen al mio fianco che guardava fuori dal finestrino, scacciando un sbadiglio ogni tanto.
"Secondo i calcoli di Benny" esordì Artemis "Tra poco meno di sei minuti dovremmo iniziare a fiancheggiare il camion"
Il piano era superarlo accostare alla prima piazzola di emergenza e richiamare la sua attenzione con Eileen ed il suo vestito catarifrangente.
Dopo pochi minuti scorsi in lontananza un camion a più rimorchi di colore rosso.
"Dovrebbe essere quello" disse Artemis "Così l'ha descritto Benedicto"
Spinsi il piede a fondo sull'acceleratore, iniziai a fiancheggiarlo in poco tempo, gettai uno sguardo al conducente, con le ascelle pezzate e un crocifisso che penzolava dallo specchietto retrovisore.
Superai il camion, e nemmeno un chilometro dopo trovai una piazzola di S.O.S., sbandai in quella direzione, fermai l'auto e scesi velocemente, dopodiché aprii il cofano, per creare un poco di coreografia. Eileen scese subito dopo di me, calando nella prova di una perfetta attrice, fingendosi disperata, vedendo giungere da lontano il camion, Eileen si sporse leggermente più avanti, e si sbracciò per farsi notare.
Funzionò immediatamente, e il camion accostò pochi metri affianco a noi. Ora restava un solo problema, neutralizzare il camionista.
L'uomo scese lentamente gli scalini del camion, e mise faticosamente un piede a terra, sospirando.
"Buondì signorina" saluto Eileen, con un sorriso privo di denti "Che succede?!"
Silenziosamente,  tenendomi in disparte, afferrai una pistola dal borsone, e controllai discretamente che fosse carica, dopodiché me la misi nella tasca posteriore dei jeans, e la coprii con la felpa.
Mentre l'uomo ficcò la testa nel cofano, io chiusi quest'ultimo con forza, facendo sbattere la testa del camionista sullo sportello.
"Chiedo scusa signore!" esclamai, giungendo alle sue spalle, e gli premetti la canna della pistola, coperta dalla felpa, sulla schiena "Quella che senti sulla tua spina dorsale é una nove millimetri, da questa distanza le possibilità di sopravvivenza sono pari a zero"
Non serviva parlare a bassa voce, non c'era nessuno fermo apparte noi, ma di certo non potevo picchiare un uomo in mezzo alla strada.
Sentii il corpo del camionista tremare di paura, così gli parlai tranquillamente.
"Non deve aver paura, se fa quello che le dico andrà tutto a meraviglia, ha la mia parola"

"Stai tremando come una ragazzina, quindi finiscila di fare l'eroe e chiudi quella cazzo di bocca"

Si cucì la bocca, e non parlò fino alla fine.

Thomas si avvicinò all'uomo e lo portò dietro il rimorchio del furgone.

"Che cosa c'è nel furgone?" gli chiese, mettendogli una mano in faccia.

"Io.. io non lo so" tentennò l'uomo "Io faccio le consegne e basta"

"Apri il rimorchio"

Scortammo per pochi metri il camionista, fino a raggiungere il rimorchio e una volta aperto, con un piccolo salto, salimmo nel furgone, che puzzava di chiuso e legno marcio. C'erano una ventina di casse, ma cercammo solo quelle spedite da Milano.

"Guarda qui" ci richiamò Micheal "Questa viene da Milano"

Con il calcio della pistola, Thomas ruppe il lucchetto della cassa, e in una scatola di polistirolo, c'erauna carabine, smontata.

"Bene, è questo" sentenziò Micheal "Andiamo alla stazione più vicina, il treno di Benedicto ci aspetta lì"

"E con il camionista?" chiesi "Come ci assicuriamo che stia in silenzio?"

"Ci penso io" rispose Eileen, sbucata improvvisamente alle nostre spalle "Non vi dovete preoccupare"

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"Che cosa gli hai detto?" chiesi ad Eileen, mentre stavamo andando alla stazione con il camion davanti.

"Che conoscevo le sue figlie e sua moglie" disse, come se fosse nulla.

"E lui ci ha creduto?" domandai, stupefatto.

"Certo che si, le conosco davvero" sorrise, mettendomi sotto il naso una piccola foto di una donna con due bambine a fianco"

La presi in mano e la esaminai, poi la girai e vidi tre nomi.

"Arianna, Greta e Laura" lessi "Dove accidenti l'hai presa?"

"Bhe, mi sembra scontato" rispose, ridendo "Dalla sua giacca, mentre gli sbattevi il bagagliaio sulla spina dorsale"

"Dio mio" dissi, alzando gli occhi "Penso che tu sia cleptomane"

"Perché ti ho rubato il cuore?"

"Cazzo vi prego smettetela" borbottó Thomas "Siamo quasi arrivati"

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora