XXVII

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Thomas mi lasciò un centinaio di metri prima di casa mia, dopo un piccolo cenno con la testa, se ne andò, lasciandomi solo con i miei pensieri. Micheal era sceso poco prima. Restai fermo per un po'a godermi l'aria fresca di maggio che mi passava tra i capelli, poi mi sedetti quasi istintivamente per terra, incrociando le gambe.

"Ma guarda chi si vede" disse una voce nel buio, facendomi fermare il cuore "Vuoi farti stuprare, girando così di notte?"

Alzai gli occhi verso Eileen e le rivolsi uno stanco sorriso, lei si sedette di fianco a me, guardando le stelle.

"Perché ho l'impressione che tu mi stia pedinando?"

Lei scrollò le spalle "Può essere, ma è per una buona causa" disse poi, sorridendo "Durante le nostre acrobazie ho perso l'orecchino a casa tua, andiamo a riprenderlo?"

Cercai l'orecchino nella tasca dei pantaloni e glielo passai, lei mi guardò con un piccolo sorriso, mentre si metteva il gioiello.

"Davvero?" mi chiese "Mi autoinvito nel tuo letto e tu non vuoi fare nulla?"

"Mi spiace" dissi "Ma hai preso il momento più sbagliato"

Mi aspettavo una presa in giro, ma si limitò a guardarmi.

"Vuoi parlarne?" mi chiese.

Scossi leggermente la testa "Non credo capiresti"

"Come vuoi" disse "Ognuno ha i suoi segreti"

"Non è un segreto" risposi "Ma è un po' difficile da spiegare, se non lo fosse, ora sarei a casa"

"Hai litigato con la tua famiglia?" disse.

"No, non ho più dieci anni" risposi, ridacchiando.

"A volte litigo con mio padre, quindi sto via per un po', poi mi sento uno schifo, ritorno a casa e la storia si ripete come un loop"

"Ti capisco" dissi, rammaricato "Fino a qualche giorno fa io abitavo da solo, poi hanno deciso per una rimpatriata di famiglia tutto d'un tratto"

"Potremmo fare una gara sai?" disse dopo un po', sorridendo amaramente "Su chi tra noi ha la vita più penosa"

Sorrisi anche io, senza sforzo. Lei si avvicinò un po' di più e mi afferrò il mento, facendomi voltare verso di lei.

"Non ti è ancora passato la ferita" mormorò, nonostante i suoi occhi stessero guardando le mie labbra.

Non risposi, mi limitai a mordermi la guancia interna. La guardai negli occhi, non aveva voglia di sesso, semplicemente voleva baciarmi e basta.

"Non farlo Eileen" dissi, con la voce rotta "Non voglio provare più emozioni"

Eileen sembrò quasi delusa, ma non lasciò il mio viso "È uno sbaglio fare così, lo sai?"

"Sono pronto a pagarne le conseguenze" mi faceva male dirle quelle cose, ma non volevo prendermi impegni, l'unica cosa che volevo, era vendetta. Mi alzai da terra e mi spazzolai i pantaloni.

"Scusa" dissi semplicemente, guardandola negli occhi.

Si alzò anche lei, e mi abbracciò. Mi sorprese non poco, e mi fece quasi ridere, visto che per arrivarmi al petto si doveva alzare sulle punte. Poi mi prese per le spalle e mi allontanò un po', mi fissò per qualche secondo, come se aspettasse un permesso, gli rivolsi un sorriso, allora mi baciò, un bacio dolce, quasi di consuetudine.

"Ti prego" disse, quasi con gli occhi lucidi "Solo, proviamoci"

La guardai dall'altro, un po' in imbarazzo per questa sua improvvisa e scomoda frase, come se si fosse innamorata di me dopo essere stata a letto con me.

"Posso solo venire a casa tua?" chiese "A parlare, solo parlare, ti prego"

Pensai che forse si sentiva un po' sola, e mi piaceva parlare con lei.

"Andiamo" dissi, sorridendole.

Così, mentre la sua mano scivolava nella sua, capii che forse, quella ragazza poteva insegnarmi ad amare.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora