Come ogni mattina ero a scuola, andai dritta al mio armadietto e vidi da lontano Dylan con i suoi amici, non so perché ma mi sorrise. Quel ragazzo era davvero strano...
<<Elle>> mi sentì chiamare da un ragazzo.
<<Tyler?>> chiesi confusa, non mi aveva mai rivolto parola.
<<senti... mi volevo scusare da parte di Dylan... sai per l'altra volta in classe>> mi disse grattandosi la testa imbarazzato.
<<Tyler... non so perché mi stai parlando perché non mi hai mai rivolto la parola, ma in ogni caso dovrebbe scusarsi lui, non tu>> sbuffai per poi continuare <<e dovrebbe scusarsi anche per quello che è successo dopo scuola...>> dissi per poi chiudere l'armadietto.
<<Ah Tyler... grazie. Sei stato gentile>> dissi per poi sorridere e andarmene.Tyler si limitò a farmi un sorriso e andò via anche lui.
Sentì lo sguardo su di me, mi voltai e vidi Dylan che mi fissava. Era appoggiato in un muretto a parlare con Nate e Isaac. Ma feci finta di nulla e me ne andai in classe.
Skip
Mi feci la ceretta e indossai una tuta, poi presi il mio borsone con dentro i miei completi e andai verso la macchina per raggiungere il locale.
Cazzo quanto odiavo quel lavoro.
Arrivai e salutai le mie colleghe, dopo di che andai nel camerino e misi il mio completo.
Avevo messo un reggiseno (se si può definire tale) blu in pizzo che copriva solo i miei capezzoli.
La parte di sotto era un tanga e copriva solo la mia intimità sul davanti.Andai sul palco e iniziai a ballare, dopo mezz'oretta vidi un viso familiare fra la folla. Cazzo, era Dylan.
Cosa ci faceva tutto solo?
<<ehi bambolina>> mi disse per porgermi i soldi.
Cercavo di evitarlo ma vidi il mio capo darmi un'occhiataccia quindi mi avvicinai da lui e continuai a ballare. Questa non ci voleva.
Mi sentivo così in imbarazzo e furiosa allo stesso tempo. Non doveva sapere nessuno che lavoravo lì. Soprattutto lui. Sarebbe andato a dirlo a tutti e sarei stata presa di mira ancora di più e derisa da tutta la scuola.
Sentì una pacca sfiorarmi nel sedere. Mi girai, e chi non poteva essere se non Dylan?
<<Sei abbastanza carina da scopare con me stanotte>> mi disse per farmi un sorriso pervertito.
<<Vaffanculo! Toglimi le mani di dosso>> dissi per poi andare a ballare da un'altra parte.
Un vecchietto mi lanciò dei soldi a non finire e quando succedeva dovevo salite sopra il tavolo a ballare.
Ed ecco qui un'altra pacca sul sedere. Eh che cazzo però!
Fulminai il signore con lo sguardo ma fece finta di niente.
<<Ehi vecchietto! Quella ragazza è mia>> mi girai e vidi Dylan che mi fece l'occhiolino.
Scesi dal tavolo e andai verso i camerieri, ma Dylan mi seguì e mi prese per il polso.
<<senti, io non sono di nessuno e poi che cazzo ci fai qua?>> chiesi nervosa
<<Senti Elle. Primo, Ti ho già detto di non parlarmi così. Se no te la farò pagare. Secondo, vado dove cazzo voglio>> disse guardandomi il mio corpo quasi nudo.
Tolsi la presa dal mio braccio e andai a ballare di nuovo da un'altra parte. Ma fu inutile. Mi sentì il suo sguardo addosso.
Finita la serata andai in camerino e contai i soldi accumulati. Mi cambiai e presi il mio borsone e dopo aver salutato le mie colleghe andai verso la macchina.
Dylan era appoggiato in un palo, mi stava aspettando.
Avevo paura.
<<perché mi stai aspettando?>> dissi cercando di fretta le chiavi della macchina nel borsone.
<<perché lavori in quel topaio bambolina?>> mi chiese confuso.
<<non credo siano affari tuoi... e non chiamarmi bambolina>> dissi cercando di aprire la macchina, ma fu un falso tentativo. Da quanto tremavo mi caddero le chiavi a terra.
Nessuno sapeva di mia madre.
Sapevano solo di mio padre, era finito su tutti i giornali. In città era molto stimato al tempo. Era un uomo d'oro.<<faccio io>> disse Dylan inchinandosi per prendere le chiavi della mia Jeep.
Ci inchinammo insieme, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi puntati sui miei, eravamo a pochi centimetri di distanza. Dall'imbarazzo mi alzai subito e cercai di riaprire la portiera.
<<hai freddo?>> mi chiese Dylan.
<<no per niente>> dissi nervosa.
<<e che hai allora? Paura?>> disse avvicinandosi sempre di più.
<<no per niente>> dissi per allontanarmi da lui.
<<hai paura di me?>> mi chiese Dylan confuso.
Mi limitai a guardarlo, finalmente riuscii ad aprire quella maledetta portiera.
Entrai e salutai Dylan, abbassai lo sguardo e andai via. Sembrava dispiaciuto, almeno così sembrava.
Forse c'era rimasto male.
Per tutto il viaggio pensai a quel piccolo momento. I suoi occhi. Le sue labbra. Il suo nasino all'insù.
Ma che cazzo sto pensando?
Scossi la testa e incominciai a pensare ad altro. O almeno ci provai.
STAI LEGGENDO
Dall'odio all'amore || Dylan O'brien
RomanceElle Davis, una ragazza che ha problemi in famiglia, la madre soffre di depressione e il padre è morto in una sparatoria. Elle lavora in un locale dove fa la stripper per pagare la clinica dove si trova la madre e la propria casa. A scuola viene bul...