Capitolo 3

1.1K 35 6
                                    

Come ogni mattina ero a scuola, andai dritta al mio armadietto e vidi da lontano Dylan con i suoi amici, non so perché ma mi sorrise. Quel ragazzo era davvero strano...

<<Elle>> mi sentì chiamare da un ragazzo.

<<Tyler?>> chiesi confusa, non mi aveva mai rivolto parola.

<<senti... mi volevo scusare da parte di Dylan... sai per l'altra volta in classe>> mi disse grattandosi la testa imbarazzato.

<<Tyler... non so perché mi stai parlando perché non mi hai mai rivolto la parola, ma in ogni caso dovrebbe scusarsi lui, non tu>> sbuffai per poi continuare <<e dovrebbe scusarsi anche per quello che è successo dopo scuola...>> dissi per poi chiudere l'armadietto.
<<Ah Tyler... grazie. Sei stato gentile>> dissi per poi sorridere e andarmene.

Tyler si limitò a farmi un sorriso e andò via anche lui.

Sentì lo sguardo su di me, mi voltai e vidi Dylan che mi fissava. Era appoggiato in un muretto a parlare con Nate e Isaac. Ma feci finta di nulla e me ne andai in classe.

Skip

Mi feci la ceretta e indossai  una tuta, poi presi il mio borsone con dentro i miei completi e andai verso la macchina per raggiungere il locale.

Cazzo quanto odiavo quel lavoro.

Arrivai e salutai le mie colleghe, dopo di che andai nel camerino e misi il mio completo.

Avevo messo un reggiseno (se si può definire tale) blu in pizzo che copriva solo i miei capezzoli.
La parte di sotto era un tanga e copriva solo la mia intimità sul davanti.

Andai sul palco e iniziai a ballare, dopo mezz'oretta vidi un viso familiare fra la folla. Cazzo, era Dylan.

Cosa ci faceva tutto solo?

<<ehi bambolina>> mi disse per porgermi i soldi.

Cercavo di evitarlo ma vidi il mio capo darmi un'occhiataccia quindi mi avvicinai da lui e continuai a ballare. Questa non ci voleva.

Mi sentivo così in imbarazzo e furiosa allo stesso tempo. Non doveva sapere nessuno che lavoravo lì. Soprattutto lui. Sarebbe andato a dirlo a tutti e sarei stata presa di mira ancora di più e derisa da tutta la scuola.

Sentì una pacca sfiorarmi nel sedere. Mi girai, e chi non poteva essere se non Dylan?

<<Sei abbastanza carina da scopare con me stanotte>> mi disse per farmi un sorriso pervertito.

<<Vaffanculo! Toglimi le mani di dosso>> dissi per poi andare a ballare da un'altra parte.

Un vecchietto mi lanciò dei soldi a non finire e quando succedeva dovevo salite sopra il tavolo a ballare.

Ed ecco qui un'altra pacca sul sedere. Eh che cazzo però!

Fulminai il signore con lo sguardo ma fece finta di niente.

<<Ehi vecchietto! Quella ragazza è mia>> mi girai e vidi Dylan che mi fece l'occhiolino.

Scesi dal tavolo e andai verso i camerieri, ma Dylan mi seguì e mi prese per il polso.

<<senti, io non sono di nessuno e poi che cazzo ci fai qua?>> chiesi nervosa

<<Senti Elle. Primo, Ti ho già detto di non parlarmi così. Se no te la farò pagare. Secondo, vado dove cazzo voglio>> disse guardandomi il mio corpo quasi nudo.

Tolsi la presa dal mio braccio e andai a ballare di nuovo da un'altra parte. Ma fu inutile. Mi sentì il suo sguardo addosso.

Finita la serata andai in camerino e contai i soldi accumulati. Mi cambiai e presi il mio borsone e dopo aver salutato le mie colleghe andai verso la macchina.

Dylan era appoggiato in un palo, mi stava aspettando.

Avevo paura.

<<perché mi stai aspettando?>> dissi cercando di fretta le chiavi della macchina nel borsone.

<<perché lavori in quel topaio bambolina?>> mi chiese confuso.

<<non credo siano affari tuoi... e non chiamarmi bambolina>> dissi cercando di aprire la macchina, ma fu un falso tentativo. Da quanto tremavo mi caddero le chiavi a terra.

Nessuno sapeva di mia madre.
Sapevano solo di mio padre, era finito su tutti i giornali. In città era molto stimato al tempo. Era un uomo d'oro.

<<faccio io>> disse Dylan inchinandosi per prendere le chiavi della mia Jeep.

Ci inchinammo insieme, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi puntati sui miei, eravamo a pochi centimetri di distanza. Dall'imbarazzo mi alzai subito e cercai di riaprire la portiera.

<<hai freddo?>> mi chiese Dylan.

<<no per niente>> dissi nervosa.

<<e che hai allora? Paura?>> disse avvicinandosi sempre di più.

<<no per niente>> dissi per allontanarmi da lui.

<<hai paura di me?>> mi chiese Dylan confuso.

Mi limitai a guardarlo, finalmente riuscii ad aprire quella maledetta portiera.

Entrai e salutai Dylan, abbassai lo sguardo e andai via. Sembrava dispiaciuto, almeno così sembrava.

Forse c'era rimasto male.

Per tutto il viaggio pensai a quel piccolo momento. I suoi occhi. Le sue labbra. Il suo nasino all'insù.

Ma che cazzo sto pensando?

Scossi la testa e incominciai a pensare ad altro. O almeno ci provai.

Dall'odio all'amore || Dylan O'brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora