Capitolo 2

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Oggi come previsto andai a trovare mia madre, finalmente potevo vederla.
Andai alla clinica, aspettavo come al solito che mi chiamassero, il tempo sembrava infinito, ma passò solo mezz'ora e finalmente mi chiamarono.

<<Elle, giusto?>> mi chiese un dottore.

<<Si.. dovrei andare da mia madre, Elizabeth Stevens>>

<<si, mi segua... non può stare molto tempo dentro, stamattina ha avuto una crisi e abbiamo dovuto sedarla, quindi adesso è un po' fragile>> mi disse per poi incrociare il mio sguardo, rimasi li immobile e senza volerlo mi scese una lacrima.

<<mi dispiace>> mi disse il dottore portandomi alla stanza di mia madre

Mi asciugai in fretta la guancia dove scese la lacrima non voluta ed entrai in camera.

<<vi lascio sole>> mi disse il dottore per andare via e chiudere la porta.

<<ehi mamma..>> andai verso di lei, le presi la mano e la strinsi e mi sedetti nella poltrona accanto al letto.

<<ciao tesoro..>> mi disse con gli occhi lucidi

<<come stai?>> chiesi ma notai che girò lo sguardo dalla parte del letto, non stava bene.

<<bene tesoro... non preoccuparti>>

<<mamma... mi manchi>> dissi con gli occhi lucidi, mi trattenni per non piangere, non volevo farla stare peggio di quanto fosse già.

<<anche tu tesoro... anche tu>> mi disse per poi abbracciarmi, poi continuò <<mi dispiace farmi vedere così da te, non ti meriti questo>> mi disse per poi abbassare lo sguardo.

Rimanemmo due orette a parlare, le raccontai della scuola, dissi che avevo tanti amici che mi volevano bene. Anche se era una bugia, poi le raccontai anche del mio lavoro, ma dissi di nuovo una bugia... volevo renderla orgogliosa di me, volevo farla sentire meglio, la volevo aiutare.

Dopo essere uscita da quel posto, andai verso la mia macchina, mi sedetti e partì.

Andai al mc, presi un panino e andai al mare.

Ero seduta nella spiaggia, pensavo a com'era possibile che fosse peggiorata, l'avevo portata in quella clinica apposta per farla migliorare, per farla stare bene.
Ma purtroppo non era così.
Dovevo essere forte per lei.
Pensai anche a Dylan, quello stronzo che voleva rovinarmi ancora di più la vita. Avevo paura di cosa mi aspettasse il giorno dopo a scuola. Lo odio. Avevo paura di lui.

Ero seduta da sola a parlare con la luna.

Era così rilassante.

Guardai la luna e le stelle, con il rumore delle onde e la sabbia fra i miei piedi.

Mi sentivo così sola.

Mi tolsi i vestiti e rimasi in intimo e a piedi nudi mi incamminai verso la riva.
Guardando la luna mi incamminai sempre più infondo, nell'acqua c'era il riflesso... cazzo quanto era bello.

Andai sempre più in avanti, l'acqua mi arrivò fino al collo e mi immersi sotto l'acqua.

Smisi di pensare. Volevo stare lì, sott'acqua. Forse volevo farla finita. Senza pensieri. Senza preoccupazioni.

Ma l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio su di me, quindi riemersi subito poco dopo.

<<VAFFANCULO!>> urlai guardando l'orizzonte.

<<Fanculo la scuola! Fanculo per aver ucciso mia padre! Fanculo per aver mandato in depressione mia madre! Fanculo la mia vita cazzo! Fanculo tutto>>
Urlai all'impazzata mi sentivo un po' più libera.

Non credevo esistesse Dio, non ci credevo più. Dicono che Dio è sempre con te, che ti vuole bene che vuole il meglio per l'umanità o cazzate del genere, ma non credevo ad una parola. Era solo il babbo natale dei grandi.

Se ci fosse stato realmente Dio non ci sarebbe stata tutta questa merda.

Dall'odio all'amore || Dylan O'brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora