SEI: black out

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Winter soldier

Bucky appoggiò una mano sul petto ferito, osservando la ragazza che l'aveva aggredito scappare via incolume nonostante i numerosi spari di pistola di Sharon.

- Bucky! Per l'amor del cielo, stai sanguinando! - La bionda corse verso di lui e s'inchinò verso la ferita, guardandolo allarmata.

- Accompagnami a casa - borbottò Bucky, alzandosi a fatica in piedi.

- Hai bisogno di cure -

- No, Sharon, ho detto di accompagnarmi a casa - La voce di Bucky era quasi un ringhio. Lei capì di dover obbedire alle sue parole e chiamò uno dei suoi agenti, mormorando qualcosa al suo orecchio.

In circa quindici minuti, Bucky riuscì ad arrivare a casa sua in compagnia di Sam, che durante il viaggio in macchina aveva ripreso conoscenza.

Aprì la porta di casa ed entrambi riuscirono ad avanzare a stento.

- Io sto bene. Fammi controllare la tua ferita -

Bucky fulminò Sam con lo sguardo, ma poi decise di farsi aiutare dal suo migliore amico.

Nel mentre che disinfettavano la ferita, parlarono di ciò che era successo dopo la freccia elettrica.

Rimasero seduti sul divano sino all'alba a discutere sull'identità della ragazza che sapeva parlare russo ed era forte come un super soldato.

- Tra un'ora ho l'appuntamento con la psicologa, se vuoi puoi riposare nel mio letto - Bucky si alzò dal divano e si diresse in bagno, togliendosi gli abiti e buttandoli nel cesto della roba sporca.

Aprì l'acqua della doccia e si buttò sotto il getto freddo, sentendo un fastidioso dolore sul petto: la ragazza lo aveva graffiato in profondità, dalla spalla sino alla fine del pettorale. Non capì con cosa avesse potuto fargli quella ferita, ma sembrava fatta da un felino, una grossa tigre infuriata.

Alle otto meno venti uscì dalla doccia e andò in camera sua a prendere una t-shirt, dei jeans e un giubbotto in pelle.

Si vestì nel mentre che osservava il suo amico addormentato con la bocca aperta e il lenzuolo arrotolato sotto il mento.

Scosse la testa rassegnato e afferrò le chiavi della moto, chiudendo la porta alle sue spalle e salendo sull'ascensore. Schiacciò il pulsante con una grossa "T" disegnata e in pochi secondi arrivò al piano terra. Salì sulla sua moto e si diresse dalla dottoressa Raynold.

Winter lynx

Nora si svegliò con un forte mal di testa e ben pochi ricordi della sera prima. L'unica cosa che aveva ben chiara in testa, era il viso di Bucky scuro di rabbia e quanto lo aveva trovato attraente poco prima che cercasse di ucciderla.

Si alzò dal letto e aprì la finestra della camera, respirando una boccata d'aria fresca.

Fece colazione con un bicchiere di latte di soia e tre bocconcini per gatti, si lavò velocemente e indossò una gonna a tubino e un top abbinato, afferrando i tacchi e la borsetta. Infilò le chiavi nella toppa e uscì di casa, chiamando l'ascensore.

Doveva provare a chiedere alla dottoressa Raynold se aveva degli antidolorifici in studio e soprattutto se gliene poteva dare quattro, dato che uno non riusciva a farle il minimo effetto.

Salì in ascensore e schiacciò il pulsante per arrivare al piano terra. Osservò il suo viso allo specchio: aveva le occhiaie sotto gli occhi e le labbra erano arrossate e secche; i capelli erano liberi sulle spalle e si pentì di non averli legati nella solita crocchia alta.

The winter lynxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora