UNO: orizzonti

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Winter Lynx

Nora seguì la sua solita routine, fece colazione nel bar sotto casa sua con il suo solito croissant e il suo solito cappuccino per poi dirigersi a lavoro.

Lesse la targhetta sulla porta: dottoressa Raynold.

Afferrò le chiavi dalla borsa e aprì il grosso portone, fissando le ante al gancio nel muro. Entrò nella piccola sala d'attesa e accese tutte le luci, riponendo il suo giubbotto nell'appendiabiti e accendendo poi il PC.

Gli appuntamenti della giornata erano solamente cinque: sarebbe stato un giorno rilassante.

Prese la busta delle caramelle e rifornì le varie ciotole presenti in tutto lo studio, sistemò i cuscini nei divani e osservò le piccole finestre della sala d'attesa.

Si tolse i tacchi, afferrò un panno in microfibra e uno spray e si arrampicò nel tavolino in legno più alto, pulendo con cura i vetri, canticchiando "Super Trouper" a bassa voce.

- Ho bisogno di parlare con la dottoressa Raynold - sbottò una voce alle sue spalle.

Winter Soldier

Bucky non era riuscito a chiudere occhio in tutta la notte, il che lo rese ancora più nervoso e impaziente.

Aveva provato a chiamare sei volte la dottoressa Raynold, la quale non aveva risposto a nessuna chiamata.

Aveva deciso di fare un'altra doccia fredda e dopo una veloce colazione al bar più vicino a casa sua, si era diretto allo studio della sua psicologa, sfrecciando nelle strade di New York con la sua moto nero opaca.

Erano le nove del mattino e stranamente lo studio era già aperto: solitamente la dottoressa Raynold non apriva prima delle undici.

Entrò nella sala d'attesa e la prima cosa che notò furono un paio di scarpe col tacco affianco a una scrivania che sino a due mesi prima non c'era.

Girò lo sguardo e vide una ragazza in equilibrio su un piccolo tavolo in legno, che lavava i vetri delle finestre e canticchiava a bassa voce.

- Ho bisogno di parlare con la dottoressa Raynold - disse, cercando di essere il più autoritario possibile.

Bucky sosteneva però che quella ragazza sarebbe stata in grado di distrarre chiunque: chi non sarebbe rimasto colpito dalla facilità con la quale stava in punta di piedi su quel tavolino traballante in legno?

- Buongiorno, ha un appuntamento? - Lei scese dal tavolo con un balzo senza il minimo sforzo.

Si girò verso di lui e rimase con la bocca socchiusa e gli occhi sgranati per qualche secondo.

Sbattè le palpebre e si schiarì la voce con un colpo di tosse, indossando i tacchi affianco alla scrivania e prendendo almeno dieci centimetri di altezza.

- Ha un appuntamento? - domandò nuovamente, afferrando l'agenda rosa appoggiata sulla scrivania.

- No -

- Bene, allora le devo chiedere di fermarsi qua con me qualche minuto per fornirmi i suoi dati personali. La farò al più presto contattare dalla dottoressa Raynold - Lei sorrise cordialmente e si accomodò dietro la scrivania, digitando qualcosa sul PC.

Bucky respirò rumorosamente: aveva bisogno di parlare con la dottoressa subito. Aveva fatto un incubo parecchio diverso da quelli avuti in precedenza e in tutti sentiva sempre una ragazza che urlava il suo nome.

The winter lynxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora