1°Manoscritto: Ehi, sfigati! Avete una formula magica preferita?

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Quando non c'è più nulla da bruciare, devi dare fuoco a te stesso.

I raggi solari picchiavano duro sull'asfalto, dando quasi l'impressione che il terreno stesse evaporando a causa dell'opprimente calore estivo del primo pomeriggio. Faceva decisamente troppo caldo per essere metà settembre e nonostante non mancasse molto all'autunno, il suo arrivo sembrava essere ancora un lontano miraggio.

A godersi il sole cocente, noncurante della temperatura, c'era un ragazzo disteso come un gatto su un muretto grigio soprastante al bidone della spazzatura vuoto in cui rischiava di cadere.

A pancia in giù e con un braccio penzolante nel breve spazio tra il muretto e il marciapiede pieno di buche, scrutava il terreno con occhi assorti.

Accanto al bidone d'un verde bottiglia, invece, altri tre ragazzi giacevano distesi e privi di sensi, con varie tumefazioni sui loro corpi inerti. Il rumore delle poche vetture appartenenti ai non-maghi che passavano lungo la strada parallela al marciapiede disturbavano lievemente la quiete che dominava quel punto isolato della città.

A rompere ulteriormente la pace e il riposo del ragazzo furono i passi dei suoi amici, che si avvicinavano rapidi a lui, attraversando la strada.

"Holly! Ehi, non lasciarci indietro!" gridò una ragazza dai lunghi e lisci capelli neri con gli occhi di un blu acceso.

Lui si mise a sedere con agilità, scompigliando ancora di più il groviglio di capelli gialli come il sole stesso, i cui vari ciuffi ribelli simili a banane si ramificavano in tutte le direzioni. Guardò i compagni con i suoi occhi dorati e rivolse loro un ampio e caldo sorriso.

"Clarin! Joseph! Vi siete persi tutto il divertimento, accidenti a voi." ridacchiò.

"Pestare i delinquenti di Dusk ti sembra un divertimento? Avevamo concordato che avremmo smesso con queste attività, no?" lo redarguì Joseph, un ragazzino un po' grassottello, con un berretto rosso a coprire i corti e crespi capelli castani.

"Cosa ti avevano fatto?" aggiunse Clarin.

"Non ho saputo resistere!" si difese l'altro. "Pensavano che il quartiere fosse loro proprietà e davano fastidio a tutti, persino i bambini delle elementari. Sapete quanto odio i tipi come questi qui. Poi chiamano me reietto!" Holly scrollò le spalle e saltò giù dal muretto, atterrando di fronte ai suoi amici.

Solo che inciampò e batté la tempia sul bidone, per poi rovinare al suolo con uno schiamazzo.

Mentre i compagni, rossi in volto, cercavano di non ridere, Holly si rialzò in fretta e furia, facendo finta di niente.

Indossava una maglietta a mezze maniche arancione e dei pantaloni della tuta leggeri giallo ocra. Era il più alto dei tre, sfiorando il metro e ottanta a soli quattordici anni, anche se Clarin si avvicinava a lui. Joseph invece era il più bassino, ma anche il più massiccio di costituzione. "Andiamo, Holly... sai benissimo che ormai siamo prossimi a iscriverci a un'accademia di magia, la scuola media è finita. Non possiamo più comportarci come dei teppisti." disse quest'ultimo con un sospiro. "Proprio tu che hai intenzione di andare a Hearthstone dovresti averlo capito..."

Holly alzò gli occhi al cielo. "E non rompere. Chi sei, mia madre? Che c'è di male nel divertirsi un altro po', prima di smettere?" sbottò.

"Quindi, è vero?" chiese Clarin, apprensiva. "Andrai veramente... a Hearthstone?" pronunciò quel nome come se fosse la cosa di cui avesse più timore al mondo. Lei, Holly e Joseph avevano passato innumerevoli bei momenti insieme durante le scuole elementari e medie.

Le prime magie basilari apprese con loro due, le uscite, le ronde nei quartieri sotto le spoglie dei Blaze: il nome con cui i tre si facevano chiamare in quanto banda di teppisti.

My Entrance in Wizardry SchoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora