14°Manoscritto: Le cause dei traumi risiedono sempre nei ricordi d'infanzia

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Holly avanzava a passo svelto tra le mura in pietra del passaggio costeggiato da lanterne spente. Un canto lontano di corvi proveniente dall'esterno echeggiava nell'aria, distorto dalle pareti, mentre il ragazzo ritornava dalla biblioteca, in cui si era recato per studiare in pace.

Doveva svolgere una ricerca particolarmente complicata, intitolata: "come bandire un poltergeist da casa tua", assegnata a tutta la classe da Kayleigh.

Ormai era passata la prima settimana di scuola all'accademia di Hearthstone e le lezioni proseguivano spedite, senza più le problematiche dei primi giorni di ambientamento. Entro un'altra settimana si sarebbe tenuta la Battlestone contro la classe d'élite, come aveva avvisato loro il professor Zack Gremlin Stormy quella mattina, prima di spiegare gli incantesimi d'impatto, tra cui l'incanto stoßwelle, che Cinny già conosceva bene. Cosa di cui naturalmente si era vantata tutta l'ora.

Holly però non rimuginava sulla Battlestone, in quel momento la sua mente era rivolta altrove. A Clarin, la sua amica di vecchia data che non vedeva da quasi un mese. A Joseph, che era sempre stato il suo migliore amico, e che chiudeva il trio. Gli mancavano più di quanto riuscisse a credere, e nonostante avesse imparato ad affezionarsi anche ai suoi nuovi ed eccentrici compagni di classe, pensare ai giorni passati coi suoi vecchi amici gli faceva avvertire un nodo alla gola. I pomeriggi passati per strada sotto il nome di Blaze, la loro leggendaria banda, le risate, i momenti di serenità appesantivano il suo cuore e allo stesso tempo gli donavano un senso di eterea nostalgia, di leggerezza spirituale lontana dalla pressione che aveva subito i primi giorni ad Hearthstone. Sentiva la mancanza di quella spensieratezza.

"Clarin, Joseph... spero che ogni tanto stiate pensando un po' a me, ma soprattutto che siate felici." Decise che avrebbe inviato loro un messaggio per vedere come se la passavano, non aveva avuto molto tempo per farlo nell'ultimo periodo. E a quanto pareva, nemmeno loro.

A un certo punto, il suo sguardo cadde su una figura a lui familiare che all'inizio non riconobbe, se non per i colori dei suoi abiti: un berretto giallino, un gilet rosso a coprire una maglia giallo ocra e dei larghi pantaloni neri con scarponi scarlatti. Tutto sormontato da una leggiadra toga da strega.

Fu avvicinandosi ulteriormente che Holly identificò la ragazzina come Sion, ma si rese allo stesso tempo conto che non era sola.

Infatti, si trovava inginocchiata in fondo al corridoio che Holly stava percorrendo, e i suoi occhi vermiglio, ricoperti quasi interamente dall'arruffata frangia rosea, stavano rivolgendo un'espressione supplichevole a un gruppetto di studenti seminascosti dalla parete al di là dell'uscita dal passaggio, sulla sinistra.

"Che sta succedendo laggiù?" biascicò Holly tra sé e sé. Intanto, alcune parole viaggiavano nell'aria e raggiungevano le sue orecchie.

"I-io nun ve conosco, lasciateme anna'..." Il tono di Sion era un cinguettio terrorizzato.

"Ma come parla questa? Ci credo che è finita in quel covo di perdenti, non sa nemmeno comunicare!" esclamò uno dei molestatori, derisorio nei confronti della ragazza.

"Me la immagino mentre prova a presentarsi ai professori e nessuno la capisce!" sogghignò un altro.

"Che idiota, forse dovremmo insegnarle noi a parlare, ho in mente tante cose che vorrei farle dire, anzi urlare..." disse l'ultimo del gruppo, mentre tutti ridevano e fissavano la giovane con aria di superiorità.

"Io so parlare normalmente!" rimbeccò Sion, in uno scatto d'orgoglio.

I tre reagirono male e uno di loro, dai capelli corti e biondi, la prese per il berretto, quasi sfilandoglielo.

"Non toccarlo!" protestò lei.

"Hai la lingua lunga per essere una reietta fallita. Ragazzi, mostriamole come si fanno gli incantesimi, vi va?"

My Entrance in Wizardry SchoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora