16° Manoscritto: Chi ama gli animali non può essere una cattiva persona

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Sion si stava divertendo moltissimo.

Dopo la sua materializzazione nel bosco, una volpe si era approcciata a lei e la ragazza aveva iniziato a giocarci e rincorrerla per gli stretti sentieri delimitati da aghi di pino che caratterizzavano quella zona verdeggiante.

"Vieni qua, volpina bella! Vieni da Sion!" canticchiava, saltellando allegra tra i rami degli abeti alti e curvi, dalle foglie leggiadre morbide al contatto con le gote della giovane.

Si era quasi dimenticata del compito di cercare la bandiera per la sua classe, d'altronde lei era sempre stata così: eterea e sfuggente, dall'animo leggero, costantemente attratta da cose nuove. Si sorprendeva con facilità di tutto e la sua testa spesso si assentava dal mondo, finendo in scenari fantasiosi da lei costruiti.

Questo era il motivo principale per cui molti in passato l'avevano trattata con condiscendenza, snobbata o sottovalutata, soprattutto nell'ambiente da cui proveniva. Tra i Sonnenblume non c'era posto per i sognatori, e Sion in mezzo a loro spiccava come un cigno bianco che galleggia in un mare notturno.

A un certo punto, la volpe deviò bruscamente a destra, infilandosi in un passaggio sotto una sorta di cava naturale, formata da due tronchi complementari sovrapposti dinanzi a un'altura erbosa.

"Oh? Ma dov'è annata a' birbantella?"

La fessura era ricoperta da rampicanti, così Sion ci mise qualche secondo a farsi largo tra di esse. Discese per un po', incuriosita da quel luogo, ma allo stesso tempo in apprensione. Sbucò infine in una sorta di caverna sotterranea dalle pareti scure nel bluastro, per l'assenza di luce solare. Dal soffitto pendevano delle stalattiti umide e gocciolanti, e accanto alle rocce circostanti si potevano intravedere diversi funghi fluorescenti spuntare dal suolo.

"In che strano posto so' finita, me sa che faccio meglio a tornà indietro..." sussurrò Sion, rinunciando a ritrovare la volpe. "Devo trovà a' banderuola."

Ma quando si voltò per ripercorrere i suoi passi, la sua attenzione fu catturata dalla silhouette elegante della volpe che stava inseguendo, la quale uscì a passo felpato dalla caverna, lasciando Sion sola.

Quest'ultima la seguì rapida, ma nel momento in cui arrivò all'apertura da cui era entrata, scoprì la vera identità di quell'animaletto: davanti a lei, oltre l'intreccio di radici, Elia Goldsmith la osservava attraverso gli occhialini trasparenti con austerità.

"Er tipo del consiglio studentesco?" sussurrò Sion, tentando di raggiungerlo, ma senza riuscirvi.

Le radici erano state rafforzate da un incantesimo, infatti su di esse si dispiegava una sorta di polvere brillante rossiccia che aveva tutta l'aria di essere una traccia magica. Era stata ingannata da Elia, e ora si trovava intrappolata in quello spazio sotterraneo.

"Come sospettavo, la tua infantilità è un punto debole fin troppo facile da sfruttare." sospirò Elia. "Mi è bastato ricorrere alla Magia Innata della mia famiglia per condurti dove volevo e metterti nel sacco."

"Sai trasformarti in animale? Quanto vorrei poterlo fa' pur'io!" esclamò Sion, stringendo con vigore le radici che fungevano da vere e proprie sbarre.

Elia rimase intontito da quella reazione. Com'era possibile che in lei fosse più forte la curiosità per il suo potere che l'allarmismo per la situazione in cui si trovava?

Vedeva le cose in modo distorto, forse? Sembrava che si concentrasse solo su ciò che catturava la sua attenzione, senza nemmeno riconoscere il pericolo che poteva celare.

"Non sei spaventata?" chiese il ragazzo, raddrizzando le lenti.

"Tanto un modo per uscì lo trovo! Ora parlami del tuo potere!" frinì Sion, gli occhi vermiglio che si facevano largo tra gli arricciati ciuffi rosa, tanto spalancati e bramosi di informazioni da fare impressione.

My Entrance in Wizardry SchoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora