Capitolo 4

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L'oscuro●

Quel giorno il grande portone dell'ingresso si spalancò di botto creando un gran trambusto, come se qualcuno avesse appena cercato di scardinarlo a causa di della troppa irruenza impiegata nel gesto.

-ILDA!-

Una voce profonda, cupa e bassa rimbombò in tutta la sala, chiamando a pieni polmoni il nome dell'inserviente che immediatamente scese le scale. La castana raggiunse velocemente l'atrio spaventata da quel grido parvente più un ruggito che una voce.
Si ritrovò il moro di fronte, lo aveva riconosciuto dal solo timbro inconfondibile e le gambe le tremarono nel momento stesso in cui incrociò quegli occhi famelici e carichi di rabbia.

-Dove si trova?-

Non era una semplice domanda quella. E Ilda diversamente dal suo solito, ebbe serie difficoltà nel mantenere placata la sua paura. Quel ragazzo era veramente spaventoso, fece alcuni passi indietro, intimorita da fatto che potesse attaccarla da un momento all'altro e rimase in silenzio, non sapeva bene a chi si riferisse, dopotutto non leggeva nel pensiero, non ancora almeno.

-Sei sorda!? ti ho chiesto dove si trova il nuovo giardiniere!-

Il corvino si fece ancora più vicino a lei stanco di ripetersi e digrignò i denti, diffondendo oscurità da ogni singolo poro della pelle.
Nonostante ciò quel ragazzo le era parso stupendo, un demone nel corpo di un serafino dai capelli neri come la pece. Quel giorno indossava una leggera camicia bianca, stretta al collo da un foulard si seta grigia annodato impeccabilmente, e infilata all'interno dei pantaloni aderenti neri. Una lunga giacca di velluto gli copriva le spalle anch'essa nera ma abbastanza lunga da arrivare fino a metà coscia, ornata di grandi bottoni simmetrici argentati agli estremi. Ilda notò le sue scarpe eleganti nere, ma cercò di non perdere la calma nel vedere che stava lasciando impronte di fango sull'immacolato parquet di mogano. Non era il caso di inveire contro di lui. Non ora, né mai.
-Si trova in camera sua, ma se posso permettermi signor..-

Cercò di placarlo mentre quest'ultimo le passava a fianco velocemente, ma fu bruscamente interrotta dall'occhiataccia ammonitrice che il moro le lanciò, facendole accapponare la pelle e Ilda quella volta preferì rimanere in silenzio.

....

Chiara si stava finalmente rilassando sotto l'acqua bollente. Lavò lo sporco e la terra che le si era appiccicata addosso. Quella mattinata era stata un calvario, nonostante il freddo gelido aveva faticato come un cane e sudato sette camicie, il giardino era un vero disastro, era riuscita a sistemare a malapena solo una parte delle numerose piante di rosa e il pensiero di dover ancora pensare agli alberi, cespugli e alle restanti piante da fiore le faceva male la testa.
"Un passo alla volta e tutto si sistemerà" si fece coraggio uscendo da sotto la doccia.
Però ripensandoci era strano, quella mattina, mentre lavorava in tutta quella natura morta, tra i rovi e i rampicanti la sua attenzione era stata attirata da alcuni fiori in perfetta salute. Sembravano finti per quanto perfetti belli e dai colori accessi, ne riconobbe quasi tutti. Il fiore di tigre dall'arrogante colorazione arancione puntinata di nero non ancora del tutto sbocciato, la Spirea rosa dai piccoli fiorellini compatti e intricati, la Clemantis viola estremamente elegante, il Rumex color sangue, quel fiore le incuteva un certo timore, la Battercup dallo sgargiante giallo acceso e infine Larch a grappolo, un particolare fiore fucsia la cui forma le ricordava quella delle pigne. Una di quelle piante però le sfuggiva, un singolo fiore rosa scuro spiccava tra le foglie verdi, i restanti boccioli non erano fioriti e l'unico superstite le sembrò tremendamente solo. Quella pianta le provocava una profondo senso di tristezza.
Chiara avvolse il suo corpo nell'asciugamano di spugna dopo essersi districata i capelli con la spazzola.
"Beh alla fine tutto risolto" pensò tra sé e sé, aveva concimato quel fiore in modo da spronare gli altri boccioli a fiorire.

•𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭 𝓢𝔀𝓮𝓪𝓽 𝓪𝓷𝓭 𝓣𝓮𝓪𝓻𝓼• || ʙᴛs ᴠᴀᴍᴘɪʀᴇ ᴇᴅɪᴛɪᴏɴ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora