Capitolo 7

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●Fiore di luna●

"Sai qual è la cosa più triste?" disse lui. "La cosa più triste è che siamo come voi."
Io non dissi nulla.
"Nelle vostre fantasie" continuò "la mia gente è proprio come voi, solo migliore. Non moriamo di vecchiaia né soffriamo il dolore, il freddo o la sete. Ci vestiamo con più stile, abbiamo la saggezza dei secoli e se bramiamo il sangue beh, non è molto diverso da come voi bramate il cibo, l'affetto o la luce del sole e comunque, ci aiuta a uscire di casa, dalla cripta, dalla bara. Insomma, ci siamo capiti."
"E la verità qual è?" gli chiesi.
"Noi siamo voi", rispose. "Siamo voi, con tutti i vostri errori e tutto quello che vi rende umani; tutte le paure, la solitudine e la confusione... niente di tutto ciò migliora"
"È come diventare ricchi o famosi. Siete gli stessi di quando eravate poveri o sconosciuti, solo peggio. Tutte le cose brutte sono ingigantite e non ricordate più dove sono quelle belle."risposi.
"È tutto questo, ma è anche di più. Noi siamo più freddi di voi, più morti. Mi manca il sole e il cibo, sapere cosa si prova a toccare qualcuno e volergli bene.
Ricordo la vita, incontrare la gente come persone e non come cose di cui cibarsi o da controllare, e ricordo com'era sentire qualcosa, qualunque cosa, felicità, tristezza o altro..." E qui si interruppe.
"Stai piangendo?" gli chiesi.
"Noi non piangiamo", rispose.
Come ho già detto, era un bugiardo.

-Vampiri la Masquerade-

Una pace sovrana regnava in quel giardino ingiallito, nessun canto di uccelli, se no quello delle cornacchie che svolazzavano tra i rami degli alberi fitti. La mattina presto, Chiara era tornata dal centro della città dopo aver acquistato quello che le serviva.

Tra le mani stringeva una piccola busta trasparente, contenete dei bulbi non ancora maturati.
Non se lo meritava, eppure il suo lavoro le imponeva di sistemare quel disastro che aveva causato.
Si inginocchiò sull'arida terra, sporcandosi i pantaloni da lavoro e armandosi della piccola pala da giardinaggio, si apprestò a rimuovere l'ormai defunta pianta di Carolina Allspice.
Soddisfatta, allargò il terreno dove prima si trovavano le radici quest'ultima, aggiunse del terriccio umido e fresco e infine vi sotterrò i nuovi semi acquistati scalfendoli prima con una lima.
Con l'innaffiatoio di latta nutrì il piccolo chicco, sperando con tutta se stessa di poter essere in grado di accudire e far nascere quella fragile e delicata nuova pianta.

●●●


Taehyung si sentiva furioso.
Non aveva ancora digerito tutta quella faccenda e se ne stava nel frattempo fisso con lo sguardo sull'orizzonte di quello stagno cristallino ornato di ninfee che occupava il retro di quella magione.
Le braccia gli formicolavano dal nervoso, i denti stridevano tra loro per quanto aveva la mascella contratta. Sapeva il motivo di tutta quella rabbia, il suo fiore aveva iniziato ad appassire, questo l'aveva notato anche lui.
La sfiga aveva voluto che la vita gli affibbiasse quella pianta tanto fragile quanto bella. Eppure se nel ragazzo c'era ancora un briciolo di umanità quella era andata completamente a farsi fottere quando quella piccola giardiniera incapace lo aveva ammazzato del tutto.
Le piante di cui il moro si prendeva cura non erano solo un simbolo, un emblema dei sette fratelli, erano qualcosa di più.
Quei particolari e rari fiori portavano con loro il grave peso delle loro anime, dopotutto erano germogliati e avevano preso vita nel momento stesso in cui la loro era finita. La loro oramai persa umanità era racchiusa in quei boccioli dagli stravaganti colori e forme e l'appassire di uno di essi significava la perdita di quest'ultima.
Taehyung lo sentiva, sentiva di star perdendo il controllo. Non era mai stato un tipo gentile e cordiale certo, ma non poteva e non voleva diventare un animale guidato solo dai propri istinti.
Strinse i pugni delle mani talmente forte da conficcarsi le unghie nella pelle bianca e ben presto il terreno ai suoi piedi diventò di un colore più intenso dove caddero le gocce di sangue iniziato a colare copioso dai suoi palmi.
L'avrebbe uccisa, l'avrebbe volentieri sgozzata per come si sentiva ora, aveva già perso il controllo e se Jin non l'avesse fermato, adesso quella donna sarebbe tre metri sotto terra senza nemmeno una stilla di sangue in corpo.
Quando la mora avendo combattuto con tutte le sue forze per liberarsi e si era tagliata con i suoi anelli, Taehyung non ci aveva capito più nulla, di nuovo.
Non gli era mai capitato di sentire un odore tanto devastante, moriva dalla voglia di assaporare quel liquido scarlatto, di vedere i suoi occhioni neri spegnersi nel momento stesso in cui prendeva la sua vita. Magari l'avrebbe prima fatta soffrire, l'avrebbe umiliata e lei non avrebbe gioito di quella situazione, troppo impegnata a raccogliere i pezzi della sua dignità mandata in frantumi nel momento stesso in cui l'avrebbe fatta gridare dal dolore. Ammazzata come l'inutile pezzo di carne quale era.
Pazzo, stava diventando completamente pazzo e tutto ciò a causa della morte di quel fiore che sosteneva la sua umanità ormai andata a farsi fottere.
Taehyung non sapeva come mettere un freno ai suoi pensieri, la follia lo stava soggiogando e se non avesse fatto qualcosa, presto questi si sarebbero trasformati in realtà.

•𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭 𝓢𝔀𝓮𝓪𝓽 𝓪𝓷𝓭 𝓣𝓮𝓪𝓻𝓼• || ʙᴛs ᴠᴀᴍᴘɪʀᴇ ᴇᴅɪᴛɪᴏɴ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora