capitolo 6

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Ematofagia

Un umana, una donna, una semplice figura fatta di carne ossa e sangue lo stava mandando al manicomio oramai da tempo.
Con quel misero straccetto tra le mani si atteggiava a diva anche quando stava semplicemente spolverando i vecchi mobili di quella casa.
Il corpo di Jimin vibrava e fremeva nel vederla muoversi suadente.
Si morse le labbra nell'osservarla da lontano mentre piegata in quell'abito succinto toglieva ogni singolo granello di polvere che le capitava a tiro.
Bella e peccatrice, lui lo sapeva. Sentiva la lussuria di lei scorrere in quelle calde e invitanti vene, non doveva dar spazio troppo all'immaginazione con quella donna, faceva tutto da sola, le bastava respirare.
Nemmeno lui sapeva più da quanto la stava osservando da al di fuori di quella porta, mentre la castana puliva la sua camera canticchiando una melodia a lui sconosciuta. Con sguardo attento da predatore studiava ogni sua mossa, di certo non voleva perdersi nulla di quello spettacolino privato.

Oh quanto odiava il fatto che respirasse ancora, non lo tollerava, lei era fatta per lui, per appartenergli, per vivere al suo fianco da signora e padrona.
Jimin avrebbe voluto sognarla tutte le notti ormai, sentirla gridare il suo nome, ma il lusso dei sogni gli era stato strappato troppo tempo fa ormai.
Quello del sesso no invece, il biondo dagli occhi color ghiaccio lo amava troppo, ne era schiavo e di tanto in tanto se lo concedeva, o meglio lui provava piacere e qualche povera disgraziata soffriva.
Ma quella inserviente gli avrebbe dato filo da torcere altro ché, e lui era sicuro di riuscire a tapparle una volta per tutte quella boccaccia.

Ilda invece non era stupida, tantomeno cieca, il biondo era pericoloso si, ma anche terribilmente attraente e non si sarebbe lasciata di certo sfuggire l'occasione di provocarlo.
Mentre sistemava quella camera sentiva l'opprimente sguardo di lui addosso e se ne compiacque tremendamente.
Se quel nano pensava di poterla soggiogare sbagliava di grosso.
Ormai era più di un mese che la tormentava, la pedinava e la seguiva con gli occhi ovunque andasse. Park Jimin era fregato e lei lo sapeva.

Aveva lasciato il capelli sciolti appositamente quel giorno, proprio perché lui lo desiderava. Anche lei dopotutto da donna aveva bisogno delle attenzioni che meritava, di soddisfare le sue esigenze carnali, e vivere in una casa piena zeppa di individui di tale bellezza non era di certo facile per una ragazza come lei, che gli uomini se li mangiava a colazione.
Si sporse sul letto in modo da rinfoderare quelle lisce e bianche lenzuola sotto il materasso accovacciandocisi sopra. Jimin ora più che mai la voleva, sentì il cavallo dei pantaloni di pelle stretto sul davanti e non trovò altro sollievo se non quello di appoggiarci sopra un palmo della mano, lì nell'ombra di quel corridoio senza alcuna freno inibitorio e fottendosene della buon senso che ormai a lui era sconosciuto.
Per le orecchie di Ilda quei ringhi sconnessi al di là della porta suonavano come la più perversa delle melodie.
Erano complici ed entrambi lo sapevano, eppure nessuno dei due riusciva a fare il primo passo, lei troppo orgogliosa e lui frenato dall'idea di poter perdere il controllo e ammazzare la loro impeccabile inserviente.
Jimin era impazzito, sembrava chiamarlo su quel letto ormai completamente rassettato, "prendimi", " divertiamoci", gridava silenziosamente al ragazzo che oramai ansimante, si appoggiò con le spalle al muro per sorreggersi.
Le iridi nocciola di lei si mossero nella stanza e infine si inchiodarono alla porta semi aperta che dava al corridoio. Ma Jimin non c'era.
Che si fosse sbagliata? Eppure era convinta di averlo sentito benissimo.
Si avvicinò alla soglia e controllò che al di fuori non vi fosse nessuno.

 
Era scomparso.

Delusa, con una alzata di spalle Ilda tornò al lavoro chiudendo la porta di fronte a sé.
Ma il cuore le saltò in gola quando nello girarsi lo trovò a pochi centimetri da lei.
Le era comparso alle spalle senza fare il minimo rumore, silenzioso come una pantera. Presa alla sprovvista deglutì a quell'improvvisa vicinanza e intimorita dai suoi trucchi di magici aveva perso la sua spavalderia quando i suoi lunghi capelli finirono tra le grinfie di Jimin. Piano le tirò la testa all'indietro con la mano inspirandone il profumo di vaniglia.

•𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭 𝓢𝔀𝓮𝓪𝓽 𝓪𝓷𝓭 𝓣𝓮𝓪𝓻𝓼• || ʙᴛs ᴠᴀᴍᴘɪʀᴇ ᴇᴅɪᴛɪᴏɴ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora