Pain

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Papà, papà, guarda... Ce l'ho fatta... Papà io ce l'ho fatta, dove sei? Finalmente sarai fiero di me, papà ho imparato a gestirlo guardami!

Questo era quello che l'albino continuava ad urlare in giro per casa, col sorriso sulle labbra, stava correndo alla ricerca disperata di suo padre, finalmente si sarebbe sentito apprezzato, finalmente era riuscito a migliorare, finalmente si sarebbe sentito amato.
Aprì una porta e quando vide l'imponente figura del padre, i suoi occhi si illuminarono, si avvicinò rapido al genitore ignorando tutto il resto, ignoró lo sguardo rude e arrabbiato del padre, ignoró alcuni oggetti ancora in fiamme nella stanza, ignoró il piccolo shouto che giaceva a terra con le lacrime agli occhi mentre piegato in due vomitava bile.

T: "Papà, papà ce l'ho fatta, guarda, ho imparato a controllarlo, puoi finalmente essere fiero di me, puoi finalmente ricominciare ad allenarmi, anch'io posso tenere il passo, anch'io posso diventare un eroe"

Enji Todoroki si voltó di scatto verso suo figlio maggiore, iniziò ad avvicinarsi a lui minaccioso, ma al ragazzo non importava, lo raggiunse e prima che il padre pronunciasse parola accese la fiamma di fronte a lui.
Per un secondo, vide gli occhi del padre spalancarsi e il suo cuore inizió a battere velocemente, ce l'aveva fatta, dopo anni ed anni era riuscito a sorprendere suo padre, ora, avrebbe ricominciato a trattarlo come un figlio.
Ma poco durò quello sguardo, il viso dell'eroe tornò alla sua solita espressione colma di risentimento e quando aprì bocca, qualcosa si ruppe dentro l'anima di touya

E: "Touya smettila! Vattene, non è te che sto allenando, smettila di provarci!"

Una crepa, il sorriso sul volto dell'albino sparì, per lasciare il posto ad un'espressione di puro dolore

T: "m-ma papà... Guarda... Riesco a controllarlo perché non-"

Non riuscì a finire la frase, uno schiaffo, il volto di Touya si girò lateralmente mentre il segno delle cinque dita prendeva colore sulla sua pelle chiara.
Secondi di silenzio seguirono quell'azione.
Un' altra crepa si fece largo nel suo cuore.
Calde lacrime iniziarono a scorrere sul volto del ragazzo, che lentamente tornò a guardare il padre, la mano ancora accesa di fronte a lui e un debole sorriso che cercava di formarsi sul suo volto per non dare spazio ai singhiozzi e la sua voce risultò flebile, quasi un sussurro, mentre tentò un ultimo, disperato, approccio

T: "p-papà... T-ti prego... Guardami... Era quello che volevi... Volevi che diventassi più forte... Ci sono riuscito... L-l'ho controllato... Non... Non è ancora abbastanza? Se é così farò di più... N-non è un problema... Ma ti prego... Papà... Per favore... Guardami "

Il figlio cadde in ginocchio, lasciando solo la mano protesa verso l'adulto, la cui espressione non era cambiata.

E:" shouto... Spegnilo, ora"

Il minore che intanto si era rannicchiato in un angolo, con il volto sepolto fra le gambe e le mani sulle orecchie tentando di non sentire scosse velocemente il capo, Touya, come ad essersi accorto solo ora della presenza del fratello sbarró gli occhi, iniziando anche lui a negare ripetutamente

T: "no... No ti prego papà, aspetta io-"
E: "SHOUTO, ORA!"
S: "n-non voglio"

Il minore riuscì ad alzare lo sguardo e quando vide la scena si raggeló sul posto, iniziando a tremare.

E: "FALLO!"
T: "NO!"
E: "SHOUTO ADESSO!"

Un singhiozzo lasciò il più piccolo, mentre le lacrime rigavano il suo volto, di colpo alzò una mano e mentre urlava di scusarlo, un cristallo di ghiaccio si levò da essa depositandosi sulla mano di Touya.
Il tempo che fino a quel momento sembrava mancare, in quell'istante si fermò, non ci furono parole, nessuno respiró, il silenzio calò nella stanza, tutto sembrava essersi fermato.
Touya guardava la sua mano, fumante, bruciata sul dorso, mentre riprendeva temperatura aiutata dal ghiaccio.
Gli occhi fissi, spalancati su quell'immagine, tutto intorno a lui era sparito, non c'era più nulla, non c'era più nessuno, un unico pensiero a tormentargli la mente

Mio padre mi ha rifiutato
Ho fallito
Nonostante sia riuscito a gestirlo, io ho fallito

Lentamente il tempo riprese a scorrere, abbassò il braccio e anche le lacrime tornarono a scorrere, ma non una parola lasciò la sua bocca, se ne stava semplicemente lì, in ginocchio, testa bassa, a guardare il ghiaccio ormai sciolto nella sua mano.
Incominciò a sentire, nuovamente i suoni intorno a sé, percepiva i singhiozzi di suo fratello, ma non gli importava, sentiva lo sfrigolare della sua pelle, ma non ci dava peso.
Non sentiva dolore, non sentiva tristezza, non sentiva paura, solo un grande volto.

E: "QUANTE VOLTE DEVO RIPETERTELO CHE DEVI SMETTERLA DI USARE IL TUO QUIRK, NON SARAI MAI UN EROE, NON ACCETTERÒ MAI CHE TU TI ALLENI INSIEME A TUO FRATELLO, SMETTILA DI PROVARE, NON PUOI GESTIRLO, SEI DEBOLE, NON PUOI FARE NULLA"

quelle parole, penetrarono il cuore del minore da parte a parte, dando il colpo di grazia alla sua anima, ormai distrutta, ridotta ad un cumolo di cenere, nulla era rimasto di quel ragazzo che non sentiva neanche l'ossigeno entrargli nei polmoni.
Accasciato al suolo, una strana sensazione iniziò ad impossessarsi di lui, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, qualcosa di talmente grande e velenoso che iniziò a corroderlo dall'interno.
Non disse nulla, semplicemente si alzò in piedi, affrontó lo sguardo di suo padre, lo guardò con astio, lo guardò con odio, poi i suoi occhi si posarono sul piccolo shouto che ancora non aveva smesso di piangere, i suoi occhi freddi e vuoti non cambiarono espressione mentre votate le spalle ai due lasciò la stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

 𝖫𝗈𝗇𝖾𝗅𝗒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora