11. allora giochiamo

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I due si trovavano in biblioteca per studiare per l'interrogazione di filosofia.

"Avanti, perché non vai volontaria? Sai praticamente tutto il libro a memoria" le propose sincero.
"Perché non ci vai tu, invece? Tu ami filosofia e sei più che preparato" contrabbattè subito lei.

"Dai non fare la bambina" disse ridendo.
"Io amo fare la bambina, e se proprio vogliamo metterla così, io penso che ognuno di noi abbia un lato bambinesco, anche tu lo hai" spiegò seria.

"Io invece non credo di averlo"
"Dici così solo perché non sei ancora riuscito a trovarlo, ma ti posso assicurare che lo hai anche tu, ad esempio io quando vedo dei semplici palloncini divento una vera e propria bambina, perché mi ricordano la mia infanzia" disse diventando più fredda.

"Mh, allora trova anche il mio, no?" disse accorgendosi del suo distaccamento, per cambiare discorso.
"Devi trovarlo da solo,scemo! Però posso darti un aiutino dai, adesso andiamo via da qua"
"Okay ma solo se la prossima volta vai volontaria " disse a braccia coserte.
"E va bene, per questa volta hai vinto tu"

"Vado a posare questo libro e andiamo" disse alzandosi.
Posò il libro sul ripiano, e prima di andare controllò il libro 'Alice nel paese delle meraviglie' per rispondere all'ultimo bigliettino di quel giorno.

"Quando avrai intenzione di dirmi chi sei?"

"Non so,dipende tutto da te ;) "

"Da me?"

"Oh si, cara mia"

"Però non vale, tu mi conosci già"

"Probabile"

"Dai, ti propongo un gioco"

"Sentiamo"

"Possiamo farci una sola domanda al giorno, ci stai?"

"Solo se non sono le classiche domande banali"

"E va bene ma inizio io"

"Dimmi"

Selene non aveva la più pallida idea di che domanda fargli, tutto ciò che sapeva era il sesso, era un ragazzo.
Niente di più, niente di meno.

"Ti conosco?"

"Mh diciamo di si"

"Uh, va bene, va bene"

"Adesso tocca a me.
Qual è il tuo fiore preferito?"

"A cosa ti serve sapere questa informazione?"

"Dai rispondi e basta"

"Va bene, credo siano in girasoli"

"Come mai?"

"Hai già fatto la tua domanda :) "

"Ah vuoi giocartela così? Allora giochiamo".

"Ah vuoi giocartela così? Allora giochiamo"

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"Eccoci qua" disse spalancando le braccia.

"Mi hai portato al parco, come mai?"
"Adesso vedrai" disse afferrandolo per il braccio e portandolo verso una bancarella lì vicino.

"Uno zucchero filato, grazie" disse al venditore.

Timothèe la guardò quasi stupito, si sarebbe aspettato di tutto tranne questo.

"1 e 50"
"Ecco a lei"

"Perché mi guardi così?" chiese lei sorridente.
"Perché sei proprio scema"
"Eddaii, mangiane almeno un po' " disse tenendogli il bastoncino con lo zucchero filato.

Quasi obbligato, staccò con la mano un pezzettino di zucchero e lo mise in bocca.
"Effettivamente non è proprio cattivo come gusto"
"Io te l'avevo detto"

"Odio darti ragione"
"E io amo quando lo fai"

Passarono il resto della mattinata così: al parco, con dello zucchero filato, insieme.

Forse non le aveva mai detto che amava il suo sorriso, faceva la qualunque per farla sorridere anche solo per un paio di minuti, e probabilmente era proprio questo il suo lato da bambino.
Il suo sorriso, in qualche modo, le ricordava quello di sua mare, dopo esser andati via da quella casa.

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Ciao miei cari lettori,
che ve ne pare?
Questo capitolo è un po' più lunghetto rispetto ai precendenti.
Come avete visto ho aggiunto un separatore, che ne pensate, vi piace?

Io sono sempre più convinta del fatto che si stanno innamorando l'una dell'altro, ma questo è solo l'inizio perciò continuate a farvi sentire il vostro supporto!

Alla prossima <3

Paper | Timothèe Chalamet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora