Era finalmente arrivato il momento della cena, e seppur Timothèe fosse estremamente preoccupato per sua madre, decise di iniziare a vestirsi.
Indossò una camicia bianca a bottoni e un paio di pantaloni blu scuro, mocassini e cappotto.
Selene era un'incanto, indossa un body nero di pizzo, una gonna rosa antico poco più corta delle ginocchia, ballerine nere e un leggero ombretto tendente al dorato.
Si sedettero a tavola, aspettando che i genitori di lei entrassero con la cena.
"Sei bellissima" le disse.
Selene diventò immediatamente rossa come un pomodoro.
"Anche tu lo sei" disse facendo scivolare le sue dita su quelle di Timothèe.I genitori uscirono dalla cucina, pieni di piatti e prelibatezze.
Iniziarono a mangiare.
"Sono felice che questa sera tu sia qui con noi" disse la madre.
Sorrise, "Come sta? Si sta riprendendo?" chiese rivolgendosi al padre.
"Lentamente ma si, grazie""Dicci un po' Timothèe, che lavoro fanno i tuoi?" chiese la madre curiosa.
Selene la guardò male.
"Mia madre lavora in un piccolo ristorantino in centro" disse dando una forchettata ad una foglia di insalata.
"E tuo padre?"Selene lo guardò come se si volesse scusare per queste domande.
"Non ho contatti con mio padre da anni, quindi onestamente non n'è ho idea" spiegò."Mi dispiace, io non volevo essere-", Timothèe la interruppe, "Non si preoccupi, non poteva di certo saperlo"
"Noi andiamo un attimo di là a prendere il dolce, va bene?" disse lei alzandosi.
I genitori annuirono.
"Mi dispiace"
"Non devi dispiacerti, davvero"
"Okay, ma sicuro vada tutto bene?" chiese preoccupata.
"Va tutto bene, stai tranquilla" mentì.Mentì perché non voleva darle questo peso, non voleva rovinare la serata e i rapporti che si stavano creando.
"Meglio così, dai adesso prendiamo questa crostata e ritorniamo di là" disse lei prendendo il vassoio.
Prese un pezzettino di crostata e se lo portò alle labbra.
"È davvero buona" commentò con la bocca piena.
"Grazie, sono contenta che ti piaccia" disse rivolgendogli un sorriso.Alla fine della serata, Timothèe si avviò verso la porta per tornare a casa.
"Ti accompagno" disse il padre, dandogli una pacca sulla spalla.
Scesero le scale.
"Prima che tu vada, ho bisogno di dirti una cosa" lo fermò prima che potesse uscire dall'appartamento.
"Mi dica" disse confuso."Mi sembri un bravo ragazzo, gentile ed educato, ma se mai dovessi provare anche per sbaglio a ferirla, io non so dove potrei arrivare"
"Non n'è avrei motivo"
"Come scusa?"
"Non avrei motivo di farle del male, è una ragazza generosa, amorevole ed educata, e io sono innamorato di questa ragazza, molto innamorato, quindi può stare tranquillo" spiegò con calma.
"Sono contento, arrivederci ragazzo" disse aprendo la porta.
"Arrivederci" disse uscendo.Monica era appena uscita dal locale in quale aveva lavorato tutto il giorno.
C'era stato un pienone.
Bambini, madri, ragazzi, coppie, chiunque.Inserì le chiavi nella serratura, chiudendo la porta del ristorante, inserendole di nuovo nella tasca del cappotto.
Il cielo stava iniziando ad imbrunire, non si vedeva quasi nulla, l'unica fonte di luce era la lampada dell'insegna.
"Psst!" sentì sussurrare alla sua destra.
Institintivamente, si avvicinò al collega di lavoro che stava chiudendo le tapparelle.
"Psst!", sentì di nuovo.
"Frank lo senti? Questo rumore?" chiese spaventata.
"Si, credo ci sia qualcuno"All'improvviso, da un angolo buio, uscì proprio lui, suo marito.
"Non scappare da me, Monica!" urlò avvicinandosi a lei.
"Chi diavolo sei e cosa vuoi?" chiese Frank, il titolare del ristorante.
"Perché non lo chiedi a Monica? " disse sorridendo.
"Che cosa vuoi?" disse lei.
"Voglio solo parlare, con te e con nostro figlio"Frank guardò la collega stranito.
"Non ho intenzione di parlare con te" affermò sicura di sé.
"Se ne vada, questo non è il miglior momento per parlare" disse il titolare.
"Va bene , va bene, ma ritornerò a cercarvi" disse sparendo nell'ombra.-
Ciao miei cari lettori,
che ne pensate?
Cosa avrà di così importante da dire il signor Chalamet?Alla prossima <3
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Paper | Timothèe Chalamet
FanfictionTimothèe, un ragazzo timido ma solare, lascia un bigliettino all'interno di un libro, sperando che la misteriosa ragazza della biblioteca decida di rispondergli.