23. Je t'aime

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Tornato a casa, Timothèe cominciò a pensare alle parole di Selene e a ciò che le aveva detto.

Effettivamente, se avesse sentito o quanto meno saputo ciò che suo padre volesse da lui o da sua madre, probabilmente avrebbe un motivo per poi ignorarlo definitivamente.

Ma se non dovesse più andarsene?
Se decidesse di presentarsi ogni giorno davanti scuola?
È da anni che non lo vede, e non si è mai preso cura di lui, neanche quand' era un bambino.
Di certo, non ritornerà a far parte della sua vita, tantomeno di quella di sua madre.

"Dovresti stare più attenta" disse a sua madre.
"Io sono attenta, non poteva mica sapere che sarebbe venuto a cercarmi fino a lavoro" spiegò sincera.

'Ma che diavolo vuole? Perché è tornato, perché proprio adesso?' iniziò a domandarsi.

"Selene pensa che dovremmo vederlo, anche solo per sapere cosa vuole per poi continuare con le nostre vite"
"Non è una brutta idea" disse sedendosi accanto al figlio.
"Si ma io non voglio più vederlo, capisci?"
"Si tesoro, ma forse se ascoltiamo ciò che vuole dirci poi non lo vedremo più" lo fece riflettere.
"E se fosse uno dei suoi giochetti? Magari ne sta solo approfittando... devo pensarci bene" disse togliendosi il cappotto.

Timothèe non fece altro che pensarci tutto il giorno

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Timothèe non fece altro che pensarci tutto il giorno.
Lui e sua madre hanno sofferto tanto, e per lei voleva solo il meglio, non aveva intenzione di vederla ridotta in quel modo, di nuovo.

Seduto sul suo letto, rimuginava e si chiedeva per quale dannato motivo suo padre fosse tornato.

"Per quale cazzo di motivo è qui?" si chiedeva disperato.

Non era suo padre, non per lui.
Non si poteva nemmeno definire un uomo dopo ciò che aveva fatto.
E magari si, si cambia nella vita, ma il detto dice: ' il lupo perde il pelo ma non il vizio', quindi perché rischiare?

"Quel figlio di puttana" disse tirando un pugno al muro.

Basta, aveva deciso.
Doveva parlargli, e magari tirargli anche un cazzotto sul naso.

Il giorno seguente, Timothèe e Selene si trovavano in biblioteca, a ripassare per il compito dell' ora successiva

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Il giorno seguente, Timothèe e Selene si trovavano in biblioteca, a ripassare per il compito dell' ora successiva.

"Non riuscirò mai a fare una produzione in francese, prenderò sicuramente un'insufficenza" disse Selene sfogliando il libro.

"Dai che ti aiuto io" disse sedendosi accanto a lei.

"Allora, qua manca una 'e', invece qui manca una 's' però per il resto è tutto giusto eh", le fece vedere gli errori.

"Giuro che se arrivo al 6 apriamo una bottiglia di champagne" disse ridendo.

"Ricordati che il pronome 'io' si scrive 'Je' e 'io ho' si scrive 'J'ai' ma si pronunciano quasi nello stesso modo" spiegò.
"Probabilmente me lo dimenticherò fra 10 minuti"
"Vediamo se così lo dimentichi", si alzò dalla sedia mettendosi affianco a lei, piegò le ginocchia e le sussurrò lentamente all' orecchio: "Je t'aime"

Selene rabbrividì e adesso era sicura al 100 % che non avrebbe più sbagliato.

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Ciao miei cari lettori,
capitolo abbastanza importante, che ne pensate?
Si capisce che la mia materia preferita è il francese? AHAHAH, tra l'altro è anche la lingua principale di Timothèe.
Comunque io sono sempre più innamorata di sti due, non ho più parole per descrivere quanto sono belli.
Ne approfitto per augurarvi una buona vigilia di Natale.

Alla prossima <3.

Paper | Timothèe Chalamet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora