12. l'amore

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Quel venerdì mattina, Selene e Timothèe si trovavano in classe.

"Ci sono volontari?" chiese la professoressa di filosofia.
"Prof, posso venire io?" chiese Selene, sicura di sé.
"Certo, vieni alla cattedra"

Nello stesso istante, entrò il bidello, leggendo un bigliettino.
"C'è una telefonata urgente per Grehm Selene" disse toccandosi la nuca.

La ragazza uscì dalla classe, prendendo il telefono del bidello.

In un attimo il suo sorriso si trasformò in un cupo e triste sguardo spento.

Timothèe, che stava sbirciando, vide improvvisamente il suo viso cambiare.

Selene si mise a correre, uscendo di fretta dalla scuola.

"Credo che l'interrogazione di Selene sarà rimandata" disse Aurora, una loro compagna di classe.

Lui conosceva Selene, sapeva che non avrebbe mai lasciato scuola se non fosse stato qualcosa di veramente importante.

Senza pensarci due volte, prese di corsa il suo zaino e si mise a correre verso l'uscita.
"Chalamet, dove sta andando?" urlò la professoressa, sperando di farsi sentire.
"Mi dispiace, non posso lasciarla sola proprio adesso" urlò aprendo la porta dell'uscita.

Cosa sarà mai successo di così grave?

Uscendo incontrò il bidello, che fumava una sigaretta.
"Mi dica cos'è successo"
"Non posso, sono argomenti privati" disse portando la sigaretta alle labbra.
"Non mi importa, devo sapere dov'è andata, per favore"
"So solo che è corsa in ospedale, non so cos'è successo"
"Grazie" disse riprendendo a correre.

'Oh Selene, cosa sta succedendo?' pensò fra sé e sé.

Una volta arrivato in ospedale, si fiondò sulla prima infermiera che trovò.
"Grehm" disse quasi senza fiato.
"È in sala operatoria, puoi aspettare in quella stanza" disse l'infermiera indicando la stanza dietro di lei.
"Va bene, grazie"

Entro in quella stanza che era quasi vuota.

"Hey" disse avvicinandosi a lei, che stava piangendo disperata.
"Che ci fai qui?", si asciugò le lacrime.
"Questo non è importante, cos'è successo?" chiese preoccupato.
"Mio padre..", fece un singhiozzo.
"Ha avuto un brutto incidente, è in sala operatoria".
Le cadde una lacrima sul viso.
"Potrebbe morire, cazzo", si mise le mani sulla nuca, esausta.

"Guardami"
Lo ignorò.
"Selene ti prego guardami" disse cercando di attirare la sua attenzione.
Alzò gli occhi.
"Adesso ci sono io qui con te, andrà tutto bene; tuo padre starà bene" disse prendendole la mano.

Quasi sorpresa, aprì la bocca come se volesse dire qualcosa ma la richiuse poco dopo.

"Non sei più sola" disse avvolgendola a sé.
"Andrà tutto bene, te lo prometto" continuava a ripetere mentre lei piangeva sulla sua spalla.

È fu così che capì di essersi ammalata, non di un malanno lieve, passeggero, di quelli a cui non fai nemmeno più caso come il raffreddore, no.
Si accorse di essersi ammalata della peggior malattia, quella che ferma il cuore per un attimo, poi lo accellera velocemente, quella che toglie il fiato: l'amore.

Entrò l' infermiera.
"Come sta mio padre?" chiese preoccupata.
"Sta meglio, resterà qui un paio di settimane e poi potrà tornare a casa"
"Grazie"

"Grazie a dio, e grazie a te Timmy" disse accennando un sorriso.
Sorrise.

"Adesso dovrei chiamare mia madre, è a lavoro e non sa nulla di ciò che è appena successo, ti spiace se mi allontano un attimo?" chiese prendendo il telefono dalla tasca destra dei jeans.
"No, tranquilla"

Mentre parlava al telefono, Selene stava iniziando a guardarlo con occhi diversi.
Si è fatto dalla scuola all'ospedale correndo, per lei.
Forse è diventato più di un semplice amico.

-
Ciao miei cari lettori,
ogni volta che rileggo questo capitolo sclero sempre di più.
Che colpo di scena!
E finalmente Selene ha capito di provare qualcosa in più oltre alla semplice amicizia, e lo ha anche chiamato 'Timmy' 😭😭.
Che ne pensate?

Alla prossima <3.

Paper | Timothèe Chalamet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora