Sun-hi p.o.v.
In questo piccolo bosco che separa il villaggio dalle case dei contadini potevo aspettarmi di tutto, ma non che una creatura alata cadesse così vicino a me.
Non riesco a muovermi di un passo, dei respiri pesanti escono dalla mia bocca dovuti alla confusione e allo stato di shock in cui mi trovo in questo momento.
Il mio cervello ritiene opportuno rimanere un attimo in disparte e cerco di ragionare: un ragazzo, suppongo della mia età, è caduto dal cielo e ha delle grandi ali nere.
Flashback della favola della nonna mi riportano a quei anni."Lei parlava di creature così che provenivano da lassù" penso, dando velocemente uno sguardo sopra di me dove ormai la nebbia si sta facendo sempre più fitta.
Il ragazzo mugugna provando a sollevarsi senza alcun risultato e si piega in due stringendo il busto con le braccia.
Ritorno in posizione eretta, ancora intimorita dalla figura possente, camminando all'interno del grande fossato. Questa 'voragine' è sempre esistita, niente accampamenti o guerre l'hanno creata.
I passi da fare sono relativamente pochi e in un attimo sono inginocchiata accanto al corpo sofferente dell'Havem; le ali ricoprono la maggior parte del busto e del viso e nonostante non mi permettano di cogliere i particolari del volto, riesco a vedere la sua fronte imperlata di sudore, i suoi occhi stretti dal dolore e la maglietta lacerata.
Porto una ciocca dietro l'orecchio e avvicino la mano per scostare i suoi capelli bagnati.
Chissà cosa gli è successo, non riusciva a volare?
I miei pensieri vengono fermati dalle sue palpebre che rapidamente si aprono mostrandomi delle pupille nere in contrasto con la pelle pallida. Preso dalla paura si alza quel che riesce e con il sedere indietreggia di poco, ma l'impegno di quelle forze lo fanno gemere e guardare la ferita al fianco che macchia di più il tessuto già sporco del liquido rosso.
Mi appresto ad avvicinarmi al ragazzo ancora troppo debole, che pianta il suo sguardo stanco e impaurito su di me.
"Non voglio farti del male" gli sorrido sincera, ma questo non serve a niente perché rimane ancorato all'albero.
"Riesci a capirmi? Parli la mia stessa lingua?" chiedo dolcemente, anche se penso di conoscere già la risposta...infondo anni fa abitavano a contatto con gli esseri umani.
Annuisce tremolante, allargando gli occhi alla poca distanza tra di noi.
Per difendersi copre il suo corpo asciutto con le grandi ali, lasciando libera solo la testa; non posso lasciarlo in queste condizioni. Con tutto la fiducia che ho, mi avvicino del tutto posando il suo braccio sulla mia spalla aiutandolo ad alzarsi da terra, tutto questo sotto il suo sguardo confuso.
Con un po' di difficoltà iniziamo a camminare, ormai la sera ha preso il sopravvento, perciò allunghiamo il passo per arrivare il prima possibile a casa.
Percorriamo l'ultimo tratto del bosco arrancando, per fortuna la vecchia dimora della nonna non è poi così lontana ed è il posto migliore dove portarlo. Spalanco la porta e mi affretto a portarlo dentro.
Sgombro il tavolo della cucina adagiandolo sopra, con cautela sollevo la maglietta strappata procurando dolore al ragazzo che stringe i pugni fino a far diventare le nocche bianche e strizza gli occhi quando la mia mano pulisce la ferita al fianco. Comincia ad addormentarsi, trasalendo ogni volta che le sue palpebre si abbassano.
"Resta sveglio, ti prego" non voglio fargli ancora del male, ma scuotendolo lo avrei tenuto sveglio ancora un po'. Disinfetto il taglio e lo fascio con una benda che passa attorno al busto.
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𝑾𝒊𝒏𝒈𝒔 || 𝑲𝒕𝒉
FanfictionUn tempo una regione della Corea era abitata da delle creature note con il nome di Havem, uomini alati capaci di controllare due degli elementi naturali. Lo scatenarsi di una guerra porterà questa specie a distaccarsi da quella umana con la quale c...