Capitolo 31

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Ogni domenica la piazza del villaggio era stracolma di persone, tra contadini che trascorrevano la mattinata in famiglia e i proprietari dei negozi che vendevano ad un prezzo minore i beni avanzati dalla settimana.

Tutta la popolazione si riversava nelle strade, dove il parlare animatamente dei venditori sovrastava il rumore degli zoccoli dei cavalli sulle pietre.

Persino Dux Danyang II e la sua famiglia scendevano in paese con la loro carrozza per salutare i cittadini.

Quella domenica, però, era ben diversa dalle altre: i negozi erano chiusi, i contadini non passeggiavano felicemente con i propri cari e soprattutto il Dux stava partendo dalla sua abitazione da solo, anche se quelli con un occhio più attento potevano scorgere in lontananza una delle finestre del palazzo aperta dalla quale si intravedeva il viso della moglie del duca.

Le persone si guardavano attorno e davano numerose occhiate all'orologio posto sul campanile...tutti attendevano lo scoccare delle dodici.

Non era inusuale sapere che un compaesano era stato condannato a morte, ma le esecuzioni non avvenivano in piazza da decenni.

Molti avevano spiegato ai tempi come queste scene brutali non erano adatte alla presenza del pubblico, come avveniva al contrario in terre lontane, e gli hwarang si ritrovarono a concordare negoziando con il loro capo nello svolgerle all'interno delle segrete.

Solitamente i condannati erano dei truffatori di poco conto o persone che venivano dai villaggi vicini, mai era capitato ad una ragazza di soli diciott'anni.

Nessuno ammetteva ad alta voce il proprio pensiero, ma tutti in cuor loro avevano un'opinione, più o meno giusta, riguardo alla questione.

Gli abitanti erano così presi dal muoversi lento e costante delle lancette, che non avevano prestato troppa attenzione a sette figure farsi strada nel mare di gente.

I sette Havem in incognito si divisero: due alla destra e altri due alla sinistra della piazza, posizionandosi accanto alle porte dei negozi, sulle quali attendevano ansiosi i proprietari; invece i restanti tre rimasero al centro della folla, ma in punti separati.

Nessuno li aveva degnati di uno sguardo.

I mantelli cuciti dalla corvina stavano facendo il loro dovere, coprivano perfettamente le loro schiene ed erano così ampi da nascondere la voluminosità delle ali, in modo da far ricadere il tessuto nella maniera più naturale possibile.

Taehyung era l'unico a non avere un mantello creato in quei giorni dalla ragazza, infatti aveva deciso di indossare lo stesso prestatogli mesi prima da Sun-hi per il loro giro in paese, anche se Iseul apportò qualche piccola modifica per evitare pericoli.

La mora attendeva alle porte della sartoria con il resto della sua famiglia, poteva sentire le peggio parole uscire dalla bocca del padre e contemporaneamente le frasi di conforto di sua madre.

Quelle frasi fatte non erano certo di aiuto, ma Iseul preferiva annuire evitando a tutti i costi lo sguardo della figura materna alle sue spalle.

Quasi in automatico la ragazza voltò la testa alla sua destra, dove poteva vedere Jungkook e Hoseok osservare attentamente la struttura di legno al centro della piazza e parallelamente a loro le figure del moro e di Jimin, che facevano esattamente la stessa cosa.

Per quanta gente era presente, Iseul non riusciva ad identificare i volti di Jin, Namjoon e Yoongi, ma sapeva benissimo che erano già nelle loro posizioni, pronti a guidare il resto del gruppo.

Centrale alla piazza si trovava la ghigliottina.

Era stata costruita con del legno di scarto e questo si evidenziava dal fatto che le diverse assi che la componevano si distinguevano dal colore.

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