<<Oh mio Dio! È stupenda!>> Jordan stava contemplando la collana che mi aveva regalato James con invidia. <<Quindi, lasciami capire bene: ti sei scontrata con il professor Downey, ti ha quasi baciata e hai avuto un battibecco con la sua fidanzata?>> chiese.
Annuii ridacchiando per la sua espressione stupita.
<<Perché non sono venuta anch'io a quell'asta!>>
Io e la mia amica finimmo nell'aula del professor Downey, dopodiché occupammo i nostri soliti posti. Ero abituata a dover affrontare Robert dopo un momento imbarazzante, ma il suo modo di fissarmi mi faceva sempre lo stesso effetto.
Entrò in classe con la sua borsa di pelle, i suoi soliti occhiali da vista e, contrariamente a quanto mi aspettassi, indossava un dolcevita nero infilato dentro dei pantaloni altrettanto neri. Quel nuovo outfit casual aveva un che di affascinante.
Salutò la classe per poi indirizzarci nella pagina che conteneva l'argomento di cui avremmo dovuto trattare quel giorno. Mentre passava tra i vari banchi leggendo i versi di una poesia, mi incantai a fissare il suo corpo atletico e a sentire il suono soave della sua voce.
Sarei finita all'inferno ben presto.***
Presi l'importante decisione di voler fare una capatina a casa del professore, ma puramente per fini accademici, non per rovistare fra le sue cose personali.
Almeno volevo convincermi di questo.
Chiesi a Jordan di accompagnarmi, avevo bisogno del suo prezioso parere. Era un martedì pomeriggio piuttosto soleggiato, Robert non sarebbe mai andato nel suo cottage di proposito. Era suo solito passare lì il sabato o la domenica pomeriggio, sopratutto quando minacciava di piovere.
Amava quell'atmosfera e l'amavo anch'io.
La mia amica rimase stupita nel vedere che genere di casa possedesse il professore. Nessuno dei suoi alunni era a conoscenza della sua situazione economica, io ero l'unica.
<<Vive qui?>> domandò.
Jordan lasciò la macchina sul retro del cottage, dopodiché mi seguì davanti la porta d'ingresso che aprii con le chiavi che mi aveva dato Robert.
<<Ci viene solo nel weekend, stai tranquilla.>>
Subito entrai come fossi a casa mia, avviandomi a passo svelto verso la scalinata. Volevo raggiungere il suo studio e dare un'occhiata in giro alla ricerca di qualcosa che mi facesse riacquistare fiducia nel mio amato professore.
Forse per lui ero stata solo un gioco per spassarsela, ma per me era diventata una cosa seria nel momento in cui aveva posato le sue labbra sulle mie per la prima volta.
Jordan mi seguì senza fare domande. Passò la maggior parte del tempo a guardarsi attorno estasiata. <<E dimmi...>>
Mi voltai verso di lei mentre aprivo le porte del corridoio una ad una cercando lo studio di Downey.
<<L'avete fatto anche qui?>> domandò.
Scossi la testa. <<Solo nel suo appartamento.>> mi limitai a dire. Ricordare quei momenti mi faceva solo del male.
Mi vergognavo, ma a volte, quando facevo l'amore con James, i miei pensieri andavano a Robert, anche se per un solo secondo; ma era orribile che paragonassi il mio ragazzo al mio professore di letteratura.
<<A che pensi?>>
Mi ero accorta di essere rimasta a fissare il pomello della porta più a lungo del dovuto. Jordan mi risvegliò dai miei pensieri con un abbraccio e iniziò ad accarezzarmi i capelli per calmarmi i nervi. <<So che fa male tutto questo. Ma so che riuscirai a superare un momento del genere, come hai sempre fatto. Però lasciatelo dire, amica mia, sei davvero masochista se hai deciso di venire in questo posto per spulciare la roba del nostro professore.>>
Non seppi se scoppiare a ridere o darle ragione. In effetti ero davvero masochista se si trattava di Robert. Era diventato così tanto in così poco e non ero disposta a lasciarmi tutto alle spalle per un suo capriccio.
L'amore aveva bussato alla mia porta. E quando l'amore chiama, tu rispondi senza esitare. Non c'è via d'uscita.
Rivolsi la mia attenzione verso l'ultima porta in fondo al corridoio. La aprii e mi ritrovai subito dentro lo studio di Robert, seguita da Jordan. Si trattava di uno spazio abbastanza ampio, occupato da una lunga scrivania sulla quale si trovava posto un libro. Più precisamente, il mio.
Jordan iniziò a guardarsi attorno mentre prendevo posto alla scrivania, aprendo uno dei tanti cassetti che conteneva un piccolo taccuino nero. Lo aprii senza esitare e lessi velocemente le parole scritte frettolosamente a penna.
Una pagina in particolare era riempita da una poesia."Il mio cuore e la mia anima
sono tuoi, mia dolce metà.
I tuoi occhi splendono come
il chiaro di luna perlata
dalla nebbia impetuosa.
Il tuo sorriso illumina il buio
del mio giorno poco gaio.
Trascorrerei ore infinite
a baciare i tuoi piccoli seni,
a imprimere il tuo sorriso
nella mia mente, oh, mia musa.
Sarò tuo per sempre..."Quella poesia non era ancora terminata. Si mutava in continuazione e rimasi piacevolmente sorpresa nel sapere che Robert scriveva poesie d'amore. Ma certamente non poteva essere per me. Era stato molto chiaro: non voleva più avere a che fare con me. Magari era una poesia vecchia o forse riguardava Darcy. Non volevo darmi false speranze.
Improvvisamente, sia io che Jordan, sentimmo lo sbattere di una porta, poi una voce.
Era Robert.
Ci guardammo in preda al panico, così le feci cenno di nascondersi nello stanzino dentro lo studio, chiudendosi dentro finché non avrei trovato un modo per temporeggiare.
Sentii i passi di Downey farsi sempre più vicini, così riposi immediatamente il tuo taccuino nel cassetto della scrivania e mi alzai dalla sedia.
Non appena aprì la porta fece una smorfia sorpresa. <<Silvia.>> si avvicinò si qualche passo. <<Che ci fai qui?>> puntò i suoi occhi dritti nei miei e dovetti inventare qualcosa alla svelta.
<<Ecco... cercavo un po' di pace da quella follia che è la città. Così...>> abbassai lo sguardo sulle mie scarpe.
<<Non servono spiegazioni. Ti ho dato le chiavi affinché tu possa venire qui ogni volta che lo desideri.>> accennò un sorriso per poi posare sulla scrivania la borsa che solitamente portava all'università.
<<Ma cosa ci fai nel mio studio?>>
Mi schiarii la voce cercando di essere più naturale possibile. <<Io...>>
Robert si posizionò davanti a me, lasciando che mi perdessi nel suo sguardo così scuro e profondo. <<Hai libero accesso a tutta la casa, ma non voglio che entri qui dentro per nessun motivo. Sono stato chiaro?>>
Deglutii a fatica a causa della sua vicinanza ma annuii avendo capito l'antifona. Perché mi faceva ancora questo effetto? Ero totalmente una pasta frolla.
In quel momento vidi Jordan, dietro le spalle di Robert, che dal suo nascondiglio, mi mandava un'occhiata che implorava aiuto. Presa dal momento mi avvinghiai a Downey, abbracciandolo improvvisamente, cercando di nascondere la sua testa in mezzo ai miei capelli. Feci cenno alla mia amica di andarsene e la vidi sgattaiolare silenziosamente fuori dallo studio.
<<Si può sapere che ti prende?>>
Sciolsi l'abbraccio, sentendomi tremendamente in imbarazzo. <<Mi dispiace.>> mormorai affondando il viso tra le mani per la vergogna.
Sospirò nervosamente, passandosi una mano fra i capelli. <<Lasciamo da parte questo momento decisamente imbarazzante. Voglio parlare del tuo romanzo.>> prese il libro che si trovava sulla scrivania fino a un attimo fa e lo sfogliò velocemente.
Non mi ero nemmeno resa conto che lo avesse effettivamente letto. Ero stata troppo impegnata a frugare fra le sue cose personali per concentrarmi sul fatto che avesse letto il mio libro, la mia opera personale.
Mi intimò di sedermi e così feci, vedendolo avvicinarsi al mio corpo. E in quel momento mi ritrovai il suo inguine a pochi centimetri di distanza dal mio viso mente leggeva velocemente alcune frasi con nonchalance.
Lo aveva fatto apposta.
<<Questa è la tua nona sinfonia, Silvia.>>
Sospirai rumorosamente. <<Non prendermi in giro, Downey.>>
<<Non ti prendo in giro. È sbalorditivo che tu abbia concentrato tutte le tue emozioni, i sentimenti contrastanti e la voglia di creare in... quattrocento pagine. Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?>>
Mi morsi il labbro inferiore. <<Be'... ho iniziato a scriverlo il giorno in cui mi hai rimproverato per la mia gonna troppo corta. È stato allora che ho trovato l'ispirazione per liberarmi del mio magone.>>
Robert richiuse il libro, posandolo sulla superficie della scrivania, dietro di sé. A quel punto si appoggiò al suo bordo e incrociò le braccia al petto. <<E dunque hai parlato di me per quattrocento pagine.>>
<<E tu sei riuscito a finire un libro di quattrocento pagine in una notte soltanto.>>
<<È una lettura molto scorrevole, ma sono solo a metà. E poi... trovo puerile il modo in cui tu mi abbia descritto.>> appoggiò le mani ai bordi della sedia sulla quale ero seduta, chinandosi su di me. <<Quindi sarei un "corpo senza anima né cuore che vive per riempire la sua mente di parole insensate scritte da autori inglesi"?>> citò le esatte parole del mio libro e mi sentii in imbarazzo per aver parlato di lui così. Anche se lo pensavo realmente.
<<Lo penso davvero. Se avessi un cuore cercheresti di capire come mi sento.>>
Rise amaramente, distogliendo lo sguardo da me. <<Cristo santo, Silvia!>> continuò a ridere da solo mentre mi alzavo, pronta per andarmene.
<<Come ti avevo già detto, buona vita, professor Downey.>> mormorai uscendo dallo studio.
Da povera illusa che ero, mi aspettavo che mi seguisse, che lottasse per mantenere accesa la fiamma che teneva vivo il nostro rapporto. Invece niente.
Raggiunsi Jordan che mi aveva aspettata a bordo della sua macchina e le chiesi di partire il più presto possibile per evitare di incontrarlo di nuovo.
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𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
Fanfiction[SEQUEL DI "A Silvia"] Non ero pronta ad affrontare l'ultimo anno. Il fatto di aver perso il mio amato professore mi aveva fatto riflettere. In fondo le storie più belle sono quelle destinate a perire, e così era successo con la mia favola d'amore...