Capitolo quattordici

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Nemmeno io seppi come riuscii a dormire quella notte. Il senso di colpa mi aveva divorata fin da subito e cercavo di studiare un modo per dirlo a Robert. Lui non si era fatto sentire da quando avevo abbandonato il suo ufficio, ma mi conosceva abbastanza bene da sapere che avevo bisogno di un po' di tempo per me senza altri drammi.
Alle otto spaccate del mattino, sia io che Jordan, venimmo svegliate da un forte percuotere alla porta. Mi coprii la testa col cuscino mentre affondavo sotto le coperte.
<<Vai ad aprire!>> urlò Jordan.
Sbuffai sonoramente e mi alzai dal letto, cercando di rendermi presentabile il più possibile. Non appena aprii la porta mi ritrovai davanti James. Rimasi sorpresa nel vederlo aggirarsi nel dormitorio dell'università.
<<Che ci fai qui?>> domandai uscendo in corridoio per poi chiudermi la porta alle spalle, evitando di infastidire Jordan.
<<Devo parlarti.>>
Mi grattai la testa sbadigliando. <<Ma lo sai che ore sono?>> la luce diurna mi aveva scombussolata.
Di cosa voleva parlare a quell'orario?
<<Mi manchi, Silvia. Voglio che torni a casa da me.>>
Non ce la facevo più. Mi sentivo oppressa da due uomini che non desideravo e dall'unico che amavo e che si rifiutava di dirmi quelle due paroline magiche.
La tipica situazione nella quale mi cacciavo sempre.
Non volevo ferirlo ancora, ma dovevo farlo.
<<James, io non ti amo.>> deglutii a fatica. <<Sono innamorata di un altro, e mi dispiace averti illuso così tanto, ma è la verità.>> mi morsi l'interno della guancia mentre lo vedevo arrossire dalla rabbia.
<<È l'uomo per il quale hai pianto quando ci siamo conosciuti, non è così? È quel... Robert, non è vero?>>
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi fiammeggianti. <<Sì. Non posso reprimere i miei sentimenti per lui. Ma voglio che tu sappia che quello che c'è stato fra di noi non lo dimenticherò mai. Sei stato parte importante della mia vita, sei stato un fidanzato davvero amorevole e io ti ho amato sul serio.>>
Lo pensavo realmente. Con lui ho passato dei momenti incredibili e credevo di poterlo amare sul serio; ma nel mio cuore c'era spazio solo per un uomo, e quello era Robert.
<<Allora ti servivo solo per finanziarti il libro, non è così? Ti sei... fatta riempire di regali, ti sei fatta scopare e ora mi dici che è finita?>> indurì la mascella, cercando di contenersi.
<<Non mi sembra di averti mai chiesto dei regali, sei stato tu a volermeli fare. Puoi riprenderteli se questo ti farà sentire meglio.>> incrociai le braccia al petto.
<<E cosa conti di fare adesso, esattamente? Vuoi tornare da lui? Non te lo permetto, Silvia.>> strinse la mano attorno al mio braccio, strattonandomi verso di lui. <<Tu mi appartieni ancora. Anche se...>> accarezzò con due dita il segno violaceo che avevo sulla scollatura. <<vedo che non hai perso tempo ad andare da lui.>>
Iniziai a dimenarmi cercando di sfuggire alla sua presa, ma James non aveva la minima intenzione di lasciarmi andare.
A quel punto la sua grande mano venosa andò ad infrangersi contro il mio viso.
Mi aveva appena schiaffeggia.
Non mi era mai capitato che qualcuno alzasse le mani su di me, nemmeno mia madre per punirmi quando da piccola ne combinavo una delle mie.
Voltai la testa di lato per la potenza dello schiaffo e i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. Mi aveva realmente fatto male e probabilmente mi sarebbe spuntato un livido sotto l'occhio nel giro di poco.
Mi lasciò andare bruscamente, dopodiché si strinse la cravatta. Nel suo sguardo leggevo la colpevolezza, si sentiva tremendamente in colpa per quello che aveva fatto. Anche se non voleva ammetterlo per darmi una lezione.
<<Adesso hai un buon motivo per andare da lui. Cancella il mio numero, Silvia, non intendo rivederti più.>>
Dopodiché alzò i tacchi, lasciandomi lì come una stupida.

***

<<Con un po' di fondotinta dovrebbe coprirsi.>> Jordan mi aveva aiutata a nascondere quel livido che si era formato sotto il mio occhio con un po' di correttore. Anche se il viola era piuttosto evidente. Avevo provato a metterci sopra un po' di ghiaccio per evitare il gonfiore, ma faceva molto male.
<<Forse dovrei mettere degli occhiali da sole.>> osservai.
<<Sai... mi preoccupa solo che Downey lo venga a sapere. Fra il bacio con Hiddleston e lo schiaffo di James non so cosa potrebbe scatenarsi.>>
Scossi la testa in segno di negazione. Prima avevo solo un piede nella fossa, ma in quel momento ero completamente sottoterra.
Coprii il mio occhio con un paio di occhiali da sole scuri. Io e la mia amica ci dirigemmo a lezione di letteratura cercando di non attirare troppo l'attenzione, anche se eravamo in ritardo di almeno tre minuti.
Quello stesso pomeriggio avrei cambiato il corso di latino per evitare altri coinvolgimenti con il professor Hiddleston, e Jordan mi avrebbe seguita a ruota.
Bussammo alla porta per poi entrare sotto gli sguardi dei nostri compagni e del professore. <<Buongiorno, scusate il ritardo. Professore, non è suonata la sveglia.>> si giustificò la mia amica mentre passava davanti la cattedra per poi andare a sedersi. La seguii sentendo lo sguardo pesante di Robert su di me.
Alzai il cappuccio della mia felpa, sedendomi in fondo all'aula per non attirare la sua attenzione.
<<Signorina Evans, gradirei che ti levassi gli occhiali da sole, siamo a ottobre.>> incrociò le braccia al petto.
Perché doveva umiliarmi davanti a tutti?
<<Vede... ho una terribile congiuntivite, il dottore mi ha consigliato di tenerli indosso per non contagiare nessuno.>>
Robert non se la bevve. Incrociò le braccia al petto, facendosi strada in mezzo ai banchi per raggiungermi. Indossava una maglietta nera dalla scollatura a V e dei pantaloni che fasciavano per bene il suo fisico statuario. Non poteva vestirsi così per fare lezione, metteva a dura prova il mio autocontrollo.
<<Levati gli occhiali.>> mi fissò a lungo prima che lo accontentassi, rivelando il livido che arrivava a coprire metà della mia guancia.
Potevo leggere nei suoi occhi un velo di rabbia e stupore. <<Cos'è successo?>> conosceva la risposta, ma voleva saperlo da me più di ogni cosa.
E in quel modo avevo suscitato la pietà dei miei compagni.
<<Sono caduta.>> mi schiarii la voce. <<Ho battuto la testa sulla maniglia... un po' di volte. Cado spesso ultimamente, sono un essere maldestro.>> mentii.
La scusa della caduta non funzionava mai.
Robert si affrettò a raggiungere la cattedra, tirando fuori dalla sua borsa il cellulare. <<Devo fare una telefonata, torno subito.>> dopodiché uscì frettolosamente dall'aula.
Ma che diavolo stava succedendo?
Le mie compagne si affrettarono a raggiungermi, consolandomi come meglio potevano. Mi avevano rivolto le solite frasi del tipo "la violenza va denunciata", "non preoccuparti, si sistemerà tutto", eccetera. Ma comunque apprezzai il loro gesto di conforto.
<<Scusatemi.>> le scansai per poi uscire dalla classe pronta a raggiungere Robert.
<<Professore!>> lo inseguii nel suo ufficio, chiudendo la porta alle mie spalle.
Robert si voltò verso di me, prendendomi il viso tra le mani. <<Ti lascio sola per un giorno e guarda cosa succede!>> mi baciò la fronte, stringendomi a sé il più possibile. <<Sono fuori di me in questo momento. Lascia solo che metta le mani addosso a James Hide e... Dio solo sa cosa potrei fargli!>>
Mi staccai dall'abbraccio di Robert, guardandolo negli occhi. <<Non voglio che tu faccia niente. È vero, James mi ha dato uno schiaffo, ma non devi assolutamente reagire. I tuoi alunni ti hanno visto con tagli e lividi almeno tre volte; ci mancherebbe soltanto che vadano dal rettore per farti licenziare. Ti considerano un tipo violento, lo capisci?>>
Robert mi accarezzò la guancia, arrivando fino a tastare il livido con due dita. <<Non posso permettere che la sua azione rimanga impunita. Deve pagare per averti messo le mani addosso, è inconcepibile!>>
Non esisteva un modo per dissuaderlo.
<<Lascialo perdere. Non voleva farlo realmente, era solo preso dalla rabbia.>>
Perché lo stavo difendendo? In realtà difendevo Robert, perché se lui e James fossero arrivati a picchiarsi nuovamente, il mio amato professore avrebbe passato i guai con il rettore e non potevo accettarlo.
<<Cristo Santo, ho una voglia di svitargli la testa dal collo che non hai idea.>> serrò la mascella, trattenendo la rabbia. <<Potrei seriamente ammazzarlo.>>
Gli lasciai un bacio a fior di labbra, affondando poi la testa sul suo petto. <<Apprezzo che tu voglia vendicarmi, ma lascia che ci pensi la polizia, se proprio vuoi punirlo.>>
Robert annuì, anche se poco convinto.
<<Promettimi che cercherai di cambiare. Non voglio che tu reagisca con la violenza, non risolverai niente.>> sprofondai nei suoi profondi occhi marroni, cercando risposte in quel suo sguardo tormentato.
<<Pensavo che fossi arrabbiata con me.>>
Scossi la testa. <<Mi sono comportata da stupida. Ho capito che non devo obbligarti a dire qualcosa per cui non sei ancora pronto. Io ti aspetterò.>> lo strinsi a me, inalando il suo profumo stupendo.
<<Andiamo a cena da Capote, voglio passare una serata tranquilla insieme a te e sbollentare la rabbia.>>
Annuii felice di poter cenare da sola con lui, anche se l'ultimo passo per purificarmi l'anima era parlare del bacio con il professor Hiddleston, ma avrei accennato all'argomento durante la cena di sta sera.

𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora