Capitolo diciannove

2K 115 40
                                    

<<Me ne sto già pentendo.>> piagnucolai.
<<Non siamo neanche arrivati. Prova a rilassarti, tesoro, e vedrai che andrà tutto bene.>>
Robert stava guidando con una mano, l'altra si trovava posizionata sulla mia coscia mentre cercava di tranquillizzarmi. Purtroppo non avrei potuto baciarlo in pubblico dato che avevo detto a Nick che fosse il mio professore. E io avevo un bisogno disperato di un contatto con lui o le cose sarebbero andate subito male.
Indossavo un abito celeste, gonna larga e lunga fino a metà polpaccio. Aveva una profonda scollatura sia davanti che dietro, e avevo approfittato di questo per indossare la collana della madre di Robert. L'abito aveva perfino le maniche lunghe, lo avevo scelto per via del freddo.
Io e Robert avevamo passato la serata in camera da letto a preparaci. Dopo avergli allacciato il papillon aveva insistito affinché raccogliesse i miei capelli in una treccia morbida, lasciando scoperto il mio collo. Sosteneva che avessi un collo da cigno, forse era vero.
Non appena ci trovammo davanti l'albergo dove si teneva il ricevimento feci un respiro profondo. Robert mi aprì la portiera facendomi scendere dalla macchina, dopodiché mi prese sottobraccio e mi condusse all'interno della struttura. Si trattava di un posto di un certo lusso, con pavimenti splendenti, lampadari luccicanti e una marea di persone che ostentavano la loro superbia. Probabilmente erano tutti avvocati dello studio in cui lavorava Nick.
<<Vuoi qualcosa da bere per calmare i nervi?>> posò una mano sulla mia schiena nuda, facendomi rabbrividire per il contatto bollente.
<<Sì, per favore.>> mormorai.
A quel punto afferrò due flûte di champagne da un cameriere che passava da quelle parti. Mi porse il mio bicchiere e ne bevvi il contenuto come se fossi assetata.
<<Tesoro!>>
Mi voltai di scatto sentendo la voce di mio padre. Mi faceva ribrezzo chiamarlo così. Si presentò a braccia aperte e mi strinse a sé, bloccando ogni mio movimento.
<<Mollami.>> borbottai.
Indossava uno smoking nero, come Robert e tutti gli altri presenti, d'altronde. Gli uomini avevano così poche alternative riguardo a cosa indossare.
Nick mi guardò dritta negli occhi con un sorriso stampato sulle labbra. Quel momento mi aveva ferita. Mi stava guardando come mi aveva guardata poco prima di andarsene e sparire dalla mia vita. Ebbi un nodo alla gola e non dissi nulla, in seguito egli rivolse la sua attenzione al mio professore, stringendogli la mano.
Papà iniziò a rivolgere qualche complimento sulla barba ben curata di Robert, e io iniziai a sprofondare dalla vergogna.
<<Sua madre>> disse Nick rivolgendosi a me. <<studiava letteratura all'università. Devo dirtelo, Dante Alighieri è più complicato della fisica nucleare.>> rise nonostante Robert fosse abbastanza in imbarazzo da quelle parole.
<<Aspettate qui, voglio presentarvi delle persone.>> si congedò, lasciando me e il mio compagno a scambiarci occhiate perplesse.
<<Direi che tuo padre ha appena conosciuto il suo presunto genero senza effettivamente saperlo.>> scherzò.
<<Quanto sei spiritoso, professore.>> alzai gli occhi al cielo.
Nick si era anche permesso di domandarmi se avessi cominciato l'università sotto le pressioni di mia madre. Sì, non lo negavo. Ma il mio amato professore era riuscito a farmi amare la letteratura e gliene ero profondamente grata.
Mio padre si ripresentò accompagnato da due donne. Una poteva avere pressapoco la mia età, l'altra doveva essere sua madre e la nuova fidanzata di Nick.
<<Vorrei presentarvi le due donne della mia vita.>> rabbrividii. Erano anche le uniche? <<Elizabeth, mia moglie.>> una donna alta e dai capelli ramati mi strinse la mano un po' titubante.
<<E lei è Megan, nostra figlia. Avete la stessa età.>> spiegò.
La ragazza mi rivolse un sorriso sincero, totalmente diverso da quello di sua madre. <<Ciao.>> mi fece un cenno di saluto con la mano.
Non era la figlia di Nick. Come poteva avere la mia stessa età se, quando era andato via, avevo sei anni? Probabilmente era una figlia acquisita, altrimenti mio padre si era rifatto una vita ancor prima di mollare mia madre. La cosa più sconvolgente era che Nick fosse così squallido da risposare una donna non molto diversa da mia madre, sia nell'aspetto fisico che nel carattere.
Sì, mia madre era una stronza. Ma la amavo.
<<Lascio voi signore a conoscervi meglio mentre mi porto via il tuo professore per un drink.>> ammiccò trascinando Robert all'angolo bar.
<<Sei la figlia di Nick, dico bene?>> domandò Elizabeth.
<<Sì, esatto.>> mi sentivo a disagio.
<<Non gli somigli, sai?>>
Per fortuna, aggiungerei. Avevo preso da lui solamente il colore degli occhi e dei capelli. Quando era più giovane, avevo visto dall'album delle foto che avevo a casa, portava dei folti capelli biondi. Poi, con il tempo, si erano andati scurendo, in più ne aveva persi un po'.
Elizabeth teneva tra le mani un bicchiere di vino bianco. Indossava un abito lungo che fasciava il suo corpo scarno. Probabilmente era più giovane di mia madre. Mi fissava da capo a piedi mentre la figlia di sentiva a disagio almeno quanto me. <<Allora... frequenti l'università?>> domandò Megan con fare gentile.
<<Sì, studio letteratura italiana e inglese. Sono venuta con il mio professore.>> spiegai.
Ero letteralmente "venuta" con il mio professore. Parecchie volte a dir il vero.
<<E tu cosa studi?>>
<<Studio giurisprudenza.>> sorrise debolente. Dopodiché la madre s'intromise. <<Nick vuole lasciarle il suo studio legale una volta laureata.>> sembrava così fiera delle sue parole, di sicuro sapeva che mi avrebbero ferita.
Non riuscivo a credere che mio padre lasciasse in eredità, ad una ragazza che neanche era sua figlia, il suo studio legale. Aveva perso totalmente il cervello.
<<Oh, sono davvero felice per te, Megan.>> sforzai un sorriso, cercando di essere più naturale possibile.
Ma la verità è che mi sentivo morire dentro.
<<Ascoltami, ragazzina.>> Elizabeth spinse via la figlia, ponendosi di fronte a me con fare minaccioso. <<I tuoi falsi salamelecchi non incantano nessuno. Non so perché Nick ti abbia tirata fuori dopo tutti questi anni ma stai lontana da mia figlia e non provare neanche per un secondo a rubarle l'eredità.>> detto ciò mi versò addosso il vino, allontanatosi da me.
Non riuscivo a credere a ciò che era appena successo. Mio padre aveva seriamente sposato una stronza simile? Il vino andò a macchiare tutta la scollatura del mio abito e mi sentii tremendamente ferita per come ero stata trattata.
Anche se dovevo aspettarmelo.
Corsi in bagno e mi chiusi la porta alle spalle per poi lasciar sfuggire le lacrime al mio controllo. Non meritavo di essere trattata come una buona a nulla, specialmente dalla moglie di mio padre. Lei pensava che il mio intento era quello di "rubare" tutti i soldi che certamente non le spettavano, dato che a lavorare era Nick. Ma a me non interessava minimamente la sua eredità, tantomeno rivedere la sua famiglia disastrosa.
Bagnai un pezzo di carta e lo strofinai sul mio abito cercando di far andare via la macchia, ma non voleva saperne. Iniziai a maledire Robert per avermi convinta a partecipare ad un evento simile. Potevamo benissimo starcene a casa a guardare un film o a fare altre cose molto più interessanti. E lui mi aveva lasciata sola quando gli avevo specificatamente chiesto di non farlo.
Singhiozzai per un po' mentre accartocciavo la carta e la lanciavo contro il muro. Mi appoggiai al ripiano del lavandino e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. Decisi che era arrivato il momento di tornare a casa.
La porta del bagno si aprì rivelando Megan con un'espressione mortificata in viso. <<Mi dispiace per quello che ti ha fatto mia madre. Si sente minacciata da te.>>
La ignorai nonostante la sua fosse stata l'unica voce gentile di tutta la serata.
Mi affiancò guardandosi le scarpe con aria afflitta. <<Non fidarti di Nick. Ti sta usando.>>
<<Che vuol dire?>>
<<L'ho sentito parlare al telefono sta mattina. Diceva di volerti portare qui affinché parlassi bene di lui con tua madre. Ha intenzione di fare un annuncio fra poco, credo che sarà qualcosa di terribile per te, dovresti andare via prima che lui o mia madre ti mettano ancora in ridicolo.>>
Come potevo fidarmi di lei?
<<Perché mi dici questo? Cosa speri di ottenere?>>
<<Nick ha sempre parlato di te, e io non vedevo l'ora di conoscerti perché non ho mai avuto una vera amica, o una sorella. Speravo che potessimo andare d'accordo e... beh, essere sorelle.>> mi sorrise dolcemente e quasi cedetti.
Anch'io volevo una sorella con la quale parlare di tutto. E in quel momento ero talmente vulnerabile che caddi fra le sue braccia e la strinsi a me. <<Possiamo lavorarci.>>
Megan ricambiò l'abbraccio con decisione e scoppiò anche lei in lacrime dalla gioia. Accadde tutto così velocemente, ma ci scambiammo i numeri di telefono e ci demmo appuntamento per la sera successiva per un drink.
Almeno l'avrei conosciuta meglio.
Non avevo mai avuto un punto di riferimento, a parte mia madre. Potevamo essere sorelle, ma non di sangue. Lo volevo, volevo qualcuno che fosse legato a me da una promessa. E in quel momento Megan mi ispirava fiducia.
Mi diedi una bella sistemata davanti allo specchio e decisi di affrontare Nick, sua moglie e tutta quella gente in sala. Uscii dal bagno seguita da Megan e afferrai un flûte di champagne da uno dei vassoi che i camerieri tenevano fra le mani. Salii sul palchetto con disinvoltura e mi misi davanti al microfono. Lanciai uno sguardo a Meg che mi fece cenno di proseguire.
<<Un attimo di attenzione, prego.>> tutti i presenti si voltarono a guardarmi, compresi Robert e Nick. <<Vorrei fare un brindisi a mio padre.>> sollevai il mio bicchiere seguita da tutti e tracannai lo champagne per darmi la forza per quello che stavo per fare.
<<Sapete... vorrei dirvi che non lo conosco bene, ma vi direi una bugia. Lui è un uomo incredibilmente ricco, potente e un padre eccezionale. Talmente tanto che sedici anni fa ha lasciato a me e mia madre un elenco di debiti da pagare, in più non si è nemmeno degnato di pagarmi il mantenimento, nonostante io sia la sua unica figlia. Ma i padri sono così: un giorno ci sono, l'altro invece no. E adesso non lo riconosco affatto. Si veste da avvocato, parla da gentiluomo e non ha toccato un bicchiere per tutta la serata. Io me lo ricordavo un ubriacone che malmenava mia madre e che si scopava la nostra vicina di casa.>>
Tutti i presenti rimasero a bocca aperta dal mio discorso. Iniziarono a guardare Nick di traverso che non emise un fiato per la vergogna.
<<Quindi brindo allo splendido uomo che mio padre certamente non è.>> posai il bicchiere e feci per scendere dal palco, ma indietreggiai per dire un'ultima cosa. <<Oh, sai cosa, papà? Mi scopo il mio professore di letteratura. Proprio così, facciamo del sesso incredibile!>>
Robert si affrettò a raggiungermi e mi sollevò per aria, cercandomi sulla sua spalla. <<Basta così, gente, non c'è niente da vedere.>> mi trascinò in mezzo a tutte quelle persone. <<Appena torniamo a casa giuro che ti sculaccio, Silvia.>> borbottò infastidito.

𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora