Capitolo ventotto

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Robert: quando finisci con Hiddleston vieni nel mio ufficio. Voglio mostrarti una cosa.

La lezione di Tom era quasi finita e mi era sembrato strano cambiare corso per poi tornare da lui. Oltre che ad essere un buon amico, Tom era anche un ottimo professore, non c'era alcun dubbio su questo. Nessuno oltre a lui riusciva a farmi capire Catullo e Cicerone, aveva quel modo di spiegarti le cose in modo che tu le capissi al volo.
Quando la lezione finì mi affrettai ad uscire dalla classe per raggiungere l'ufficio di Downey. Il tutto sotto lo sguardo divertito di Tom, il quale sapeva perfettamente quanto fossi eccitata all'idea di starmene un po' da sola con Robert.
Come d'abitudine, entrai senza bussare e richiusi la porta alle mie spalle. <<Voleva vedermi, professor Downey?>> domandai suadente.
Robert mi rivolse un sorriso compiaciuto, allontanando la sedia dalla scrivania. <<Prego, signorina Evans, si accomodi sulle mie gambe.>>
Avanzai verso di lui e lo accontentai, sistemandomi per bene a cavalcioni. Fece aderire il suo petto con la mia schiena e iniziò a tempestare il mio collo di baci umidi. Mi strinse a sé avvolgendo le mani attorno al mio bacino per sentirmi più vicina a lui. <<Mi sei mancata immensamente.>> appoggiò il mento sulla mia spalla e fece scorrere le mani lungo le mie gambe coperte dai jeans, questo mi provocò mille brividi.
<<Ricordi quella lettera che vi ho fatto leggere di Beethoven?>>
<<Mmh, mmh.>> annuii.
<<Voglio che siamo "eternamente nostri".>> lasciò un bacio sotto il mio orecchio. <<Mi piace quando metti il profumo dietro le orecchie.>> poi un altro ancora, facendomi inarcare di poco la testa. <<E sta sera non andrai da nessuna parte con Hiddleston, ceneremo insieme. Solo io e te.>> ordinò.
<<D'accordo.>> mi dispiaceva dover dare buca a Tom, ma se volevo riparare con Robert dovevo riservargli tutte le mie attenzioni. In più non avrebbe mai accettato un no come risposta, ed era una delle cose che mi faceva impazzire di lui.
<<Conosco un posto molto elegante, si trova a Manhattan.>>
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa girai la testa in modo da poterlo guardare in faccia. <<Rob, di questo dobbiamo parlarne.>> mi morsi il labbro.
<<Parlare di cosa?>>
<<Non ho bisogno di tutto questo per essere felice. Ho passato svariate serate al pub a mangiare alette di pollo piccanti e a giocare a freccette e quelle sono state le serate più belle di sempre.>>
<<Mi stai dicendo che vuoi uscire con lui?>> mi guardò seriamente, serrando la mascella.
<<No, stupido. Ti sto solo dicendo che voglio passare una serata tranquilla, e non ho intenzione di mangiare caviale e carne di narvalo. Ho voglia di un cheeseburger e una diet coke.>> gli lasciai un bacio a fior di labbra, lasciando che mi spostasse i capelli dal viso con delicatezza.
<<Amo il tuo essere così semplice e diretta. Forse è stata la prima cosa che mi ha fatto innamorare di te, oltre alle altre mille.>>
Sorrisi per poi voltarmi completamente verso di lui, muovendo il bacino contro il suo. <<Sono io quella che comanda, qui. Lo sai, vero?>> mormorai accarezzando le sue guance velate dalla barba.
<<E da quando, signorina Evans?>> posò le mani sul mio fondoschiena, attirandomi più vicino a lui.
<<Ogni volta che in camera da letto ti metto sotto e ti cavalco selvaggiamente. Quindi, quasi sempre.>> gli accarezzai il labbro inferiore con il pollice per poi vederlo sorridere e leccarsi sensualmente le labbra.
<<Sono io il dominatore. Se non fosse così, saresti sessualmente insoddisfatta.>>
Non ci pensai neanche su, aveva perfettamente ragione. Gli unici ragazzi con cui ero andata a letto oltre a Robert erano Thomas e James. Entrambi si facevano sottomettere da me e forse era per questo motivo che non rimanevo soddisfatta al cento per cento. Ma con Robert era completamente diverso e lui sapeva toccare i punti giusti per farmi godere. Sopratutto sapeva legarmi polsi e caviglie alla tastiera del letto con le corde delle tende del soggiorno, e questo era eccitante già da sé.
<<Sì, è vero.>> feci unire le nostre labbra in un bacio avido e possessivo, che si trasformo in qualcosa di più forte quando infilai la mano dentro i suoi pantaloni, tastando il suo membro duro come la pietra.
A interrompere quel momento fu il forte bussare alla porta. Subito ci staccammo e iniziai a sudare freddo.
<<Robert, sono John. Posso entrare?>>
Guardai il professore. <<Chi diavolo è John?>> domandai a mezza voce.
<<Il rettore. Nasconditi.>> mi spinse sotto la scrivania e mi rannicchiai in silenzio e con una paura in corpo mai provata. Se il rettore Michaels ci avesse scoperto sarebbe stata la fine. Nessuna università avrebbe più assunto Robert e io non mi sarei potuta laureare quest'anno. I miei voti si sarebbero dichiarati nulli a causa dei presunti favoritismi di Robert e avrei dovuto ripetere tutti gli esami. Ma io ce l'avevo fatta con le mie sole forze, lui non mi aveva aiutata in niente.
Sentii la porta aprirsi e richiudersi, dopodiché dei passi e una voce abbastanza amichevole.
<<Ciao, Robert. Come te la passi?>>
<<Non c'è male, professor Michaels.>>
Probabilmente si erano stretti la mano dato che Robert si era tirato su.
<<Ho bisogno di parlarti di un paio di cose.>>
Sbiancai. Dovevo solamente calmarmi, non c'era niente di male. Io non c'entravo niente.
<<Di che si tratta?>> vidi Robert aggiustarsi la cravatta nervosamente, come faceva di solito.
<<Girano alcune voci...>>
Sentii le gambe tremare a quelle parole.
<<Di che genere?>>
<<Ecco... alcuni tuoi alunni sostengono che tu sia un tipo violento. A me non interessa cosa fai fuori l'università, ma ho sentito che sei andato a lezione conciato come se facessi parte di un Fight Club parecchie volte.>>
<<Di recente ho avuto qualche battibecco con dei tipi che hanno provato ad avvicinarsi alla mia fidanzata. Di questo non devi preoccuparti, ho chiuso con la violenza.>>
Sì, come no.
<<A proposito, vorrei parlare di una tua alunna. Silvia Evans.>>
Avvampai di colpo sentendo il cuore come se volesse uscire fuori dal petto.
<<Sì, parliamone.>>
Robert sembrava molto calmo, anche se dal suo stringere la stoffa sei pantaloni non si direbbe affatto.
<<È la tua studentessa preferita, non è così? Anch'io avevo un'alunna prediletta quando insegnavo, era giovane e brillante. Si chiama Sarah. Ma voglio assicurarmi che non ci siano... come dire, flirt nella tua classe.>>
<<Perché lo pensi?>>
Perché non stavamo mai attenti quando ci chiudevamo nel suo ufficio per baciarci. In più aveva dimostrato parecchie volte di essere arrabbiato con me di fronte all'intera classe, sparandomi delle frecciate che solo un pazzo avrebbe potuto non notare.
<<Perché ho ricevuto una telefonata da parte di un certo James Hide. Sostiene di aver investito nella tua azienda e che la sua ex fidanzata, ovvero la signorina Evans, vada a letto con te.>>
Quel figlio di puttana!
<<Ancora lui? Non farci caso, professore. Si è beccato due denunce da parte della signorina Evans per aggressione fisica e molestie sessuali. È rimasto scottato dalla loro rottura e vuole rovinare anche me per aver fatto calare le sue azioni. È uno psicopatico.>>
Come faceva ad avere sempre la soluzione a tutto? Al suo posto sarei già scoppiata in lacrime, sarei arrossita di rabbia o avrei reagito con la violenza. Ma Robert aveva più autocontrollo di me.
<<Francamente, Robert, sei uno dei professori migliori che ci siano in questa università. I tuoi ragazzi ti adorano e non me ne frega niente se fuori dalla Columbia vai a letto con le tue studentesse, ma ti imploro di non dare nell'occhio quando ti ritrovi all'interno di queste mura. La nostra è un'università seria, facciamo parte di una delle scuole dell'Ivy League e non possiamo permettere che vengano a galla certi scandali. A settembre te ne andrai a Yale e chiuderò un occhio sul fatto che tu e Silvia Evans abbiate una relazione, se è davvero così; ma devi stare più attento.>>
Come diavolo aveva fatto a capirlo? Non passava mai del tempo all'interno dell'università, eppure aveva scoperto tutto. In effetti io e Robert non eravamo poi così bravi a nasconderci, dovevo ammetterlo.
Il rettore Michaels strinse nuovamente la mano di Robert per poi abbandonare l'ufficio, chiudendosi dietro la porta.
Il mio fidanzato si lasciò andare allo schienale della sedia, coprendosi il viso con entrambe le mani.
<<È stato molto comprensivo.>> osservai uscendo dal mio nascondiglio.
<<Già, ma solo perché è sposato da dieci anni con la sua ex alunna. Se fosse stato un altro, mi avrebbe fatto causa e ti avrebbe buttata fuori a calci nel culo.>> mormorò.
<<Quindi... l'alunna di cui parlava adesso è sua moglie?>>
Allora le relazioni professore-alunna non sono tutte destinate a perire come immaginavo.
<<Vedi, tesoro...>> allungò le braccia affinché tornassi a sedermi sopra di lui, e così feci. <<anch'io ti sposerò, un giorno.>> mi accarezzò dolcemente la testa, giocando con i miei capelli.
<<Sì, certo, professor Downey.>> mormorai posando le labbra sulle sue.
Anche se nel mio piccolo speravo sul serio che potesse accadere.

𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora