Capitolo ventidue

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Mi ero innamorata del mio professore e l'avevo appena tradito. Non ero nel pieno delle mie facoltà fisiche o mentali durante quella nottata, ma cosa potevo mai dirgli? Mi sentivo una persona orribile, e questo stava facendo più male a me di quanto potesse farne a lui. Io non avevo mai tradito nessuno, nemmeno per gioco, e in quel momento ero andata a letto con il mio ex ragazzo.
Io amavo Robert. Lo amavo immensamente, era la mia metà perfetta e mi distruggeva il fatto di aver perso il controllo e aver ceduto così facilmente a un altro uomo. Volevo piangere, disperarmi e cambiare paese pur di non incontrare lo sguardo ferito del mio amato professore. Da sobria non avrei mai compiuto un atto così sconsiderato, ma l'universo continuava a ricordarmi che tra un professore e la sua alunna non doveva esserci niente di niente.
Mi svegliai nel letto di James, trovandolo dormiente e a petto nudo. Non volli contemplare i suoi perfetti addominali, piuttosto mi alzai in fretta e furia e raggiunsi immediatamente il suo armadio per indossare una delle sue magliette, dato che la mia canottiera era squarciata a metà. Indossai nuovamente la gonna che portavo la sera prima, raccattai la mia roba e uscii da casa sua in un attimo. Guardai il display del cellulare quasi scarico che segnava le otto e dieci. Ero maledettamente in ritardo.
Chiamai un taxi e gli comunicai l'indirizzo dell'università. Avrei potuto saltare la lezione di Robert e parlargli di ciò che era accaduto all'ora di pranzo. Avrebbe capito.
Sentii il cellulare squillare e risposi senza controllare il mittente. <<Pronto?>>
<<Cazzo, Silvia, si può sapere dove sei?>> la voce bassa di Jordan mi fece trasalire.
<<Dio, lo so, sono in ritardo.>> mi lamentai.
Il taxi si fermò alla dogana dei controlli, pagai l'autista e mostrai il tesserino dell'università al tizio all'ingresso.
<<È meglio che ti sbrighi. Downey è a braccia conserte da venti minuti e ci fissa uno per uno. Non fa altro che controllare l'orologio con aria impaziente, sembra bello incazzato. Penso che ti stia aspettando, datti una mossa!>>
Lui sapeva.
<<Lui sa...>> mormorai attraversando il campus.
<<Che cosa?>>
<<Te lo racconto in classe, sto arrivando.>>
Quando mi ritrovai davanti la porta d'ingresso dell'aula iniziai a tremare. Niente e nessuno poteva salvarsi dalla furia devastante di Robert, e se lui era a conoscenza di ciò che era accaduto la sera prima la nostra storia sarebbe finita lì, niente più compromessi.
Decisi di bussare per poi aprire la porta e ritrovarmi l'intera classe rivolta verso di me, compreso Robert.
<<Finalmente la signorina Evans si è degnata di presentarsi a lezione.>> poi guardò gli altri. <<Ho voluto aspettarla perché oggi dobbiamo affrontare un argomento piuttosto importante e voglio che ci siate tutti.>> si alzò dalla cattedra per poi prendere il gesso e scrivere qualcosa alla lavagna mentre rimanevo sull'uscio impalata. Richiusi la porta alle mie spalle e andai a sedermi vicino alla mia amica.
<<Spiegami che cazzo è successo.>> ordinò a mezza voce.
Prima che potessi parlare il mio sguardo ricadde sulla parola che Downey aveva scritto alla lavagna. "Illusione".
Cosa c'entrava l'illusione?
Si appoggiò al bordo della cattedra con il fondoschiena, incrociando le braccia al petto. Indossava una camicia bianca e, come al solito, le sue maniche erano rimboccate fino si gomiti. Il gilet nero era abbinato ai pantaloni e la cravatta altrettanto nera gli dava un tocco sensuale. Ma come potevo contemplare la sua bellezza se in quel momento ce l'aveva con me? In più mi domandavo come, dopo una nottata a ubriacarsi, fosse così fresco. Io in confronto ero un vero disastro.
<<Sapete cos'è l'illusione? L'attimo in cui la maggior parte dei poeti italiani si convincono del fatto che la donna che amano ricambi il loro sentimento. Non è così. Prendete Dante, ad esempio; amava Beatrice alla follia, le aveva dedicato ogni opera mai scritta dalle sue mani e lei continuava a respingerlo. Illusione significa anche prendere qualcuno per il culo, perdonate la mia cafonaggine, e fargli credere di essere amato.>> sbatté violentemente la mano sulla cattedra e metà della classe si voltò verso di me.
Scivolai sulla mia sedia cercando di sprofondare il più possibile e non attirare l'attenzione su di me. Ero imbarazzata, umiliata. Non aveva diritto di fare una scenata in classe, potevamo benissimo parlarne nel suo ufficio.
<<Quando una donna vi dice di essere pazza d'amore, non vi fidate. I suoi intenti sono altri se avete un bel malloppo conservato in banca. Vi hanno mai illuso? Scrivete qualcosa, voglio che mi raccontiate la vostra esperienza, io vi ho raccontato la mia.>> dopodiché tornò a sedersi sotto gli sguardi pietrificati dell'intera classe.
Sicuramente i miei compagni pensavano che fosse diventato matto, Jordan aveva capito bene ciò che era accaduto, ma voleva sentirselo dire da me.
Lo sguardo amareggiato del professore mi ferì profondamente. Avevo sentito il suo cuore spezzarsi e, di conseguenza, questo fece spezzare anche il mio. Quando vedi la persona che ami soffrire per un tuo errore, non potevi sentirti altrimenti. Lo vidi stropicciarsi leggermente gli occhi e capii che cercava di reprimere le lacrime e questo mi distrusse.
La campanella suonò e mi affrettai a uscire dalla classe per poi scoppiare in lacrime. Mi appoggiai al muro del corridoio e scovolai lentamente al suolo, portando le ginocchia al petto. Nessuno che passasse per il corridoio mi diede attenzioni o cercò di consolarmi, men che meno Robert.
Cosa poteva dirmi se non rimproverarmi o provare disgusto per le mie azioni?
Jordan si fermò davanti a me, si chinò e mi porse un fazzoletto. <<Vado alla lezione della professoressa Hoffman. Sono abbastanza sicura che se non vuoi parlarmi di quello che è successo si tratta di un fatto piuttosto grave.>> mi guardò come ferita e andò per la sua strada.
La mia migliore amica era rimasta delusa dal fatto che non le avessi parlato dell'accaduto della sera prima, in più ripugnavo l'uomo del quale ero innamorata.
Avevo bisogno di una spalla su cui piangere, ma nessuna delle persone più importanti della mia vita poteva confortarmi. Ero sola per la prima volta dopo anni.
<<Che ci fai seduta a terra, si può sapere?>>
Alzai lo sguardo verso il professor Hiddleston. Subito mi porse il suo aiuto tendendomi la mano. Non sapevo a chi altro rivolgermi per un aiuto, la sua era stata la prima voce gentile di tutta la giornata. Afferrai la sua mano e mi tirai su, asciugandomi gli ultimi rimasugli di lacrime.
<<Cosa ti è successo?>> puntò i suoi occhi chiari nei miei, sorridendomi debolmente.
In quel momento avevo rimosso il bacio che ci eravamo scambiati quella sera, non aveva più importanza. Si stava preoccupando per me quando nessuno l'aveva fatto.
<<Ho fatto un gran casino, professore.>> mi coprii il viso con entrambe le mani per nascondermi da lui.
Mi vergognavo tanto.
<<Ti va di parlarne nel mio ufficio?>> chiese gentilmente.
Annuii e lo seguii fino al suo ufficio, in fondo al corridoio. Chiuse la porta alle sue spalle non appena entrammo e mi chiese di accomodarmi sulla sedia, porgendomi un fazzoletto. Si sedette alla cattedra, di fronte a me. <<Qual è questo gran casino che hai fatto, uh?>>
Sospirai. <<Ho tradito il mio ragazzo e... mi fa male guardare i suoi occhi feriti. Non l'ho fatto consciamente, sono stata drogata con del viagra e il mio ex mi ha violentata. Non so come possa credermi, sono stata una stupida.>>
Hiddleston sospirò, grattandosi la nuca. <<Glielo hai già detto?>> domandò.
<<No, ma è riuscito a scoprirlo. Non so come.>>
<<E io che credevo che fossi una santa! Scusami, cerco di sdrammatizzare, ma la verità è che sei completamente diversa da come mi aspettavo che fossi.>> sorrise.
Ero cattiva dentro, ecco la verità.
<<Eppure sembra la vicenda di uno dei romanzi rosa che ho letto.>>
<<Legge romanzi rosa?>> domandai sorpresa.
<<Potrà sembrarti strano, ma mi affascinano.>>
Allora anche gli uomini hanno un pizzico di romanticismo nel cuore. Non credevo che un uomo come Hiddleston potesse leggere romanzi rosa. Lo stavo rivalutando positivamente, mi ispirava fiducia.
<<Ha mai letto "La Canzone di Achille"? Non è un romanzo rosa, ma è una specie di fan story fra Achille e Patroclo.>>
La conversazione si era trasferita dalle mie sventure alla mia libreria personale. Hiddleston faceva questo effetto.
<<Scherzi? È stato commovente, mi ha emozionato la morte di Patroclo, ho quasi pianto.>> rise.
<<Io sono stata a letto per due giorni a piagnucolare.>> ridacchiai.
Dopo esserci scambiati una risata sincera, si inginocchiò davanti a me, guardandomi. <<Speravo che fra di noi potesse funzionare, ma in fin dei conti ti preferisco come amica, sei decisamente più simpatica.>> ammiccò.
<<Grazie... almeno credo.>> mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Farò il tifo per te finché non risolverai il tuo problema. Se il tuo uomo ti ama veramente riuscirà a trovare nel proprio cuore lo spazio per perdonarti.>>
Divenni subito seria e spostai lo sguardo sull'anello che portavo costantemente nell'anulare sinistro.
"Tuo per sempre". Lo sarebbe stato?
<<Ha ragione. Forse devo solo dargli tempo, oppure non sono degna di lui.>> sospirai.
Non ero mai stata degna di ricevere il suo amore. Lui cercava una donna che fosse perfetta, e certamente io non rispecchiavo l'immagine della perfezione. Ero distratta, maldestra, goffa, impacciata e terribilmente disonesta. In più avevo una sfilza di problemi che non avrebbero fatto altro che portargli dei guai.
<<Lo sai, l'amore è forte. Specialmente fra te e Downey.>>
Alzai lo sguardo su di lui, spaventata da ciò che aveva detto.
<<Ma quando mai, professore!>> ridacchiai.
<<Piantala, Silvia, so benissimo che tu e Robert avete una storia. L'ultima volta era solo una teoria, ma adesso ne sono più che sicuro. È stato lui a dirmelo.>> si tirò su, guardandomi con un sorriso beffardo.
Stava bluffando. Robert non avrebbe mai detto di noi a nessuno, e non aveva motivo di parlarne proprio con Hiddleston, lo odiava.
<<Come no. Un professore e la sua alunna, non succederà mai.>> incrociai le braccia al petto per tenergli testa.
<<E va bene, continua a tenermelo nascosto. L'importante è che io sappia come stanno le cose e lui ti ama, non importa se è capitato ciò che è capitato, si risolverà tutto.>> ammiccò.
Fu in quell'istante che capii che era arrivato il momento di tornare nella classe del professor Hiddleston, e che forse era diventato un buon alleato.

𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora