Capitolo ventitré

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Dovevo parlare con Robert nella maniera più assoluta.
Ringraziai il professor Hiddleston per il prezioso consiglio che mi aveva regalato e mi avviai nell'ufficio di Downey con il proposito di mettere le cose a posto. Gli avrei spiegato con tutta la calma del mondo che tra me e James non c'era stato niente di niente, mi aveva solamente drogata con una pasticca di viagra e i miei ormoni erano impazziti. Ma non provavo niente per lui, lo odiavo con tutta me stessa.
Bussai due volte alla porta e non ricevetti risposta, così entrai comunque. Robert si trovava seduto alla scrivania a leggere, ma non alzò neanche lo sguardo su di me.
<<Robert?>>
<<Se non ho risposto al tuo insistente percuotere alla porta ci sarà un motivo, non credi?>> tenne lo sguardo fisso sulle pagine di quel libro, così chiusi la porta alle mie spalle e lo raggiunsi cautamente.
<<Devo parlarti.>> rigirai l'anello nel mio dito nervosamente. <<Si tratta di ieri sera, io...>>
Mi interruppe. <<Oh, so com'è andata. Io c'ero e ho visto tutta la scena.>> chiuse il libro per poi alzarsi dalla sedia e avanzare verso di me con le mani in tasca.
<<E non hai pensato di fare qualcosa? James mi ha letteralmente drogata e stuprata, potevi almeno dargli un pugno sul naso, no?>> alzai il tono della voce.
<<A me era sembrato che avessi l'intera situazione sotto controllo. Dopotutto sei stata tu a dirmi di non usare la violenza su chiunque ti mettesse le mani addosso.>>
Era per caso impazzito?
<<Sei accecato dal dolore, me ne rendo conto, ma non è stato molto maturo da parte tua svergognarmi davanti l'intera classe. I miei compagni hanno capito che parlavi di me.>> incrociai le braccia al petto.
<<Non è maturo? Dimmi, ti sembra maturo il modo in cui tu mi hai preso in giro per tutto questo tempo?>>
Non l'avevo preso in giro. Non avevo avuto il tempo materiale per parlargliene, dato che era accaduto tutto in un secondo.
<<Volevo parlartene con calma, lasciami spiegare.>>
<<Non c'è niente da spiegare, Silvia. Darcy aveva perfettamente ragione: tu non vuoi me, vuoi solamente essere mantenuta.>>
Spalancai la bocca. Ma come osava pensare una cosa simile?
<<Io ti amo! Pensi davvero che voglia i tuoi soldi e fare la mantenuta a vita? Perché diavolo lo pensi?>>
<<Perché hai scopato con il primo che ti è capitato a tiro e non sembrava dispiacertene.>>
A quel punto gli diedi un forte ceffone dritto in faccia, facendogli voltare la testa di lato. Mi morsi l'interno della guancia, le sue accuse erano davvero gravi.
<<Fallo di nuovo. Avanti, spaccami la faccia.>> digrignò i denti, facendomi provare un senso di nausea.
<<Sei più preoccupato del fatto che io ti abbia tradito piuttosto che pensare a come mi sento io. Pensi che glielo avrei lasciato fare se fossi stata sobria? Ti ricordo che James mi aveva schiaffeggiata un po' di tempo fa, perché avrei dovuto andare a letto con lui, eh?>> alzai la voce.
<<Perché tu non mi hai mai amato. Io sì, Silvia, ti amavo. Ma forse ero l'unico a provare amore.>>
Deglutii a fatica. <<Perché parli al passato?>>
Guardò altrove per poi incontrare i miei occhi pieni di lacrime. <<Perché per me non vali più niente. Non più.>>
Sentii il respiro mancare e il cuore frantumarsi in tanti pezzi. Tutte le promesse che ci eravamo fatti erano andate in fumo nel momento in cui avevo permesso che un altro mi mettesse le mani addosso.
<<È tutto quello che hai da dire? Non hai intenzione di lottare per me?>> risposi con voce tremolante.
Mi voltò le spalle, tornando a sedersi. <<Sono stanco di lottare, Silvia, non ne vale la pena. Tornerai sempre da un altro uomo che non sia io, preferisci assaggiare le labbra di altri e provare qualcosa di proibito piuttosto che avere una relazione seria con qualcuno. Perché tu vuoi provare il brivido di essere scoperta con le mani nel sacco, non ti importa di chi potresti ferire. Ma in fondo sei come tuo padre. L'ho capito, sai?>> rise amaramente.
Solo la mamma mi aveva paragonata a mio padre quando ero più piccola, ma perché avevamo lo stesso carattere, non certo perché facevo sesso con una donna diversa al giorno.
<<Non puoi, invece, accogliermi fra le tue braccia e consolarmi per essere stata violentata dal mio ex? Sarebbe più confortante che sentirti dire certe cose.>>
<<Perché, mi sbaglio, forse?>> incrociò le braccia al petto. <<Sei voluta uscire con le tue amiche per fare baldoria e guarda cos'è successo! Non voglio perdonarti, Silvia, ho bisogno del tempo per stare da solo e non ti voglio in mezzo ai piedi. Da quando ti ho conosciuta non faccio altro che disperarmi, sei un castigo!>> urlò.
Rimasi lì impalata ad elaborare le sue parole taglienti. <<Se è questo che pensi di me, si vede che non mi conosci affatto, Downey.>> feci per uscire dal suo ufficio quando la porta si aprì improvvisamente rivelando il professor Hiddleston.
<<Ciao, Silvia.>> poi guardò Robert. <<Hey, Robertino, che ti prende? Ti ho sentito strillare, va tutto bene?>>
Tenni lo sguardo basso e Downey non fiatò. Hiddleston capì che la situazione non era proprio rosea, così cambiò argomento. <<Ho trovato nella mia libreria una delle prime edizioni de "La Canzone di Achille". Vedessi la copertina, è magnifica!>> mi sorrise.
<<Non sono molto in vena al momento, professore.>> mormorai.
Guardò prima me e poi Robert, restando in silenzio. <<Amico, che sta succedendo?>> domandò prestando attenzione al mio professore di letteratura.
<<Non ti impicciare, Tom, sono cose al di là della tua portata.>> voltò la sedia girevole, dandoci le spalle.
Il professore mi guardò. Il suo sguardo esprimeva pietà e compassione, e forse avevo bisogno di un po' di entrambe.
<<So che non è il momento migliore per chiedertelo, ma vorrei invitarti a cena, questa sera. Vorrei discutere con te su alcune cose, fra le quali il tuo libro e altri romanzi che abbiamo letto in comune.>> mi sorrise.
Se non fossi stata tanto a terra avrei accettato volentieri il suo invito, ma Robert mi aveva devastata con le sue parole e fra noi era finita veramente. Non potevo rimpiazzarlo così presto, e forse non l'avrei mai fatto.
<<Mi dispiace, professore, ma non sono nelle condizioni di poter cenare con lei. La farei solamente deprimere.>> mormorai nella speranza che Robert non mi sentisse.
Non volevo la sua pietà, ero arrabbiata con lui ma allo stesso tempo pregavo che quel momento passasse e mi perdonasse.
<<Perché non vieni anche tu, Robert? Sarà un buon modo per mettere da parte i vostri screzi e fare la pace. Dopotutto siete un professore e la sua alunna, niente che non possa essere risolto.>>
Le intenzioni di Hiddleston erano le migliori in assoluto, ma conoscendo Robert non sarebbe stato in vena di uscire.
<<Ti ho già detto di non impicciarti negli affari nostri. Voglio chiedere al rettore di espellere la signorina Evans dal mio corso, non ho più intenzione di parlare con lei, né di vedere la sua faccia.>>
Rabbrividii alle sue parole. Lacrime copiose scivolarono lungo le mie guance e uscii da quell'ufficio dando una spallata involontaria al professor Hiddleston.
Corsi a prendere le chiavi dal mio armadietto e mi precipitai a casa di Robert per portare via tutta la mia roba. Chiesi al tassista di restare per darmi una mano e caricammo tutte le mie cose nel portabagagli. Mi diedi un'occhiata intorno per assicurarmi di non aver scordato niente e feci un ultimo grande passo: mi tolsi l'anello dal dito e lo lasciai sul ripiano della cucina insieme a una lettera:

"Non sarò mai abbastanza perfetta per te, Robert. Era destino che ci incontrassimo e ci amassimo, sebbene per così poco tempo, ma alla fine tu sei tu e io sono io. Non volevo che la nostra storia finisse in questo modo ma avevamo concentrato tutto troppo velocemente. Questo anello mi qualificava come la tua fidanzata ma la scelta di andare a convivere è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. È impossibile sostenere una relazione basata solo sul sesso se poi non c'è dialogo fra di noi. A un certo punto ti saresti stancato di me comunque, le relazioni professore-alunna non durano mai e James e Penny sono l'eccezione, non la regola. Ma non posso basare la nostra storia su una saga di romanzi rosa, oltretutto tu odi le storie d'amore perché non ne hai mai vissuta una. Amore significa perdonare, scendere a compromessi e tu non sei stato pronto a farlo quando ne avevo bisogno. Io mi sono arrangiata quando mi hai detto di essere stato a letto con Darcy, in più l'hai fatto nel pieno delle tue facoltà, a differenza mia. Ma non starò qui a giudicare, se vuoi che esca dalla tua vita, così sarà.
P.S. Vaffanculo, Downey, e tieniti pure i regali che mi hai fatto, non me li merito."

Lasciai la lettera insieme all'anello e portai le ultime cose sul taxi, chiedendo all'autista di riportarmi al dormitorio per scaricare tutta la mia pressione in un pianto liberatorio. Era arrivato il momento di parlarne con Jordan, avevo bisogno di lei più che mai.





Spazio me:
Parliamo di una cosa importante.
Questa storia del doppio capitolo ogni giorno deve finire. Non sono incline a ottemperare alle vostre richieste disperate. Non potete continuare a chiedermelo tutte insieme, dopo un po' diventa stressante. So che avete voglia di leggere il continuo, ma dovrete aspettare come avete sempre fatto e non intendo sentire ragioni.
Il doppio capitolo arriverà quando lo deciderò io.

𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora