Nell'arco di tre mesi ne erano successe di tutti i colori. Io e il mio amato professore stavamo coltivando una relazione che andava a gonfie vele, seppur segreta. Come previsto, non avevamo più incontrato Darcy James, o il professor Hiddleston. Robert aveva fatto appello al suo autocontrollo per non spaccare il muso agli ultimi due, e di questo gliene fui eternamente grata. Mi trovavo alla sua lezione e, se pensavo che dopo sarei dovuta scappare a lezione di latino, mi veniva il voltastomaco. La professoressa Hoffman era molto rigida con gli orari.
<<Avete mai letto John Keats?>> domandò all'intera classe mentre sorridevo internamente per il riferimento alla serata passata in libreria.
Alcuni miei compagni alzarono la mano, dopodiché Robert li interpellò per poi tirare fuori dalla sua borsa una raccolta di poesie di Keats. <<Di recente ho avuto modo di dedicarne una alla mia fidanzata, ma la mia preferita è proprio questa.>>"Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te."<<Mi immedesimo molto in John Keats in questo momento. Lo sapete, quando uno lo sa, lo sa e basta. L'amore arriva quando meno te l'aspetti e io ho avuto la fortuna di trovare una donna che sa esattamente di cosa ho bisogno. Essere innamorati, ragazzi, è la cosa migliore che vi possa capitare. Chiaramente, essendo un professore di letteratura, mi piace essere un inguaribile romantico. E devo dire che i più grandi letterati inglesi mi hanno aiutato a scrivere una marea di poesie per l'amore della mia vita.>>
Ebbi quasi voglia di piangere nel sentire quelle parole. Il mio cuore stava impazzendo di gioia, non riuscivo a contenermi. La classe scoppiò in un applauso generale per le belle parole del nostro professore, dopodiché proseguì la lezione.***
La lezione di latino era appena terminata, avevo fatto una capatina al refettorio per mettere qualcosa sotto i denti e mi ero recata nel parcheggio in attesa di Robert. A quell'orario non c'era anima viva, ed era perfetto perché nessuno avrebbe dovuto vederci.
Mi appoggiai al muro esterno della struttura restando in attesa, e colsi l'occasione per fare mente locale e pensare di non aver dimenticato niente. Era arrivato il momento di andare ad abitare ufficialmente da Robert e la mia roba si trovava già nel portabagagli della sua auto.
<<Silvia.>> sentii una voce che non riconobbi. <<Quanto sei cresciuta, bambina mia.>>
Rabbrividii sentendo quel nomignolo. Mi voltai di scatto ritrovandomi a pochi metri di distanza un uomo che avrei riconosciuto fra mille.
Mio padre.
Indietreggiai il più possibile. <<Non avvicinarti a me.>>
La sua espressione si tramutò in una smorfia di dolore. Non sembrava il vecchio ubriacone di sempre, a dir il vero sembra più che altro un uomo d'affari importante. L'ultima volta che l'avevo visto, ricordavo, aveva una barba incolta, capelli arruffati e aveva almeno cinque kili di troppo; ma, in quel momento, era vestito di tutto di punto, capelli ben pettinati e un fisico che non segnava la sua età.
<<Piccola, ti prego, parliamone.>> allungò la mano verso di me ma cercai di ritrarmi.
Non volevo vederlo, né parlare con lui. <<Se te ne vai adesso farò finta che questo non sia successo.>>
Avevo voglia di piangere, di urlargli contro e vomitargli addosso tutto ciò che pensavo di lui. Ma cercai di contenermi al meglio che potevo.
<<Sono venuto per mettere a posto le cose. Ho parlato con tua madre e...>>
<<Cosa? Mamma ti ha detto di venire qui?>>
Tra me e mia madre forse ero io quella che lo odiava di più. Perché diavolo le era saltato in mente di farlo venire qui?
<<Le ho chiesto dove studiassi. So che sei arrabbiata, hai tutte le ragioni per esserlo, ma voglio rimediare con te.>>
Mi lasciai accarezzare il viso da lui, nonostante provassi ribrezzo per quel contatto. <<Non hai neanche pagato il mantenimento. L'unica cosa che mi lega ancora a te è il tuo cognome, niente di più.>> incrociai le braccia al petto.
Nick, si chiamava così, e anch'io avevo imparato a chiamarlo così anziché "papà", abbassò lo sguardo.
<<Perché rispunti solo adesso? Cosa ti serve da me?>>
<<Mi ero ripromesso di tornare da te non appena sarei diventato un uomo. Ho passato quasi sedici anni della mia vita a lavorare su di me per dimostrarti che sono cambiato sul serio, Silvia. Ti prego, dammi una possibilità, non ti chiedo altro.>>
Deglutii a fatica. Nel mio cuore c'era lo spazio per perdonarlo, ma ero pronta a digerire un'altra delusione se avesse ancora giocato con i miei sentimenti?
<<Ti stanno importunando, signorina Evans?>>
La voce di Robert mi sollevò interiormente, così mi voltai verso di lui per dargli la batosta. <<Professor Downey. No, ecco... voglio presentarle Nick. Mio padre.>> mormorai piuttosto seccata nell'ammettere che fosse mio padre.
Robert rimase pietrificato di fronte a quella rivelazione. Guardò prima me per poi stringere controvoglia la mano di Nick. Dopo tutte le cose che gli avevo raccontato, dubitavo che fosse contento di fare la sua conoscenza.
<<Tanto piacere, professore.>>
<<Il piacere è mio, signor Evans.>>
A quel punto Nick attaccò bottone con lui. <<Stavo invitando Silvia al mio debutto di sta sera. Lo studio legale in cui lavoro ha deciso di celebrarmi facendomi socio, e vorrei che ci fosse anche mia figlia. Perché non viene anche lei?>>
Mi schiaffeggiai la fronte. Poteva essere più patetico di così? Non perdeva mai occasione per pavoneggiarsi con gli altri. E non riuscivo a credere che, dopo il divorzio, se ne fosse andato da sua madre. La nonna l'aveva sempre difeso nonostante fosse un totale idiota, andando contro mia madre che aveva totalmente ragione.
<<Verremo volentieri.>>
Che cazzo, Robert!
Dopo altri salamelecchi mandai via Nick per poi salire in macchina pronta per strigliare Robert come si deve.
<<Come hai potuto dirgli che ci saremmo andati?>>
Si allacciò la cintura per poi accendere la macchina e uscire dal parcheggio. <<Non vuoi farlo?>>
<<Come puoi solo pensare che io abbia voglia di rivederlo dopo tutto quello che mi ha fatto?>>
<<A me hai dato una seconda possibilità. Beh, più di una seconda, in realtà. Ad ogni modo, credo che tu debba sentire le sue ragioni prima di condannarlo. È vero, ti ha abbandonata, e questo è inaccettabile, ma in... sedici anni sarà pur cambiato, no?>>
Come dargli torto! Ma mi rifiutavo di credere che un uomo come Nick potesse cambiare.
<<Perché te lo difendi così tanto?>>
<<Solidarietà maschile, tesoro. In più, hai passato gli anni senza di lui a disprezzarlo e odiarlo. Questo potrebbe essere un nuovo inizio, e magari potrà piacerti questo nuovo Nick.>> mi guardò per un secondo, dopodiché spostò lo sguardo sulla strada.
Probabilmente aveva ragione. Dovevo solo concedergli un'altra possibilità, ma se mi avesse di nuovo spezzato il cuore non sarei stata più tanto gentile con lui.
Arrivammo nell'appartamento di Robert. Aveva lasciato la sua auto nel parcheggio sotterraneo, avevamo preso l'ascensore, come al solito, e ci ritrovammo dentro nel giro di poco. Casa sua era sempre così accogliente, nonostante, a volte, fosse un po' spoglia.
<<Farò portare su la tua roba, intanto voglio darti queste.>> tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. <<Cerca di non perderle, so quanto sei distratta.>>
Ridacchiai mentre prendevo quelle chiavi che appartenevano alla porta d'ingresso, alla cassetta della posta e probabilmente una serviva perfino ed avere accesso al parcheggio interrato.
Seguii Robert fino alla sua camera da letto, dopodiché aprì la cabina armadio mostrandomi la mia metà di scaffali e scarpiere ancora vuota.
<<Apri quel cassetto.>> infilò le mani in tasca mentre mi guardava riflessa nella specchiera.
Feci come mi aveva detto e trovai il cassetto pieno zeppo di lingerie, perizoma e reggiseni in pizzo di ogni colore.
<<E questi cosa sono?>> risi di gusto mentre Robert tirava fuori uno dei tanti perizoma e mostrò quanto effettivamente fosse minuscolo. <<È un piccolo regalo di benvenuto. Avrai modo di provarli tutti.>> ammiccò. <<E ho anche un'altra cosa.>> aprì lo sportello più vicino a lui e tirò fuori una busta di Ralph Lauren.
Avevo già intuito cosa fosse.
<<Rob...>> mi lamentai.
Odiavo che dovesse spendere così tanto per farmi dei regali.
<<So cosa stai per dire e non mi interessa.>> precisò.
Aprii la busta senza fare troppe storie, anche perché con lui non potevo vincere né ora né mai. Come mi aspettavo, mi ritrovai tra le mani quella bellissima gonna con le pieghe che avevo visto l'altro giorno in negozio.
Subito strinsi il mio uomo a me, baciandolo sulle labbra per ringraziarlo. <<Non voglio che tu mi faccia dei regali mai più.>> precisai.
<<Non te lo prometto, tesoro.>> ammiccò.
La cosa che più mi tormentava in quel momento era scegliere un abito adatto ad una serata elegante in albergo.

STAI LEGGENDO
𝑇𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
أدب الهواة[SEQUEL DI "A Silvia"] Non ero pronta ad affrontare l'ultimo anno. Il fatto di aver perso il mio amato professore mi aveva fatto riflettere. In fondo le storie più belle sono quelle destinate a perire, e così era successo con la mia favola d'amore...