Capitolo 7

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

Il mattino seguente mi sembra di non aver chiuso occhio tutto la notte. Non so cosa mi passi esattamente per la testa. Un secondo prima penso a tutti i dettagli del sogno che ho fatto, un sogno in cui ho toccato e tracciato ogni  linea dell'inchiostro nero sopra il torso di un angelo.
Un secondo dopo sono lì che fisso la finestra di camera mia come se ci fosse veramente qualcosa da vedere se non la solita vista che si intravede su un altro edificio simile a quello del mio appartamento.
E poi di nuovo è il sogno a prendere di mira la mia mente. So, senza dubbio, che ciò ho fatto in quel sogno non è altro che la conseguenza della mia psiche. È difficile spegnere la curiosità, cancellare le domande che affollano la testa in una maniera ostile.
Perché? Perché mi ha detto quella frase, così di sua spontanea volontà? Perché a me?

Non mi piace immaginare quell'anima fredda pensare alla sua famiglia, non mi piace attribuirgli valori e virtù diverse dal demone che vedo io. Rovinerebbe le mie certezze, le mie convinzioni a cui mi tengo ancora stretta.

L'odore del caffè insiste ancora, creando una voragine nel mio stomaco. Viktor è ancora in casa mia. Non è sparito in un silenzioso addio e questo mi preoccupa, mi preoccupa le sue vere intenzioni con me...
Per di più, probabilmente avrei dormito ancora se non fosse stato per il profumo del mio elisir vitale che riempie la mia stanza.
L'unica ragione per cui sono rimasta sotto le coperte, che ora non sanno più di me ma di un ricordo in cui il mio corpo è intrappolato fra le braccia di una bestia, è che quella bestia mi ha svegliata nel cuore della notte e mi ha fatta sua una seconda volta. Per la seconda volta il suo tocco è stato delicato sulla mia pelle, avevo quasi l'impressione che quelle dita avessero imparato in poco tempo ogni mio punto più sensibile e ora erano in grado di rendermi schiava per il demone che le muove con tanta sicurezza.

La cosa più strana, è che non sono arrabbiata con lui, sono delusa da me stessa, perché non l'ho fermato, al contrario, al primo tocco improvviso il mio corpo era già pronto a dargli ciò che voleva.

«Per quanto tempo ancora vuoi restare lì, a piangerti addosso, zayka?» chiede la sua voce profonda dal fondo della stanza destando tutti i miei pensieri.

Imbarazzata, mi irrigidisco placando sul nascere un sussulto al basso ventre. Per quanto vorrei girarmi e rivolgergli uno dei miei sguardi più vitrei non lo faccio, consapevole del fatto che se vedessi i suoi occhi penetranti adesso sprofonderei in una fossa. Quei dannatissimi occhi mi hanno vista godere troppe volte e se prima riuscivano a leggermi dentro ora avranno un effetto ancora più violento. «Piangermi addosso? Ti piacerebbe. Questi si chiamano: momenti di riflessione. Sai quelli attimi che ti prendi per pensare prima di fare certe azioni.» rispondo con calma ingannevole.

«Vuoi dire prima di far venire moya jenschina altre tre volte?» chiede usando di nuovo parole che non capisco. «Non mi sembra ne fossi dispiaciuta. Al contrario se non ricordo male le tue parole sono state "Di più, Viktor...di-"»

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora