𝐋𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 è disponibile anche su Amazon, divisa in due volumi [A Magnificent Nightmare e A Vicious Dream]
||«Ce ne pentiremo entrambi di questa scelta.»
«L'unico tuo pentimento sarà quello di esserti negata a me troppo a lu...
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𝚅𝚒𝚔𝚝𝚘𝚛
Quando si tocca il fondo?
Quando la furia non è più furia ma una regola di vita?
Quando il sopprimere l'annidamento di un sentimento straziante è doveroso perché si è del tutto estranei ad esso?
Ho il cuore avvinghiato, i battiti sono come colpi di proiettile nel mio torace e ogni botta mi irrigidisce, raffredda il mio sangue e azzera i miei pensieri.
Ad ogni parola che biascico ho i denti digrignati, stretti al punto da tentare la sorte ogni volta che apro la bocca.
Non è la rabbia a consumare la mia testa e il mio corpo, sono io a consumare lei, sono io a rendere me stesso una mina vagante.
«Mi dispiace, signor Kotov, in questi casi non si può fare nulla.» Un punto bianco continua a parlare in fondo alla stanza dell'ospedale, un dottore sta nei pressi della porta come se tenesse sotto tiro la via d'uscita.
Fa bene, fa bene a starmi lontano.
Il vecchio me si è perso, il vecchio me ha ceduto i fili di una bestia che non è più mia, è una bestia servizievole di un uomo perso nelle tenebre ed è spaventoso il vuoto che c'è lì.
È lì che si trova il fondo, è da lì che viene il desiderio di muovermi e spaccargli il cranio a mani nude solo perché non si può fare nulla.
Non si può fare nulla...
Sollevo gli occhi sul volto della mia zayka. La sua espressione liberata dal tormento in un sonno profondo indotto dai farmaci. Le sue labbra, lievemente separate, hanno ancora i residui di quel pallore, hanno ancora i ricordi del panico vissuto poche ore prima.
Non ho fatto abbastanza.
Non ho fatto abbastanza per lei.
Era incinta.
Astrid era incinta.
È successo di nuovo, pensa quel bastardo dentro di me. La vita, ancora una volta, mi ha messo davanti qualcosa di così fragile e ma l'ha strappato in un attimo. Mi ha strappato qualcosa che non ho mai pensato di volere, non ho mai pensato che mi avrebbe ucciso in un modo così crudele, e poi ha riso di me.
«Da quanto tempo?» sibilo, riducendo a brandelli il suono della mia voce.
«All'incirca quattro settimane, dovremmo fare altri accertamenti una volta che il suo corpo si sarà riposato.» risponde quel figlio di puttana. La sua voce butta benzina sulla furia che mi brucia dentro, una squallida e viscerale sensazione di esplodere da un momento all'altro.
Quattro settimane? È successo quella notte?
No, non è possibile, le avevo procurato tutto. Che cosa è andato storto?