𝐋𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 è disponibile anche su Amazon, divisa in due volumi [A Magnificent Nightmare e A Vicious Dream]
||«Ce ne pentiremo entrambi di questa scelta.»
«L'unico tuo pentimento sarà quello di esserti negata a me troppo a lu...
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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍
Apro gli occhi di scatto, un forte dolore al torace mi sta impedendo di respirare, mi sta costringendo a cercare l'ossigeno ma senza la vera possibilità di coglierlo. Mi sento soffocare, il sangue si congela nelle mie, il mio corpo è rigido e assopito. Mi sento sotto terra, mi sento come se mi stessero sotterrando viva.
Non realizzo nulla di quello che sto facendo. Getto le mie braccia verso la figura al mio fianco, mi aggrappo come se da qualche parte il mio corpo, la mia mente e il mio cuore fossero pienamente consapevoli che è lì che devo cercare riparo, che solo lì la mia vulnerabilità può trovare riparo.
Mi sento accolta da due braccia forti, mi sento stringere contro un corpo robusto e caldo. Sento un suono, un verso quasi asfissiato fare eco attorno a me e poi capisco che quel rumore è la mia voce. Sta dicendo qualcosa, un nome, lo sta sussurrando in un lamento, in una richiesta d'aiuto. «Viktor.», «Viktor.», «Viktor, non mi lasciare, ho paura, sono dietro di me.»
«Sono qui, zayka, sono qui.» mormora quella voce vibrante e profonda. Ha un lieve accento, un tono calmo e rassicurante. Qualcosa di minatorio sfuma quella voce, sa di pericolo e ogni cellula del mio corpo lo avverte anzi, lo sa, tuttavia cerca ancora di più la sua vicinanza in un tormento con sé stesso.
La mia testa lentamente esce da quella nebbia fitta e scura, ponendo davanti ai miei occhi una strana vista da una finestra che non mi è per nulla familiare. Il mio respiro ora è sotto controllo e mi addatto alla luce di una giornata chiaramente grigia. Sento il mio cuore battere ancora troppo forte contro quel corpo duro premuto contro il mio.
Poco a poco allento le mie braccia ancora strette attorno al suo collo e mi allontano.
Capto subito l'esitazione da parte di Viktor a lasciarmi andare, le sue mani scivolano via dal mio corpo lentamente fino a quando non sono abbastanza distante da alzare lo sguardo e guardarlo.
Mi sento spaesata quando mi specchio nel suo sguardo sottile e preoccupato. Quella occhiata mi penetra fino in fondo, fino a quando mi rendo conto di quanto disperatamente la mia coscienza lo abbia cercato pochi attimi fa. Non ho pensato e nessun altro, ho pensato solo a lui anche in mezzo al timore, alla paura, io ho cercato lui.
Deglutisco un nodo amaro alla gola quando ho ancora voglia di sfogare la bruttezza dell'incubo che ho appena fatto, persino peggiore della realtà che ho vissuto. Mi mordo nervosamente il labbro per non crollare.
«Astrid.» mormora Viktor e per qualche ragione sentire il mio nome sulla sua bocca in quel momento mi lascia una delicata sensazione di conforto che non credo di aver mai provato prima. Mi concentro sui suoi occhi, nella follia della loro ombra accogliente. «È tutto passato, sei al sicuro ora. Non ti lascerò mai più, milaya. Mai.» Il tono della sua voce diventa basso con quella scura promessa che mi vincola e io gli credo e non solo. Non gli nego nulla.