Capitolo 49

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

«Oh, tesoro, appena avevano avvistato quel biondino russo in città ci avevano subito informati ed eravamo abbastanza sicuri che non era lì per il Diavolo...era lì per te.» dice mia madre. In sottofondo si sente una trasmissione, un parlare incessante di una voce maschile, forse quella del notiziario che a momenti inghiottirà anche le sue parole eppure quel brusio non mi dispiace, è un suono che sa di casa, qualcosa a cui temo di essere più legata di quanto possa ammettere.

Mentre la ascolto, tengo gli occhi fissi sullo schermo del nuovo portatile che Viktor mi ha dato stamattina, dopo aver consumato la colazione insieme e aver discusso i piani per stasera e il per resto della settimana.

Ha mantenuto la parola, stasera, per cena, mi porterà con lui a Mosca. Ceneremo in un dei ristoranti, a detta sua, più belli della capitale. Mi ha fatta sorridere perché questa uscita ha tutta l'aria di un appuntamento ed è qualcosa che io e Viktor abbiamo sperimentato poco date le circostanze. La cosa a cui forse non riesco a dare una chiara immagine o forse una vaga giustizia è la facilità con cui lui mi ha posto davanti un cellulare, dandomi la possibilità di mettermi in contatto con il mondo esterno.

Mi ha avvisata naturalmente che sono muniti di connessioni sicure e chiamate senza possibilità di essere intercettate, con firewall che proteggono il segnale. Quindi immagino sia stato questo il motivo per cui non era affatto turbato a mettermi tra le mani qualcosa che potrei in qualche modo usare per...scappare o cosa peggiore, informarmi su ciò che accade là fuori...

Bronislav Larionov è il primo nome nella mia cronologia di ricerca, una ricerca che purtroppo mi ha condotta a niente. Le accuse che pesano su di lui, quelle che ho letto sui fogli che mi ha dato Viktor due notti fa, non vengono menzionate da nessuna parte il che mi ha fatta innervosire e non poco.

O forse non è questo soggetto che mi rende tanto inquieta, di mezzo al mio tormento c'è il timore.

Il timore che qualcuno faccia del male a Viktor e che io per l'ennesima volta non fossi in grado di fare qualcosa in merito.

L'impotenza è qualcosa che consuma poco alla volta e non voglio arrivare a strisciare sul fondo di questa vita i miei sensi di colpa.

«Sempre un passo avanti, ma'» la schernisco erroneamente.

«Be'...a dirla tutta tuo padre non è stato molto felice della notizia, quindi è rimasto sempre in attesa di una tua telefonata dicendo, testuali parole, "se non ci chiama entro questo fine settimana andrò io stesso a cercarla".» dice lei imitando in modo goffo la voce profonda di papà.

Ridacchio assieme a lei. «Non c'è niente da ridere, Alexis. passami il telefono.» sento dire a quest'ultimo a al suo tono irritato che mi fa immaginare il suo volto accigliato e quel labbro che ogni tanto gli trema per l'esaurimento. «Ascoltami bene, mostriciattolo, mi basta una telefonata, una soltanto, e vengo a prenderti, mi hai capito?» asserisce con tono grave e insistente.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora