Capitolo 64

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

Tre anni dopo...

«Ecco, fatto!», Dasha balza in piedi, solleva con fierezza un foglio tra le sue piccole mani e mi mostra una casetta disegnata al centro di quest'ultimo. «Questa è la nostra casa.», mi spiega, parlando in inglese con molta scioltezza. Abbassando di poco la sua testolina dai riccioli biondo scuri raccolti in due codine, guarda la sua opera con attenzione e poi indica con un dito quattro figure accanto alla casa. «Questo è papà, questa sei tu, questa sono io, e questo è Anton.» dice con la sua voce flebile e dolce.

Studio quel disegno con stupore. Ogni giorno mi pare che il tempo voli troppo velocemente, ogni giorno permane la sensazione che soltanto ieri ho ascoltato la sua prima parola e oggi, incredula, la osservo vantare di un suo piccolo capolavoro.

«Perché sono così piccolo?» sbotta in russo il mio piccolo ometto, seduto poco lontano da lei davanti al loro tavolo dei giochi. Il broncio e lo sguardo truce, quest'ultimo troppo simile a quello di suo padre, con cui guarda sua sorella mi suscita un sorriso che prontamente cerco di nascondere.

Nessuno direbbe mai che siano gemelli.

Sono due adorabili angioletti...peccato che abbiano preso le fattezze più argute dei loro genitori.

Hanno una somiglianza incredibile con Viktor. Gli occhi chiari e il modo di guardare, soprattutto quando si accigliano, sono troppo simili a lui. Per fortuna, Dasha, sospetto abbia un carattere più simile al mio, anche se è ancora presto per dirlo ma ha un atteggiamento molto più temperato, sebbene si offenda facilmente e sia alquanto testarda.

«Non sei piccolo, guarda bene!» si lamenta la mia piccola, e anche i suoi occhi chiari danno vita a una terribile minaccia.

Anton prende il suo disegno, poco più che simile a quello di Dasha e glielo mostra. «Guarda meglio tu, vedi, io ti ho fatta uguale a me.» le fa notare.

La piccola sbuffa e anziché guardare ciò che le mostra il fratello, guarda altrove. «Non è vero.» dichiara.

«È vero!» insiste Anton.

Sospiro, per quanto io possa nutrire un certo interesse nei loro battibecchi, questa volta mi tocca intervenire. «Dasha, Anton.», loro mi guardano nello stesso istante, piantando due occhioni grandi e chiari su di me. «Miei piccoli mostriciattoli, non fate così, dovete apprezzare sempre il lavoro altrui e soprattutto dovete apprezzarvi avvicenda.» dico a modo di rimprovero, passando gli occhi da uno all'altro.

I loro volti canditi diventano di colpo tristi e abbassano la testa.

È un'impresa non farmi influenzare da quelle espressioni e sentirmi in colpa ma resisto.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora