Capitolo 51

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𝚅𝚒𝚔𝚝𝚘𝚛

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𝚅𝚒𝚔𝚝𝚘𝚛

La mia zayka muove il capo appoggiato contro la mia spalla.

Il suo corpo è inerme, caduto nel sonno poco dopo aver lasciato le vie della città, si abbandona contro di me come se fossi la cosa più sicura a cui affidare i propri sogni.

Sfrega la guancia, schiude le labbra boriose e sospira stringendo di più le dita affusolate attorno al mio palmo.

In un altro sogno sembra voler cercare qualcosa in cui conficcare le sue unghie e restarci aggrappati per sempre e sono contento di essere di nuovo io il mostro che lei cerca.

Un ciuffo di capelli le scende sul viso, la lambisce sulla punta del naso, e sul suo volto sereno appare una smorfia.

Sollevo la mano e gliela sposto, portandola dietro l'orecchio e poi la osservo, osservo tutti quei dettagli che so a memoria, che saprei tracciare ad occhi chiusi eppure, allo stesso tempo, mi appaiono nuovi e di colpo sono segnato di quella tanta e profonda brama che ho di lei, che mi mette in ginocchio.

Non è facile desiderare ancora così tanto qualcosa che si ha già.

Ogni minuto in questa redenzione è una prova in più che non esiste una fine a ciò che si vuole e che nessuno ne è esente dall'avere ciò che occupa la propria mente perennemente.

Il SUV supera il cancello della tenuta e Vanya porta il veicolo diretto al garage.

Ruslan è già lì ad aspettarmi, vuole dirmi qualcosa, glielo leggo in quel espressione dura e in mezzo ai lividi che gli resteranno in faccia per qualche settimana.

Non mi pento, penso all'istante.

L'avevo avvertito di non aprire la bocca di fronte a mia moglie, che fossero state parole insignificanti o meno, avrebbe fatto la stessa fine e lui lo sapeva, ne era più che consapevole e riesco ancora a fiutare quella consapevolezza.

Nemmeno lui si pente.

Siamo fatti così.

Siamo frutto dello stesso inferno.

Sposto gli occhi dal ragazzino al volto di Astrid e sollevo nuovamente la mano. Le lascio una carezza sul lato del volto fermando la mano a metà e poi passo il pollice sullo zigomo morbido lievemente arrossato e rovente.

«Zayka.» mormoro piano, dandole il tempo di sentire bene la mia voce mentre la accarezzo e di svegliarsi ad agio.

Lei apre gli occhi, sventola le ciglia lunghe un paio di volte prima di metter a fuoco il luogo in cui si trova. Con uno sguardo stanco alza la testa e incrocia i miei occhi. «Siamo a casa.» la informo.

Appare spaesata, per un secondo, mi da l'impressione che immagini un altro posto alla parola casa e non prendo alla leggera il pensiero, dentro di me c'è sempre un maledetto putiferio che si ingozza di questi piccoli segni che mi fanno capire quanto mi manca ancora dal raggiungerla veramente.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora