Capitolo 39

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

Sono di nuovo una preda.

In quegli occhi grigi, nelle sue sfumature spente, in quello sguardo felino, io appaio di nuovo con ogni pezzo della mia anima messa a nudo.

Il suo tocco diventa di colpo ripugnante, le sue dita strette attorno ai miei polsi mentre l'ago mi entra nella carne non lacera solo la mia pelle. Quel gesto mi ferisce dentro, mi pugnala nel più profondo...

C'è un silenzio raggelante attorno a me.

Il senso di nausea, la testa martellante, la gola secca, sono sintomi troppo familiari, li metabolizzo ancor prima di mettere in moto la mia mente.

Sento caldo, il mio corpo rabbrividisce all'estraneità del silenzio che accompagna le percosse del mio battito cardiaco. Le boccate d'ossigeno che prendo a bocca aperta aumenta il senso di nausea e apro finalmente gli occhi, stanchi e leggermente irritati dalla luce.

Una luce filiforme e vellutata.

Intravedo subito un cielo al calar della sera, con spruzzate di nubi bluastre. La punta degli alberi che lo sfiorano cela di poco una valle di una collina ripida leggermente imbiancata.

Indotta da uno strano istinto di incredulità, chiudo di nuovo gli occhi.

Fa che non sia davvero successo, fa che sia solo un incubo.

Li riapro, trovando ugualmente quella vista davanti a me.

Mi si spezza il respiro quando realizzo più che mai in che situazione mi trovo. Muovo il corpo sotto le coperte, i miei muscoli sono tutti indolenziti ma ignoro qualsiasi fastidio e mi alzo su col busto portandomi a sedere.

Mi sento subito affaticata, poco lucida mentre passo del tutto disorientata gli occhi sulla stanza in cui mi trovo.

Un ampio specchio occupa una parte parete che fronteggia il grande letto ed è solo in quel attimo in cui mi trovo specchiata in quel riflesso, mi rendo conto di essere nuda e non solo, il mio aspetto è orrendo. Riesco a distinguere quel sentimento di rabbia e umiliazione che mi sta consumando su quel viso bianco e tediato.

Tento in tutti i modi di mantenere la calma, di non scoppiare a piangere o di ridere come una pazza per un attacco di isteria.

Distolgo gli occhi da quella ragazza con cui mi sento di aver preso qualsiasi distanza e afferro la coperta per proteggere il mio corpo.

Scivolo più vicino al bordo del letto, dalla parte accanto alla vetrata piazzata dal soffitto fino al pavimento, da cui quel paesaggio forestiero è ancora fermo lì. Scivolo pigramente con i piedi sul pavimento, toccando un morbido tappetto grigio cemento e sentire nell'immediato la tiepida sensazione sotto quest'ultimi, come se ci fosse qualcosa sotto di esso a riscaldarlo, mi rende di colpo meno turbata.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora