Capitolo 12

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

È ormai mattino presto quando l'agitazione precipita velocemente, inoltrandosi verso angosce inusuali. Preoccupazioni distinte, rivolte verso lo scagnozzo del Diavolo. È difficile in queste situazioni non farsi trascinare dalle cose che sono più grandi di me.

Capire da quale parte di questa me derivi tali sensazioni è come cercare un ago in un pagliaio ora, che non ho ancora nulla fra le mani. Solo una sagoma di Viktor che sparisce dalla mia vista, lasciandomi con l'amaro in bocca e con scenari nella mia mente che peggiorano ogni minuto che passo ad andare avanti e indietro nel mio soggiorno con il cellulare stretto in mano.

Per la prima volta ho messo da parte il mio orgoglio e sbloccato il numero di Viktor, aspettando invano che dopo le ultime parole mi avrebbe per lo meno chiamata per mettermi al corrente di qualcosa che ancora non so. Di qualcosa che forse non è nemmeno importante, forse mi sto facendo trascinare dalle paranoie eppure non riesco a non farlo.

Dopo ore ad aspettare che accada qualcosa, quasi nel momento in cui perdo le staffe, una telefonata improvvisa accende lo schermo del cellulare. Speranzosa scruto veloce chi è per poi spegnermi quando leggo il nome di Jen. Stringo il telefono in mano ancora ronzante e faccio un paio di respiri profondi prima di rispondere. «Pronto.»

«Ciao...Va tutto bene?» mi domanda e mi sento persa per alcuni secondi...

«Certo, perché?» le chiedo confusa più che mai.

Devo aspettare qualche secondo per avere una risposta. «Sai...non sei qui oggi quindi...ho pensato stessi male.»

Con la mente che fa salti da gigante per orientarsi e collegare le sue parole, do un'occhiata veloce all'ora.

Sono ormai le undici passate.

Sospiro sentendomi una completa stupida per aver trascurato totalmente il tempo. Dovevo essere al lavoro più di due ore fa e invece sono stata qui a riempirmi di nient'altro che beffe del mio cervello.

«Astrid, ci sei?» chiede Jen.

Muovo la testa in senso negativo consapevole che lei non mi possa vedere e contengo un urlo stressante sul nascere. «Avevo una faccenda importante da fare. Sarò lì fra una mezz'oretta.» le faccio sapere e chiudo la telefonata.

Mi devo dare una calmata. Forse non è nulla...

Mi siedo un secondo sul divano, mi strofino gli occhi palesemente stanchi.

Non è nulla...

Mi faccio una doccia veloce, mi vesto e riprendo la mia giornata nonostante il presentimento persista. Perché Eve non ha risposto alle mie chiamate? Che abbia il telefono scarico? Che sia indaffarata?

In un secondo vago con l'idea che forse dovrei smettere di preoccuparmi sempre per lei, di pensare al peggio e lasciare che ogni situazione come questa mi consumi. E poi più ci penso più mi accorgo che è inverosimile che io possa vivere così.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora