𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍
Cerco sempre un modo per separarmi da ciò che mi lacera nel più profondo, da ciò che sembra non avere un suo punto debole in cui colpire.
Eppure vorrei capire quale parte di me tiene ancora aperte le mie ferite, vorrei capire perché mi sento come se una vocina mi tentasse di continuo, come se in cuor mio si stesse ancora svolgendo una battaglia a pieno ritmo o una prova ancora da superare.
Una voce dentro di me è convinta che tutto ciò che accade è inevitabile.
Che la vita sia ingiusta di proposito.
È ingiusta con chi ha bisogno del torto per dare un senso, uno scopo alla propria esistenza, perché soltanto toccando il fondo, assaggiando il proprio dolore, guardando attraverso le crepe della propria anima possano vedere il vero volto della luce.
Una luce che però sarà sempre contemplata dall'ombra e mai dalla parte opposta.
Quindi quale parte di me giace tesa come una corda di violino?
Quella colma di rabbia, mi dico, quella che sente di non aver ancora avuto la vendetta che si merita. E quella rabbia cresce, ogni giorno di più, a volte più silenziosa e a volte più rumorosa e so che il limite è vicino.
Lo so.
Lo so che prima o poi mi sommergerà.
Lo so.
«Ti manca Budapest?» Anya alza la voce per fare quella domanda a mia sorella.
La musica nel locale di Viktor, aperto da meno di due settimane, suona furiosa, con ritmi da far muovere il corpo anche involontariamente.
Yana si sporge, appena appena, sul tavolo in vetro accanto ai divanetti dell'aria riservata per darle una risposta. «Non molto, la vita qui è decisamente più elettrizzante.»
Anya annuisce, si porta il bicchiere da Martini alle labbra rosse che lascia tracce sul bordo del bicchiere, sorseggia pensierosa il drink prima di farle un'altra domanda, qualcosa sulle città che ha visitato o altro.
Mi estraneo da quella conversazione, solo per un attimo, solo per frenare i miei pensieri e quella valanga di emozioni che mi escono da dentro, da una profondità quasi sconosciuta e lo fa all'improvviso e certe volte anche brutalmente.
È passato un mese da quando l'impressione di aver accettato la mia perdita mi ha quasi convinta che avessi già toccato il fondo, ma sono proprio i momenti di spensieratezza come questi a farmi ricadere nella miseria, a farmi capire che sono ancora in combutta.
A farmi strozzare dal buio che sento dentro soltanto pensando che chi mi ha fatto questo è ancora là fuori.
Le risate improvvise delle ragazze mi riportano alla realtà. Alzo gli occhi prima su Yana, sulle sue smorfie continue, e poi su Anya.
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A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//
Literatura Feminina𝐋𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 è disponibile anche su Amazon, divisa in due volumi [A Magnificent Nightmare e A Vicious Dream] ||«Ce ne pentiremo entrambi di questa scelta.» «L'unico tuo pentimento sarà quello di esserti negata a me troppo a lu...