Capitolo 42

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

«Dillo.» ripete di nuovo la sua voce.

È carica di un esigente brama che non arriva con parole chiare nella mia testa offuscata dal veleno della passione. C'è un muro di vetro sovrapposto tra ciò che sento uscire dalle sue labbra e ciò che il mio corpo tenta di estorcere dalle sue grinfie.

Sento il fremito continuo abbandonare le mie labbra, il suo possente braccio, contornato attorno a me, non è mai stato così sicuro.

Il suo tocco non è mai stato così eccitante, eppure rallenta, gradualmente le sue dita mi illudono, mi portano lontano dal piacere che rincorro disperatamente. Le mie mani tremano nella forza con cui stringono il tessuto della sua camicia, tirano e mi sento quasi soffocare in quel tentativo estremo di raggiungere l'orgasmo.

«Viktor-» annaspo in un gemito disperato.

«Astrid.» asserisce il suono rauco e duro della sua voce, distorcendo appena le sillabe con l'accento. «Tu, mi ami?» mi domanda con una nota cinica e va a fondo con le dita, nel mio ventre un groviglio di vertigini mi desta una marea di confusione.

Butto la testa all'indietro, schiudo la bocca e mugolo profondamente. «...» gemono le mie labbra e lui muove le dita, lente, precise, sanno dove toccare, sanno come farmi impazzire poco alla volta, solo lui lo sa. Sento il suo respiro, il suo fiato rovente, intenso e pesante sul mio collo e ho i brividi. «Oh Dio, sì...Viktor...io...»

Il suo braccio lascia di colpo la stretta irremovibile sul mio corpo, risale sulla mia schiena, sul collo e raccoglie, sulla nuca, in un pugno ferreo, i miei capelli. Raddrizza il mio capo, quando sono sul punto di parlare ancora, e a palpebre mezze schiuse, mi sento frastornata, no, di più, mi sento ubriaca da quella lenta e dolce tortura mentre incrocio il suo sguardo oscuro ma torbido come un tipico e tardo pomeriggio invernale, con il crepuscolo che arriva troppo presto e inghiotte tutto al suo passare dentro l'oscurità. Così mi sento anche io, con quel buio che arriva troppo presto e mi sottrae alla luce. «...ti amo, ti amo- amo...» fremo guardando tenace in quella anima grigia.

I miei capelli sono liberi, la mia testa cade sulla sua spalla, il suo braccio mi cinge di nuovo in vita come una fune d'acciaio, mi tiene salda, succede tutto come uno schiocco di dita.

«Khoroshaya devochka, ochen' khoroshaya.» mormora sul mio collo Viktor mentre mi riduce a pezzi tra le sue stesse mani.

Perché quel trionfo nella sua voce?

L'imminente orgasmo mi fa guizzare il cuore in gola, mi rallenta il respiro fino a bloccarlo completamente e poi arriva, arriva e mi sbaraglia come se fosse la prima volta.

Per lunghi secondi rimango in uno stato mentale distrutto e la cosa che mi spaventa di più è che non provo alcun timore ad esserlo, mi fido delle mani che mi sorreggono e mi proteggono in quella condizione così vulnerabile.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora