Capitolo 32

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

Che cosa vuoi tu, Astrid? Vuoi vivere nell'ombra di quella vita? Vuoi svegliarti ogni mattina con il dubbio? Vuoi chiederti costantemente se lo vedrai arrivare a casa la sera o se verrà messo in qualche prigione a vita per tutto ciò che fa?

Il riflesso nello specchio davanti a me sbiadisce, la mia mente si abissa nel ricordo della conversazione avuta con mia sorella più di due mesi fa. La sua voce non sembra la stessa, c'è un picco di sarcasmo e contrarietà che sono sicura lei non mi aveva mostrato, ma che la mia mente si ostina a fami sentire quasi come se interpretasse una parodia dell'accaduto.

Yana non sa nulla, mi ripeto, le sue parole erano frutto della sua arroganza, sputate fuori per pormi dubbi che mi avrebbero fatto cambiare idea.

Allora perché negando quel dubbio, esso rimanga lo stesso?

La sua voce, la sua arroganza, tutto, rimane in quel angolo ben preciso del mio subconscio, un parassita corrode ogni mio pensiero, lo distorce anche nei momenti di serenità.

Il giorno seguente a quella conversazione avevo festeggiato il mio compleanno senza pensarci, avevo passato quella giornata come se il giorno prima non fosse accaduto nulla.

Viktor mi sembrò diverso quel giorno, fu l'uomo che non fa l'assassino di professione, fu l'uomo che il cui sguardo non nasconde una mostruosità, una mente folle, una pelle macchiata di sangue altrui.

Mi diede una versione di lui che io pretesi da lui tempo fa. La versione che pensavo fosse l'unica in grado di entrare nel mio cuore.

Peccato che Viktor per una volta non lesse i miei sentimenti, non vide che io quella sera mandai in fumo un altro frammento di me.

Quella sera fu la prima in cui mi lasciai toccare con la consapevolezza di amarlo, di provare qualcosa che non avrebbe dovuto essere possibile e invece quel sentimento è nato lo stesso, si è plasmato anche in un mare di spine.

Glielo dissi a mente quella notte, glielo gridai con gli occhi, con l'anima, per non farlo per davvero, per non farmi sfuggire quel sussurro oscuro dalle mie labbra.

Glielo confessai tutto in altre parole, parole che resero i suoi occhi profondi, che resero quelle ombre la mia ossessione proibita. «Mi fai sentire viva.» gli dissi sulle labbra mentre lui danzava con il mio corpo, lo marchiava, lasciava la sua indelebile e viscida impronta. «Viva e fragile.» e sotto, sotto supplicavo affinché lui non mi rompesse, affinché il giorno in cui avrei confessato, quei sentimenti non sarebbero stati usati contro di me.

Da quel filo poi quando meno me lo aspettavo le parole di Yana cominciarono a risuonare nella mia testa.

C'è questa, la verità e poi c'è l'illusione del bello.

Solo dopo ho realizzato che il mio cervello stava ancora elaborando ogni parola, che si stava preparando a colpirmi nel momento meno opportuno.

Mi focalizzo di nuovo sul mio riflesso, sollevo le mani e inserisco il secondo orecchino con la perla pendente finemente dal lobo. Un vecchio impulso porta le mie dita sulla fronte con l'intenzione di sistemare la mia frangia, un dettaglio che mi piaceva e che ora non c'è più. Non riesco a spiegarmi bene questo cambiamento che mi sono lasciata scivolare addosso ma che in qualche modo era voluto.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora