𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍
«Non c'è arte là dove non c'è stile.» La voce inconfondibile di mia madre sale sopra il brusio della gente che riveste la galleria e arriva alle mie orecchie.
Mi pesa all'istante il tempo trascorso dall'ultima volta che ebbi modo di sentirla da così vicino e, girandomi, istintivamente combino un sorriso di gioia e commozione.
Ad un passo da me, lei, quella sua chioma rossa definita da delicati boccoli, il suo abito da cocktail color porpora e lo sconfinato sorriso tinto dall'immancabile rossetto amaranto, mi fanno gettare tra le sue braccia.
«Oscar Wilde, dico bene?» mormoro sulla sua spalla respirando il suo inequivocabile profumo di orchidee e oceano.
«Indovinato.» risponde lei.
Qualcuno si schiarisce la voce e io ridacchio, scostandomi da lei. Sollevo i miei occhi in alto, trovo il volto e l'espressione dall'emozione malcelata di papà.
«Figlia.» mormora lui stringendo le labbra in una linea sottile per tentare di nascondere l'imminente pianto.
Lo osservo deliziata dal suo abito elegante. «Papà»
Mi guarda da capo a piedi per un altro breve attimo prima di aprire le braccia, «Sei uno splendore, mostriciattolo.» dichiara avvolgendomi le braccia attorno e alzandomi da terra in un caloroso abbraccio.
Ridacchio al punto da sentire che da un momento all'altro potrei piangere.
Mi pare tutto così surreale. Averli finalmente qui, con me, a Mosca, dopo così tanto tempo.
«Tom.»
Alla voce della mamma, lui mi mette a terra e sogghigna rivolgendole il solito sguardo schietto. «Questa volta avevo tutto il diritto di farlo, Alexis.» sbotta facendole l'occhiolino.
La mamma sospira, scuote la testa seppur, sotto sotto, ho il sospetto che approvi le sue parole.
Mentre i due si scambiano sguardi di intesa e ammonimento, richiamo l'attenzione di uno dei camerieri, che distribuisce calici con dello champagne agli ospiti, e gli faccio cenno di avvicinarsi.
Mi concedo da porre l'ennesima occhiata sul posto in cui mi trovo.
Oggi è il primo giorno dell'apertura della mia galleria d'arte qui a Mosca.
Qualcosa che non avrei mai pensato di fare eppure il fascino che nutro per l'arte non mi ha mai abbandonata. È stato un mio pensiero fisso negli ultimi mesi, è stata la mia àncora a cui ho affidato quelle parti di me che non riuscirò mai a comprendere o peggio ancora a guarire.
È stato un puro caso mettere gli occhi su questo edificio, una vecchia scuola di danza abbandonata agli inizi degli anni duemila, in stile liberty con tanto di finestre attorniate da bordi scolpiti fino a dar vita a ramoscelli, fiori e uccellini.
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A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//
ChickLit𝐋𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 è disponibile anche su Amazon, divisa in due volumi [A Magnificent Nightmare e A Vicious Dream] ||«Ce ne pentiremo entrambi di questa scelta.» «L'unico tuo pentimento sarà quello di esserti negata a me troppo a lu...