Capitolo 10

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

Sono un assassino.
Sai cosa provo quando lo faccio?
Nulla.

La voce di Viktor, tutte quelle frasi e parole che mi ripete, quando esplora il mio corpo come se fosse la corda di un violino da accordare e lui conosce meglio di chiunque come farlo, le sento.

Sono sempre nella mia testa. Mi basta chiudere gli occhi, solo un secondo e la sagoma del suo corpo che erge sopra di me si fa vivida e nuovi dettagli si scandiscono nella mia memoria eppure io di quell'uomo non so assolutamente nulla. Solo dettagli abbastanza orrendi da chiedermi perché o meglio come ho lasciato che tutto ciò mi toccasse.

Pensavo ci fosse un limite, un confine fra la paura e l'attrazione allora perché io non lo trovo? Perché io quel confine l'ho superato, l'ho sfumato in qualcosa di mai provato prima.

Mi sono addormentata fra le lacrime ieri. Ero talmente tormentata dal muro di emozioni che tiene fermo il mio equilibrio, che non ho più capito a cosa potevo veramente aggrapparmi e l'unica persona che era lì a consolarmi era la stessa che mi ha spogliata di tutto ciò che volevo semplicemente lasciare dentro di me.

Mi sbagliavo di grosso quando ho palesemente pensato che sarei stata più furba di lui, che sarei sempre stata un passo avanti a lui in questa partita...

Ho frainteso tutto ciò che accadeva dentro di me. Ho interpretato male ciò che vedevo, ciò che suscitava la presenza di Viktor nella mia vita.

Ho sopravalutato il controllo sulle mie azioni.

Su ciò che il mio corpo è in grado di provare sfiorato dall'ombra di lui.

È questo ciò che sto cominciando a capire o forse lo sapevo fin dall'inizio ma non volevo ammetterlo.

La sagoma di Jen si fa sempre più vicina al bancone della biblioteca. «Astrid.» dice pigramente appoggiandosi con i gomiti sul ripiano in legno.

Clicco velocemente il tasto invio del computer per mandare un'ultima mail e la guardo. «Dimmi tutto.»

Lei sbadiglia e si scioglie la coda di cavallo per lasciare liberi i capelli. «Io e Gwen andiamo a bere qualcosa dopo, vieni con noi?»

Alzo un sopracciglio studiando meglio il suo volto. «Avevi detto che non ti convinceva quella ragazza.» le faccio notare.

Lei si prende un secondo per pensare. «Infatti, è ancora così, ma, è proprio per questo, che l'ho invitata per un drink con la sua bellissima collega e la sua nuova capa.» spiega massaggiandosi i capelli sulla nuca. «Allora vieni?»

Be' non è che abbia altri impegni e pensandoci meglio ho bisogno di una piccola pausa dalle assurdità che mi ronzano attorno. «Va bene, vengo.»

«Perfetto!» esulta la mora e si allontana.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora