Capitolo 2

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

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𝙰𝚜𝚝𝚛𝚒𝚍

La sua voce è ancora più profonda di quanto la ricordassi. Resto lì interdetta con la porta mezza aperta e il resto del corpo nascosto dietro ad essa. Non c'è divertimento sul suo volto, anzi è impassibile mentre sta lì senza la minima idea di avermi colta del tutto alla sprovvista, o forse lo sa, ma è più probabile che è esattamente ciò che voleva fare.

«Che cosa...che cosa vuoi?» chiedo trovando a malapena l'integrità della mia mente ancora sorpresa. Non riesco a farne a meno di analizzarlo da capo a piedi. Non indossa la sua solita divisa nera il che dovrebbe aiutarlo a non dare troppo nell'occhio eppure anche senza quella qualcosa in lui fa venire i brividi. Ha un grosso giaccone addosso con le lunghe gambe fasciate da un paio di jeans scuri e un paio di stivali anche quelli all'apparenza pesanti. Tiene le mani nella tasca del giaccone con le spalle larghe rilassate.

«Ero nei paraggi.» risponde interrompendo la mia silenziosa analisi. «Posso entrare?» chiede senza la benché minima riluttanza. Sono sempre più provata e rimango in silenzio a quella richiesta.

Ok, calmati. Ora prendi un bel respiro e smettila di farti paranoie. Non ti farà niente. È la guardia di Eve...e anche un criminale...ed è anche davanti alla tua porta...

Passo il peso da un piede all'altro dietro la porta. «Io...in realtà stavo per andare a letto.» cerco di evitarlo con una scusa che ha tutta l'aria di essere veritiera...almeno per me.

Lui strizza di poco gli occhi. «Non mi sembri una che va a letto a quest'ora, Astrid

Infastidita da quel suo modo sfacciato di imporsi lo guardo storto. «Non sono nemmeno una che fa entrare gli estranei in casa sua.»

Non credo di aver giocato bene con quella frase. Chiamarlo estraneo non è del tutto corretto.

Lui rimane impassibile il che mi fa capire che questa conversazione finirà in un solo modo: come vuole lui.

«Perché sei una brava ragazza, ma noi non siamo estranei, zayka.» dice come se mi conoscesse da una vita ma non mi lascio provocare dal suo modo sfacciato e non prolungo nemmeno una battaglia persa in partenza. Come se non bastasse, sento un fruscio dietro la porta della mia vicina impicciona che sa sempre tutto di tutti, so già che sta spiando tutto e molto probabilmente domani mattina tutto il condominio saprà della visita di questo affascinante e grosso uomo fuori dalla mia porta.

Frustrata e poco svogliata a portare avanti questa conversazione, apro del tutto la porta incurante di far vedere il mio stato e lo incito ad entrare. Resto vicino allo stipite mentre mi passa accanto mettendo in risalto i non pochi centimetri che ci separano di altezza. Chiudo la porta subito dopo e mi giro verso di lui. Il bastardo mi sta fissando mentre si toglie il giaccone.

«Appoggialo lì.» gli dico nervosamente, indicandogli l'appendiabiti poco lontano. Al contrario di me lui è molto calmo, si muove come se fosse nel posto giusto, come se questa non fosse casa mia ma il suo territorio.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora