Capitolo 41

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𝚅𝚒𝚔𝚝𝚘𝚛

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𝚅𝚒𝚔𝚝𝚘𝚛

Forse tentarle tutte per avere al mio fianco l'unica donna che sia mai riuscita a disarmarmi, è troppo per uno come me. Sono uno tra le peggior specie che l'essere umano stesso abbia mai creato. Un bastardo dalla testa troppo dura per capire che ciò che chiedo non me lo merito.

Ma il problema sta proprio qui, se un umano dalla coscienza pulita non si pone un'etica quando desidera troppo una cosa, quando è perso nell'avidità carnale, perché mai un mostro come me dovrebbe farlo?

Se sono disposto a tutto pur di averla?

La risposta sarà sempre e comunque sì.

Faccio appello a tutto il mio autocontrollo per restare, lì immobile, a inalare l'odore che il suo corpo ha lasciato nell'aria, il profumo della sua pelle calda ricoperto dalla delicata fragranza del bagnoschiuma. È strano sapere ogni particolare di quel corpo gracile che nasconde sotto le coperte di un letto che non abbiamo ancora condiviso...e volerlo lo stesso, con una disperazione velata riscoprirlo ancora e ancora e ancora...

Le mie mani cominciano a sudare, l'ossigeno è sempre più intrinseco di lei.

La risata del mio addestratore mi tormenta di nuovo, mi fa eco tra quei pensieri.

Sorrido nella penombra, consumando tra i denti un sentimento primitivo. Saperla già in trappola, chiusa ancora qui dentro, con me, è una vittoria.

Ho anche tutto ciò che mi serve per voltarmi e arrivare a lei, denudarla, privarla di ogni difensiva, renderla mia pagando ogni prezzo.

La belva, non ha pietà, ciò che è mio, dev'esserlo ad ogni costo.

Eppure mi privo di questa scelta.

Mi trattengo dallo scalfire una preda facile, mi trattengo dal corrodere quella pelle diafana sapendo che lei è già perfetta così com'è, non voglio cambiarla, non più. Voglio che si dia a me, voglio che mi confessi di sua spontanea volontà che è disposta ad entrare dentro questo mondo insieme a me, e io la farò navigare nell'oro, le darò ogni cosa solo per vedere il suo bagliore alla fine di ogni giornata.

Un bagliore che, però, ho visto scomparire in pochi attimi davanti a me. In pochi secondi l'avevo spenta, con le mie stesse mani. Tra tutto il sangue sgocciolato attraverso le mie dita, questo non riesco a concepirlo.

Che io possa essere in grado di provare qualcosa come la pietà e il rimorso, sembra molto improbabile, ma la rabbia in quel preciso istante non sembrava nemmeno avere origine dentro di me. Eppure stava tutto lì, nella mia testa, ho percepito un fastidio che dubito riuscirò a levare da quella strana coscienza che mi tiene ancora in piedi.

La mia zayka non fiata più. Gli attimi evaporano sempre più rapidi, e lei tace.

Per una volta, non so che cosa le mie parole le abbiano suscitato. Ma sono abbastanza sicuro che la mia bambola non mi guarderà più allo stesso modo e qualcosa nella mia folle mente mi eccita all'idea, ma non tanto da adottarla per farne un seguito. Ho eliminato due famiglie, il sangue che porto sulle mie mani, gli scheletri su cui sto costruendo una nuova vita, sono tanti, troppi.

A Magnificent Nightmare //Spin-off di I Saved The Devil//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora