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<< visti gli articoli, le deposizioni e le prove affido la custodia esclusiva di Alice Yatra al padre Sebastian Yatra con effetto immediato. La seduta è conclusa.>> 

Lodo mi stringe la mano sotto il tavolo e sento di stare per crollare.
Il giudice si congeda e noi ci alziamo tutti in piedi.

Ditemi che è solo un brutto sogno, un incubo. Ditemi che Alice resterà con me e non se ne andrà, vi prego.
È come se mi stessero strappando via la mia parte migliore.

Nella prima fase del processo eravamo in netto vantaggio, ma poi è tutto precipitato a poco a poco e per quanto Lodovica ci abbia provato, non è servito.
Sebastian mi ha accusato di aver sequestrato Alice per tutti questi giorni e di avergliela tenuta nascosta. L 'ordinamento giuridico se ne è fregato altamente delle mie prove che attestavano le violenze domestiche.
L'ennesima conferma che il patriarcato ha sempre un punto in più e che nessuno crede ad una povera donna fuggita per evitare i lividi in faccia.
Non mi hanno creduta solo perché la notte che sono fuggita non ho denunciato nulla alla polizia e perché non ho testimoni che confermano la mia accusa.
È terribile, davvero terribile.

Ancora più male ha fatto sentirmi dire che non ho un piano da buona madre visto che non ho un reddito e una casa intestata a mio nome mentre Sebas si.
Lui ha quella catapecchia in quel posto isolato e il posto da barista.
Come se lui fosse il padre esemplare e io...una buona a nulla.

Usciamo dall'aula e Alice è con i nonni, i genitori di Sebastian, nel corridoio.

<< sei contento adesso?>> mi scontro con Sebas.
<< molto. Mia figlia crescerà bene e senza di te che sei un pericolo per lei.>>
<< dimmi che stai scherzando, perché questa mi sembra davvero una barzelletta. Io sarei il pericolo? Non tu che bevi come un forsennato e diventi violento?>>
Mi tremano le mani e sento le lacrime riempire i miei occhi e bloccarmi la gola.

<< ormai è deciso. Alice starà con me. Rassegnati. Salutala perché andiamo via.>>

Mi avvicino alla piccola e la stringo forte tra le mie braccia mentre ho gli occhi della mamma di Sebastian puntati addosso.
Quella donna non mi è mai piaciuta, è sempre stata strana e a tratti maligna.

<< ci vediamo presto bambina mia, capito?>> le do un piccolo bacio sulla fronte per poi vederli andare via mentre Lodovica cerca di darmi sostegno.

Mi sento privata di un pezzo di me, di quello che mi dava la forza per andare avanti.

Ora non vedo l'ora di tornare a casa e sparire sotto le coperte e magare chiamare Jorge e trovare con lui una soluzione. Ho bisogno della sua voce, delle sue carezze, dei suoi occhi capaci di rassicurarmi e di non farmi perdere nei miei meandri oscuri e senza via d'uscita.

Non è potuto essere al processo per motivi di lavoro, ma sono certa che appena possibile verrà da me per offrirmi un po' del suo conforto.

Tornata a casa, ad aspettarmi c'è Alba che forse riesce a capirmi perfettamente vista la sua esperienza passata.
Scoppio in un pianto senza fine.
<< Martina io ti capisco lo sai. Ho sprecato settimane della mia vita a piangere come stai facendo tu ora, ma sai che ti dico, come una sorella, riprendi in mano la tua vita.>>
Il suo tono si fa duro.

<< piangere in questo momento non serve a nulla, devi pensare a sistemare il casino in cui sei ora. Devi trovare un modo per parlare con Sebas e fare le persona mature e capire cosa è meglio per vostra figlia.>>
<< lui non ama Alice quanto me, Alba.>>
<< ma è il padre e vuole poter stare con la sua bambina.>>
<< ma è uno stronzo.>> urlo e batto forte i pugni sul tavolo.
<< così ti voglio Martina, agguerrita.>>

<< troverai un modo. Sei forte Martina, preparerai un piano per il riaffido e ci riuscirai.>> ammiro Alba, la sua determinazione, il suo non perdersi d'animo, la sua voglia di riscatto. Lei si che riesce a darmi la forza che mi serve.

Mi squilla il telefono e vedo il nome di Jorge. Alba legge anche il nome sul display e perciò va via facendomi segno che ci rivediamo dopo.

"Tini!" la sua voce ha un effetto tranquillante.
" Jorge..."
" ho chiamato Lodo, abbiamo una settimana per poter sistemare le cose..." inizia a perdersi in discorsi tecnici che io fatico a comprendere.
" mi manchi."
" non dirmi così...odio il fatto di non poter essere lì con te adesso."
" ti prego, vieni appena puoi."
" si, tu aspettami."

Chiudo la telefonata e siccome non riesco a prendere pace nello stare da sola in quella casa, vado a bussare da Alba e trovo la porta socchiusa.
<< Albita!>> entro.
La casa sembra vuota e non c'è più nulla di tutte le sue cose.
Giro per le varie stanze e nulla.

Corro all'ufficio dove c'è la responsabile del rifugio e chiedo notizie.
<< è andata via. È venuta a prenderla il suo ex...>>
<< come?>>
Possibile che una decisa come Alba abbia fatto questi passi indietro?
<< non è facile rimanere impassibili e ferme quando ci sono dei figli di mezzo. Alba ha lasciato l'appartamento e ha portato via tutto.>>

Quel ventisette di dicembre si dimostra forse tra i giorni più difficili della mia vita.

Ho visto mia figlia andare via nelle braccia del padre.
Ho visto l'unica amica che io abbia mai avuto darmi una grande lezione per poi lasciarmi sola a lottare.

Angolo autrice.
Anche se oggi sono un po' a pezzi, ho cercato di buttare giù qualcosa e distrarmi scrivendo che come sempre si dimostra la migliore delle medicine.
Non so bene se il capitolo mi convince, doppio colpo di scena e ancora devono accadere un po' di cosette ihihihihi.
Spero vi piaccia!❤️

Jortini033 io aspetto ehhh! 😌💘

Portami via. [Jortini]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora