15 novembre 1448
Cavolo se faceva freddo, eccome se lo faceva ma che dico freddo si congelava si trattava di un gelo polare, glaciale, penetrava nelle ossa come un'arma affilata dalla punta capace di squarciare il petto in due parti uguali. Un tipico clima che a differenza di altri era classificato nella tipologia estremo ed era presente nelle zone del circolo polare artico, un freddo mai visto che avvolgeva la città coprendone i monumenti caratteristici e nascondendone la bellezza che celavano all'interno.
Una di queste che attirò la mia attenzione fu l'opera di inestimabile valore artistico, la cupola che si ergeva maestosa dinnanzi la piazza principale e realizzata dal Brunelleschi parecchi anni prima della mia nascita. Risaliva al periodo d'oro di mio padre Cosimo de medici, conoscevo la sua storia grazie ai racconti della mia adorata madre che si cimentava ogni sera a raccontarla sia a me sia a Piero.
Sia approfondendola dai libri in biblioteca che narravano minuziosamente le fasi di costruzione, ne rimanevo ammaliato tanto da leggerlo centinaia addirittura mille volte imparandolo a memoria. Recitavo i passi dell' enciclopedia color marrone scuro con venature durate e la scritta Cosimo de medici al centro, era posta sul secondo scaffale e al primo pomeriggio dopo aver terminato il pranzo mi dedicavo alla lettura. Quasi spesso davanti a Piero inscenavo un breve spettacolo teatrale composto da battute tra me e l'interlocutore immaginario, imitando mio padre e l'artista, i loro stati d'animo e tanto altro ancora; raccolsi quel breve sketch, tuttora conservato nella mia scrivania, in dei fogli rilegati da mani sapienti e rileggendolo ritornano alla memoria la spensieratezza dell'infanzia e quel periodo felice soppiantato dai mille doveri che la banca richiede. Io e Piero piegandoci in due dalle risate per quella che amava considerare ' la vena per la recitazione' ebbene parola d'onore mi cimentavo anche in quest'arte, coinvolgeva sopratutto la servitù e nostra madre infatti, una volta terminate le faccende si dirigevano al salotto per ammirare la recita indetta dal sottoscritto. Ero al centro dell'attenzione seppur avessi un carattere opposto a Piero, consideravo il teatro una forma d'arte che insieme alla danza era sinonimo di libertà, ero me stesso, libero dalla timidezza e introversione che mi caratterizzavano.
Avevo il pubblico seduto di fronte, visibile al mille per mille ma ripetendo quelle battute era come se fossi solo e tutti si dissolvessero in una nuvola di fumo. Ad ogni modo ritornando a mio padre, lo consideravo un modello di vita, un esempio era il grande anzi grandissimo signore di Firenze che con i suoi interventi aveva trasformato la città in un rifugio per artisti di ogni calibro. Collegandomi al tema della cupola mi chiedevo se fossi stato capace di replicare allo stesso modo e prendendolo come esempio; potevo impegnarmi e dare il massimo in egual modo di ora, da un lato esaminando la parte realistica della situazione non era paragonabile il suo ed il mio intervento a favore della città. Vedendo l'altra prospettiva ero fortemente fiducioso di una buona riuscita e se avessi ampliato il mio sapere avrei fatto di Firenze la patria dell'arte in ugual maniera o addirittura superando alla grande il suo operato.
Sogni e aspirazioni si arrovellarono nella mia mente portando sia felicità per quel episodio da cui fuoriusciva una lacrima che solcava il viso, sia le continue paranoie se ne fossi stato efficacemente adatto per ricoprire quel ruolo.
Amministravo la banca fiorentina insieme a Piero, continuando a perseguire i miei ideali e cercando di realizzare come meglio potevo; da quel momento mi imposi disciplina potevo fare molto di più di quando già stavo facendo ora e l'avrei fatto se avessi agito al più presto. Non potevo arrendermi in questo istante, il clima oggi non era dei migliori ma era di scarsa rilevanza al contrario interessante da studiare; quel luogo dall'apparenza fabiesco aveva un nome non era solamente un semplice circolo la sua denominazione era il circolo polare artico, dopo un'attenta analisi giunsi a questa soluzione inespugnabile ma favorita per mezzo tratto dai ricordi che si succedevano nella mia mente; lo avevo immaginato mentre studiavo geografia con il precettore e scoprì i suoi abitanti che passeggivano in quella distesa bianco latte: i pinguini.

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Il bacio della marchesa
ChickLitSaga 'nel nome dei medici' libro primo La marchesa Carolina De Medici giunge con la sua famiglia a Firenze, sono ospiti del signorotto e mecenate della città nonché suo cugino Lorenzo de medici. A seguito di un salvataggio a soli 5 anni ne è innamor...