Prologo

165 21 18
                                    

La tempesta sembrava insormontabile: i tuoni bruciavano gli alberi della foresta come legna in un camino. La pioggia continuava ad abbattersi sulle rocce, sulle strade allagate, sui fiumi già in piena. I fulmini avevano mandato in cortocircuito i cavi ed i cellulari, ancora accesi, vibravano bollenti. Cinque ragazzi si erano recati, qualche ora prima della tormenta, in uno dei boschi dispersi e inesplorati; verso le Alpi. “Moriremo qui” disse il più giovane; scaldandosi come poteva le mani violacee, coperte appena da guanti ormai rotti. “Non dire così, non lo voglio sentire” espresse il mezzano, un diciassettenne con gli occhiali ed i capelli rossi “noi vivremo. Dobbiamo solo trovare un rifugio, per questa notte. Anche se c’è la pandemia, ci ospiteranno. La gente non è senza cuore”.
“E dove lo troviamo un rifugio? Ci siamo persi, in un bosco chissà dove. Non ci sono case né negozi, non c’è niente”. Intanto che i due parlavano; un terzo ragazzo, con i capelli corvini e la pelle color perla stava per lasciarsi andare sulla lunga discesa verde, ormai bagnata e sporca di fango. Un altro, al suo fianco, lo scosse con tutta la forza che aveva “Ehi! Non puoi arrenderti!” Gli urlò “Mattia, devi tirarti su!” Poi si rivolse agli altri “Dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo, non reggerà ancora per molto”.
“Ho una coperta qui” disse il ragazzo dai capelli rossi “l’ ho portata via, per sicurezza”.
“Dammela qua! Mettiamola addosso a Mattia!”. Mentre il giovane stava aprendo lo zaino grigio, per tirare fuori una trapunta leggera, a scacchi bordeaux e marroni; una piccola luce apparve dal nulla. Era una lampada ad olio, tenuta perfettamente chiusa in un recipiente di vetro e sostenuta da qualcuno. In pochi attimi, innanzi ai quattro ragazzi, si fece strada una donna; vestita come agli inizi del novecento; con una lunga gonna nera che toccava il terreno, bagnato e macchiato dalla pioggia. Il suo aspetto era a dir poco agghiacciante: era anziana, con gli occhi scavati e un grosso neo a lato della bocca. Sicuramente, nei suoi anni gai, sarebbe potuta essere anche guardabile; ma chissà quanti anni prima. “Ci mancava una zombie” disse un ragazzo biondo, dopo aver provveduto a coprire l’ amico “se il mio cellulare fosse agibile, le avrei scattato una foto… ti immagini i mi piace su Instagram e su Tik Tok da parte degli horror maniaci? Altro che CreepyPasta!”
“Il cellulare potrai riutilizzarlo una volta che lo avrai ricaricato” proferì lei, con una voce roca ma sicura di sé “se vorrai ricaricarlo, ovviamente. So benissimo di non essere di bell’ aspetto ma, attualmente, sono la sola visione possibile… per tutti voi”.
“Chi è lei?” Domandò, in tono più arrogante che incuriosito. La signora sospirò “Mi chiamo Fiamma”
“Fiamma? Che nome assurdo!”
“Sono una segretaria…”
“Senta, signora; qui siamo tutti bagnati, sporchi ed infreddoliti. Il nostro amico, addirittura, rischia di lasciarci la pelle, se non troviamo immediatamente una sistemazione… almeno per questa notte! Siamo tutti vaccinati contro il nuovo virus, è mai possibile che in questa foresta dimenticata dal cielo non ci sia un albergo?”
“Un albergo non c’è, una scuola sì. O meglio, un collegio; dove dovreste essere voi, anziché qua fuori. Se volete seguirmi, invece che congelare… un posto per voi lo troviamo… e, francamente, delle vostre vaccinazioni non ci importa un bel niente”.
“Noi non ci vogliamo andare in una scuola per figli di papà! Alcuni di noi sono anche maggiorenni, per di più!”
“Come volete” e fece per andarsene “buona serata”. Quando si fu allontanata di alcuni passi, Mattia tossì “È freddo qui” ribadì, con un filo di voce. La sua fronte era bollente e la sua influenza stava per raggiungere i 40. “Non puoi parlare a nome di tutti!” Tuonò il più giovane “E specialmente non puoi parlare a nome di Mattia, non vedi come sta?”. Si tirò su con le ultime forze che aveva e richiamò la donna “Signora! Uno di noi sta male, sta molto male! C’è un’ infermeria in quel collegio che dice?”
“Sì, c’è” rispose lei, fermandosi di colpo. “La prego, ci porti in quella scuola allora! Almeno per questa notte, a tutti e cinque”.
“Sei il più giovane, e pure il più intelligente. Tuttavia, il tuo amico ha ragione: una volta che sarete lì, dovrete frequentare” spiegò, con molta lentezza “Purtroppo c’è una pandemia, come sapete. Non possiamo far entrare e uscire chiunque. È rischioso, visto che nel collegio ci sono anche persone non vaccinate”.
“E nessuno ha beccato niente?” Domandò, dubbioso, il solo ragazzo che era stato zitto fino a quel momento.
“Beccare è un’ azione che fanno gli uccelli. Per quanto riguarda la pandemia, bastiamo a noi stessi… l’ infermeria è bella grande e dottori ne abbiamo”.
“Basta dubbi, ci porti lì, la prego” supplicò il più giovane “frequenteremo”.
“La saggezza ti rende migliore degli altri” li squadrò tutti e cinque “ma basterà? Seguitemi. Ho la Fiat 500 parcheggiata qua vicino. Il ragazzo che sta male può stendersi dietro. Starete un po’ stretti, ma ci dovreste entrare tutti”.

Classe 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora