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"Mutandine a pois rossi...nel mio armadio..." deglutì Stefano, tirando fuori dall' armadio il piccolo indumento di taglia XXS "queste non sono mie".
Shiro lo sorprese alle spalle: "Cosa fai?" Gli domandò, avvolgendo le mani nel suo completo da gatto.
"C' è... una presenza... femminile..."
"Cosa c'è?" Gli occhi da falco dell' altro ragazzo, sebbene allungati e piccoli, attraversarono l' avambraccio e il polso del bullo delle Otto Mura, soffermandosi sull' oggettino bianco e rosso "Sembrano... di un' altra epoca..."
"Sono di un' altra epoca!"
"Capita spesso che troviamo vestiti antichi e costosi, in questa vecchia scuola, ma sono sempre da maschio..."
"E queste non sono mie!" Ripeté Stefano.
"Lasciale lì".
"Ma le ho trovate io!" Squittì "Come molti altri indumenti!"
"Portiamole alla segretaria". E si precipitarono in corridoio, in tutta furia, facendo cadere Michael Zurri che si era appena alzato. "Bastardi!" Piagnucolò quest' ultimo, mettendosi a carponi e sostenendosi al muro "Io vi odio tutti e odio questa scuola! Non vedo l' ora di uscirne!". Quando si rese conto che era solo ormai e che nessuno poteva assistere alle sue grida; si zittì e tornò in camera.

"No! La prego, mi voglio sedere!" Piagnucolava un nuovo arrivato, appoggiato sul tavolo con il dorso, mentre qualcuno si preparava a colpirlo. Stefano e Shiro arretrarono un istante, nel vedere il jeans azzurro abbassato e il carnato chiaro e delicato del giovane; mentre la camicetta, della stessa stoffa, stava rigirata all' insu, sulla sua schiena.
"Che volete?" Domandò una donna massiccia, robusta, tutta vestita in grigio, dietro di lui.
"Signora..." Proferì Shiro, con voce tremante "perché Fiamma non è in segreteria?"
"È in giardino, a piantare le rose. Perché la cercate?"
"Niente di importante". Passando davanti al giovane ricevettero un' occhiataccia, come se fosse stato infastidito che i due avessero fermato il suo castigo.
"Gli farà molto male, vero?" Sospirò il giapponese, uscendo dal grosso portone gotico. Stefano si sentì salire le farfalle allo stomaco "Fanno sempre male, qui" sospirò "sempre".

"Sharpay era una studentessa della vecchia scuola..." raccontò Fiamma, seduta sulla panchina esterna dell' edificio. Al suo fianco c' erano delle foto ingiallite e rovinate ai lati, in bianco e nero.
"Era una ragazzina molto strana: si vestiva da maschio e portava sempre nello zainetto un' inquietante bambola, fatta con dei vecchi stracci.
Un giorno giunse da noi un giovane giardiniere, 14 anni più grande di lei. Sharpay cominciò ad avvicinarsi a lui.
Inizialmente, quest' ultimo la trattò come una bambinetta, poi però cominciò ad aiutarla nello studio, dandole le attenzioni che desiderava. A quei tempi era solito, per noi, avvisare le giovani della bramosia dei ragazzi; ma Sharpay non ci diede mai ascolto". Shiro si sedette al suo fianco, la camicia ricamata che indossava brillò sotto la luce che trafiggeva i rami. Era abituato ad essere l' amico del 'bullo', ma con le signore aveva una galanteria rara "Cosa è successo poi, Fiamma?". Il sole si nascose ad ovest e l' ombra delle foglie sembrò catapultarlo agli inizi dell' Ottocento. "Sharpay..." deglutì "è stata trovata morta in un ruscello qui vicino. Aveva addosso un vestito da marinaretta, che dovemmo farglielo indossare a forza, e non portava biancheria intima. Qualche anno fa le hanno fatto un' autopsia e hanno visto che non era più vergine. Dentro di lei hanno trovato il seme del giovane giardiniere. Negli anni '70 non c' erano le autopsie, come ora, quindi hanno dovuto riaprire il caso. Alla fine, il ragazzo è stato condannato per omicidio. Dicono che si sia suicidato. La camicia del vostro compagno, Mattia, ha su di sé il suo sangue. L' abbiamo consegnata alla polizia". Stefano si fece grigio in volto "Vuol dire... che queste mutandine sono di Sharpay?". Fiamma lanciò un' ultima occhiata alla vecchia biancheria "Sì, temo proprio di sì". Il giovane si rabbuiò ancora "E adesso che mi succederà?". 
 "Nulla. Lascialo a me e tornate a studiare". 
 "Potrebbe rivolerle?" Domandò, spaventato "E prendersela con me?"
 "Chi?"
 "Sharpay!"
 "Stefano, Sharpay è morta nel fiume, non a scuola. Perché mai dovrebbe volercela con te? E poi... non esistono i fantasmi".
 "Qui esistono eccome!"
 "Le cose che dici vanno contro la mia logica, Stefano. Ad ogni modo, anche se il fantasma della mia povera studentessa esistesse, non avrebbe motivo di prendersela con te. Tu le hai solo trovate, dopotutto, non le hai mica messe!". Shiro si lasciò sfuggire una risatina isterica. 
 Tuttavia, non appena il brunettino consegnò le mutandine alla segretaria, dal suo interno cadde un piccolo anello, non molto prezioso ma carino alla vista. "E questo?" 
 "Non preoccuparti" fece Fiamma "restituirò tutto alla sorella di Sharpay, dopo aver verificato però..."
 "Ha anche una sorella?"
 "Sì. Mi lasciò il suo numero di telefono. Credo sia ancora quello. Ora, è meglio che torniate a studiare. Gli esami si avvicinano..."

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