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"Una ragazza?" Chiese di nuovo Nerio, distogliendo gli occhi dal suo libro di vampiri "In questa scuola?"
"Gironzolava persa per la piscina, l' ho portata con me" affermò Onofrio, aprendo un po' di più le tende della zona a giorno della sala studenti. "Non ci credo neanche se lo vedo!"
"Perché Nerio? Magari era proprio venuta per me! Mio padre è importante, sai?"
"Sì, ma tu non sei niente, Onofrio".
"Non preoccuparti, la vedrai a colazione". Delle braccia morbide, ma poco amichevoli, circondarono le spalle del giovane dai capelli rossi "Una ragazza, sul serio?" Chiese, aspra, la voce maschile di un altro studente. "Che vuoi, Stefano?" Lo sfidò il biondino. Il bulletto strappò dalle mani del suo compagno il romanzo. "Vampiri..." lo derise "hai bisogno di qualcuno che ti succhi un po' di sangue?"
"Perché non vai a succhiarti il tuo?" Lo difese, di nuovo, l' amico "Oggi niente crisi?". Stefano l' ignorò e continuò a tormentare Nerio "Perché leggi libri per signorine? Allora è proprio vero che, nel 2022, vanno ancora di moda queste cavolate! Io scommetto che, al di là del manuale di Retorica e quello di Filosofia Naturale, in quel tuo zainetto ci sono solo storielle di zombie o mostri vari. E se, invece, ci fossero i fantasmi qui?" Sollevò un dito e indicò la finestra socchiusa, che rilasciava un lieve vento freddo "Guarda, fantasmi! Qualcuno muove la tenda!" E si mise a ridere come una iena, insieme al suo gruppo di amici. "Ci vai da solo a quel paese o ti ci devo mandare io?" Si alzò in piedi Onofrio. Stefano fece un passo indietro "Ehi! Stai calmo! Stavamo solo parlando!" E uscì dalla sala studenti, seguito dai suoi seguaci. "Se non ci fossi io, saresti già morto, Nerio".
"Mi ha rubato il libro" proferì il rossino, rattristato "era di mia sorella".
"Te lo farò riavere, vedrai".
In realtà, Stefano e compagnia si divertivano, principalmente, a bullizzare i più giovani; ma Nerio era un' eccezione, in quanto il suo abbigliamento dark e il suo modo di fare gentile lo rendevano la preda perfetta. Inoltre, era uno dei più bravi negli studi. Viceversa, Onofrio era misterioso e provocante; benché amasse, come Nerio, lo stile alternative- gothic. La differenza tra i due stava proprio nella marca: mentre il rossino portava anche abiti poco costosi, l' altro indossava solo indumenti firmati. Ciò, in qualche modo, affievoliva il carattere prepotente di Stefano; che, almeno fra gli studenti, si pavoneggiava come se fosse il padrone dell' istituto.
"Senza cioccolatino voi vi mettete sempre nei guai" una voce conosciuta e irriverente oltrepassò l' uscio della sala studenti e raggiunse i due. Gli occhi di Nerio si rallegrarono alla vista del loro compagno di sventure. Gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo "Simon, ma allora ti hanno fatto uscire, finalmente, dall' infermeria!"
"Sì, sono stato perfino in stanza con Stefano nel mio dolorosissimo percorso. Una volta mi sono svegliato e l' ho visto con attorno una dozzina di infermieri, tutti con una siringa in mano. Era peggio di Saw l' Enigmista! Ho girato la testa, sperando che non fossero anche per me. Già le mie guance posteriori ne avevano sofferto, amici. È normale che il brunettino in questione sia così fuori di testa, chissà cosa gli iniettano...un' altra volta miagolava e non sto scherzando".
"Per me è il suo cervello che non funziona" si stirò Onofrio, prima di salutarli e salire in camera a togliersi l' uniforme. Durante il pranzo si sarebbe intrufolato in camera di Stefano per riprendersi il romanzo dell' amico.
Simon e Nerio rimasero soli; finché un giovane dagli occhi a mandorla e una garza sulla fronte attraversò l' uscio ed entrò nella stanza. Era un bel ragazzo, né magrissimo né grasso, tuttavia aveva lo sguardo un tantino alterato. Fissava il luogo innanzi a sé e il colore delle sue pupille era un mix di blu, verde acqua e grigio. Portava un piercing al naso, tre agli orecchi e due orecchini a cerchietto. "E' drogato, secondo te?" si domandò uno dei due amici "Ha occhi da folle. E poi perché non indossa l' uniforme?".
"Ha una valigetta con sé" puntualizzò l' altro "forse lavora qui".
"Questo non è possibile. Solo gli ultra cinquantenni possono lavorare qui e lui non avrà nemmeno 27 anni". Notando che la diade parlava di lui, il giapponese si sedette su una delle tante poltrone e aprì la sua preziosa valigia cremisi "Scusate tanto" disse, in italiano perfetto "non dovete guardare se non volete". Dunque, si tolse la garza, facendo fuoriuscire dal buchino in mezzo alla sua fronte un piccolo fiume di sangue. Prese, poi, dell' alcool e un cerotto pulito. Si disinfettò la ferita come se niente fosse. Infine, coprì il minuzioso operato con i capelli biondo scuro. "È matto da legare" puntualizzò Simon, a voce bassa. "Non farti sentire" gli consigliò Nerio "qui di matti ce ne sono tanti".
"Mi chiamo Shiro" si presentò; snudandosi tutto e indossando, subito dopo, l' uniforme scolastica "e...voi siete?".
"Ehm, noi siamo Simon e Nerio" disse il rossino "ma...ce ne stavamo andando. Continua pure a curare la tua ferita..."
"Ferita?" Fece una risatina isterica e poggiò l' indice destro sulla fronte "Tu pensi che sia una ferita?"
"Beh, la garza, no?"
"È un buco nel cranio. Fatto con il trapano. Sapete chi mi ha bucato la testa?". Deglutirono entrambi e fecero cenno di no con il capo. "Dei teppisti, a Tokyo!"
"Certo...e com' è che sei in Italia?"
"È il 2022, vero?"
"Sì. Gli inizi di marzo".
"Mi ci hanno buttato in questa scuola di élite, capisci? Buttato. I miei genitori dicevano che ero troppo pazzo e mi hanno iscritto qui". Andò in mezzo a loro e batté le mani sulle loro spalle. Il suo alito puzzava di liquore "Noi siamo destinati a grandi cose. E solo i matti sono geni. Tranquilli, ho la 104 per trauma cranico". Colpì i loro sederi e si allontanò dalla sala studenti.
Simon si guardò intorno "Allora è vero. Ci hanno veramente iscritto i nostri parenti, in questa gabbia di matti, ma perché?"
"Più che altro, perché non ce l' hanno detto?" Si chiese Nerio.
"Forse l' hanno deciso su consiglio di qualcuno..."
"Al telefono glielo chiederò".

Classe 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora